Da tempo è stato osservato che esiste una significativa discrepanza tra il valore dei benefici che può assicurare il sistema politico ed i costi da sostenere per ottenere tali benefici. Negli Stati Uniti, nel biennio 2021-2022, il governo federale ha speso circa 6 trilioni di dollari, ed i suoi consumi ed investimenti lordi hanno superato i 4 trilioni. La possibilità di indirizzare le decisioni di spesa di un tale budget giustificherebbe una spesa enorme per influenzare l’esito delle campagne elettorali. Eppure, nello stesso biennio, l’ammontare delle donazioni verso candidati e partiti è stato di soli 14 miliardi, e i contributi di molti donatori facoltosi sono rimasti ben al di sotto dei limiti ammessi dalle leggi federali. Tale apparente inefficienza del mercato politico, per cui le regole di prezzo e competizione sembrano non seguire le logiche dei mercati economici tradizionali, è denominata paradosso di Tullock, dal nome dell’economista che per primo lo ha teorizzato (G. Tullock, “The purchase of politicians”, Western Economic Journal, 1972).
Due ipotesi principali sono state avanzate per spiegare questo paradosso. La prima suggerisce che le donazioni politiche siano simili più ad atti di filantropia che ad un investimento economico, e per questo sono così basse rispetto agli interessi in gioco. La seconda ipotesi è che i donatori non abbiano bisogno di spendere grandi somme perché possono esercitare la loro influenza semplicemente minacciando i propri candidati di sostenere i loro avversari (Cfr. S. Ansolabehere et al. “Why there is so little money in U.S. Politics”, Journal of Economic Perspectives, 2003; L. Bouton et al., “A Theory of Small Campaign Contributions”, The Economic Journal, 2024)
È possibile però avanzare una terza ipotesi: i costi documentati delle campagne elettorali non sono così alti come ci aspetteremmo poiché i contributi dei grandi donatori non sono completamente osservabili, e una parte significativa del loro supporto non è monetario. I donatori, infatti, possono essere determinanti per il successo elettorale dei candidati offrendo risorse non tangibili come connessioni sociali, consigli strategici, e visibilità mediatica, e mettendo personale esperto a disposizione di una campagna elettorale. Dimostrare questa terza ipotesi non è però un compito facile: occorre individuare il ruolo dei personaggi più influenti dell’economia e della politica nel determinare, indipendentemente dalle donazioni, il successo elettorale di un candidato.
A questo dibattito contribuisce un recente articolo (M. Battaglini, V. Leone Sciabolazza, M. Lin, E. Patacchini, “Unobserved Contributions and Political Influence: Evidence from the Death of Top Donors”, NBER Working Paper No. 32649, 2024) che analizza l’influenza politica esercitata dai 1000 maggiori donatori delle campagne elettorali statunitensi per la Camera dei Rappresentanti in otto cicli elettorali, dal 2008 al 2018 (caratteristiche ed ammontare dei contributi elettorali di tali donatori sono mostrati rispettivamente in figura 1 e 2). La sfida principale affrontata da questo articolo è che per comprendere il ruolo dei donatori nell’influenzare una campagna politica, non è sufficiente verificare se in media i politici eletti, rispetto ai non eletti, siano più frequentemente o maggiormente finanziati da un donatore. Questo anzitutto perché una larga parte di ciò che offre un donatore potrebbe essere inosservabile. In secondo luogo, anche se fosse possibile registrare tutto il supporto offerto da un donatore, non si potrebbe stabilire, a priori, se un politico abbia vinto le elezioni proprio grazie a quel sostegno, o se abbia ottenuto tale sostegno perché già aveva alte probabilità di essere eletto. E questo secondo caso si verificherebbe se i donatori scegliessero strategicamente i candidati da appoggiare, così da assicurarsi sempre una relazione col vincitore.
Figura 1: Caratteristiche dei 1000 maggiori donatori di una campagna elettorale
Il grafico mostra la distribuzione quantilica dell’età (pannello a), la distribuzione del genere (pannello b) e dell’etnia (pannello c), e la distribuzione geografica (pannello d) dei 1000 maggiori donatori della campagna elettorale. Fonte: M. Battaglini et al., cit.
Figura 2: Ammontare della spesa totale dei 1000 maggiori donatori di una campagna elettorale
Le barre bianchi (neri) indicano la spesa totale (asse delle y) dei 1000 maggiori donatori di una campagna elettorale (asse delle x) a comitati elettorali (candidati). Fonte: M. Battaglini et al., cit.
Motivato da questa considerazione, e dalla evidenza empirica dell’esistenza di una relazione significativa fra la vittoria di un candidato e il supporto ricevuto da un donatore (si veda figura 3), l’articolo analizza un caso specifico della campagna elettorale: come cambiano i risultati elettorali di un candidato quando il suo donatore muore. La morte di un donatore rappresenta infatti un’interruzione repentina dell’aiuto al candidato che non dipende dalle sue probabilità di vittoria, e permette quindi di osservare come la presenza o la mancanza di un donatore, a prescindere dalle caratteristiche e le possibilità di vittoria del candidato, possa cambiare le sue prospettive elettorali.
Figura 3: Percentuale di voti dei candidati con e senza il supporto di uno dei 1000 maggiori donatori di una campagna elettorale.
Le barre verdi (arancioni) indicano media e standard deviation dei voti (asse delle y) ricevuti dai candidati finanziati (non finanziati) da uno dei 1000 maggiori donatori di campagna elettorale (asse delle x). Fonte: M. Battaglini et al., cit.
Tale analisi è resa possibile da alcune importanti caratteristiche del mercato politico statunitense nel periodo osservato.
Primo, in media, almeno 44 dei 1000 maggiori donatori sono morti durante ogni ciclo elettorale considerato, e in conseguenza di ciò circa il 10% di tutti candidati ad una elezione ha perso almeno un donatore (i dati dettagliati al riguardo sono riportati in figura 4 e si noti che un donatore può finanziare più di un candidato nella stessa competizione elettorale). È dunque molto ampio il campione di politici sul quale basare lo studio.
Figura 4: Percentuale di candidati finanziati da uno dei 1000 maggiori donatori morti durante la campagna elettorale
Le barre arancioni (verdi) indicano la percentuale di candidati (asse delle y) a cui è morto un donatore durante una campagna elettorale (asse delle x) e che hanno corso in almeno una (due) competizioni elettorali. Fonte: M. Battaglini et al., cit.
Secondo, i donatori non prediligono candidati con specifiche caratteristiche (per dettagli si veda figura 5), e la perdita di uno di essi a causa del suo decesso è un evento che colpisce indistintamente i politici, a prescindere da caratteristiche che potrebbero spiegare, ultima facie, il loro successo elettorale (ad es. età, genere, anni di esperienza in politica, l’essere già stati eletti, essere al primo o all’ultimo mandato, essersi dimostrati più o meno allineati con le posizioni del partito).
Terzo, i donatori tendono a scegliere i candidati da finanziare ad inizio elezioni e solitamente restano a loro fedeli per molti cicli elettorali (per maggiori dettagli, si veda figura 6), per cui è difficile per un candidato rimpiazzare un donatore a campagna elettorale iniziata. Ne consegue che è possibile registrare l’impatto della morte di un donatore poiché i politici non possono facilmente mitigarne gli effetti.
Figura 5: Profilo dei candidati finanziati da uno dei 1000 maggiori donatori di una campagna elettorale
Il grafico riporta sull’asse delle x la probabilità media (punto), e relativa standard deviation (barra), che un candidato con una certa caratteristica (asse delle y) sia finanziato da uno dei 1000 maggiori donatori di una campagna elettorale. Fonte: M. Battaglini et al., cit.
Figura 6: Lealtà dei 1000 maggiori donatori di una campagna elettorale verso i candidati
Il grafico riporta la percentuale di coppie candidato-donatore nell’intervallo 2008-2018 (asse delle y) per le quali si osserva un contributo da parte del donatore per una certa percentuale di cicli elettorali (asse delle x). Fonte: M. Battaglini et al., cit.
Osservando la variazione della performance di ogni candidato nelle elezioni precedenti e successive alla morte di un donatore in 8 cicli elettorali, in seggi con votanti dalle caratteristiche economiche e politiche differenti, e con fondi elettorali disponibili di entità variabile, lo studio mostra che la morte di un donatore ha l’effetto, statisticamente significativo, di ridurre le probabilità di successo di un candidato di circa 3 punti percentuali (standard deviation 0.001), che si traduce in una riduzione della quota di voti ottenuti stimata intorno al 2,5%. Per comprendere l’entità di questo effetto, si consideri che in media, in un ciclo elettorale, 18 candidati vincenti perderebbero il proprio seggio a seguito di una tale riduzione di voti. Ciò implicherebbe un cambio di circa il 4% della composizione della Camera dei Rappresentanti, che sarebbe sufficiente a cambiare la maggioranza della Camera nella maggior parte delle elezioni considerate.
Due sono i risultati particolarmente rilevanti di questo studio. Anzitutto, l’effetto della morte di un donatore persiste anche nei cicli elettorali successivi, a dimostrazione che i candidati faticano a rimpiazzare i donatori persi.
Secondo, l’effetto esercitato dai donatori sui candidati non dipende dalle loro donazioni monetarie osservabili. Infatti, i candidati che vedono ridursi i propri contributi elettorali di una somma simile a quella che si perderebbe dopo la morte di un donatore, non soffrono di una diminuzione significativa della propria probabilità di elezione. L’impatto della morte di un donatore sembra piuttosto dipendere dalla sua “prominenza”. Come detto, in media la morte di un donatore diminuisce del 3% le probabilità di vittoria di un candidato. Tale effetto però aumenta o diminuisce a seconda della prominenza del donatore: a parità di riduzione di contributi elettorali ricevuti, le performance elettorali dei candidati che perdono donatori particolarmente noti o influenti (ad esempio quelli inclusi nella lista Forbes 400, o il cui nome è maggiormente cercato su Google) peggiorano di più rispetto a quelle di chi perde donatori meno prominenti. Ciò suggerisce che i donatori esercitano una forma di influenza che va oltre il semplice supporto economico, fornendo contributi intangibili come visibilità e connessioni politiche.
A riprova di ciò, nell’articolo viene analizzato ammontare complessivo di spese sostenute da ogni candidato e da gruppi di interesse per finanziare spot pubblicitari a favore del candidato stesso nel periodo 2012-2018, e si mostra come, dopo la morte di un donatore, i candidati vedono diminuire in maniera statisticamente significativa l’ammontare speso a loro favore dai gruppi di interesse (mentre le spese sostenute dal candidato restano invariate). È importante notare che candidati con caratteristiche simili a quelle dei candidati finanziati da donatori deceduti (ad es. che concorrono in distretti limitrofi, e con simili orientamenti politici) non risentono di una diminuzione nelle spese pubblicitarie a loro favore a seguito della morte di tali donatori. Ciò suggerisce che, nel mercato politico, i donatori tendono sempre a segnalare la loro connessione con specifici candidati.
La domanda finale dello studio è se la morte di un donatore abbia effetti che vanno oltre la competizione elettorale, influenzando anche l’attività legislativa dei politici. Considerando l’universo delle proposte di legge presentate alla Camera dei Rappresentati, e tutte le votazioni occorse durante 8 legislature (2007-2019), risulta che tra i candidati finanziati da un donatore vincenti in due elezioni consecutive, coloro che perdono un donatore durante la competizione elettorale, dopo la loro seconda elezione diminuiscono i temi trattati nelle loro proposte legislative, e votano maggiormente in linea con le posizioni del loro partito. Ciò suggerisce che i donatori hanno la capacità di orientare l’attività legislativa dei politici, e che questi ultimi, una volta perso il proprio donatore, possano concentrarsi su una agenda politica più precisa, occupandosi meno di temi legislativi e più di questioni care a loro od al loro partito.
In conclusione, lo studio mostra che i grandi donatori hanno un impatto significativo tanto sulle prospettive di successo elettorale quanto sul comportamento legislativo dei candidati che finanziano. Il loro contributo non si limita alla donazione di denaro, ma comprende risorse intangibili che possono essere cruciali per il successo politico, e che possono avere effetti persistenti e di lunga durata. Questi risultati non solo contribuiscono a una maggiore comprensione del paradosso di Tullock e delle apparenti inefficienze del mercato politico, ma sollevano nuove questioni sulle modalità corrette di regolamentazione dei rapporti fra politici e donatori, e sul ruolo che questi ultimi esercitano nel sistema politico.