Lo scorso 9 luglio 2024 l’INPS ha reso note le statistiche sui primi sei mesi di attuazione dell’Assegno di Inclusione (AdI) che, come noto, da gennaio 2024 ha sostituito il Reddito/Pensione di Cittadinanza (RdC) come nuova misura nazionale di reddito minimo.
Nel tentativo di fornire alcune prime riflessioni su questi dati – e in generale sul nuovo AdI – viene qui fornito un confronto con le statistiche che specularmente INPS aveva fornito nel 2019 a seguito dei primi sei mesi di attuazione del RdC (marzo-agosto 2019).
I beneficiari, finora. Tra gennaio e giugno 2024 l’AdI ha raggiunto circa 698mila famiglie, per un totale di 1,68 milioni di persone. Numeri rilevanti per il nostro Paese, che però appaiono assai ridimensionati rispetto a quelli che fece registrare il RdC cinque anni fa. Considerato infatti che nel periodo marzo-agosto 2019 il RdC aveva già raggiunto 960mila famiglie e 2,35 milioni di individui, si assiste con l’AdI a un calo dei beneficiari del 27,3% e 28,4% rispettivamente, se valutati con riferimento alle famiglie o agli individui. Il decremento dei nuclei beneficiari aumenta al 34,9% (36,1% se si guarda agli individui) se si guarda ai beneficiari AdI del solo mese di maggio 2024.
Con l’AdI sembra inoltre perpetuarsi quel forte divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno nella distribuzione dei nuclei beneficiari nel territorio nazionale già visto con il RdC e che riflette la nota differenza, profonda e strutturale, che esiste in termini di reddito e opportunità nelle macro-aree del territorio italiano. Soltanto il 31% delle famiglie beneficiarie AdI risiede al Centro-Nord (18% al Nord e 13% al Centro), mentre il 69% risiede nel Sud e le Isole (45% nelle sole Campania e Sicilia). Tale divario si inasprisce ulteriormente quando si guarda agli individui, che risiedono nel Mezzogiorno nel 74% dei casi, per effetto del più elevato numero di componenti dei nuclei beneficiari AdI in questa area del Paese. Rispetto ai primi 6 mesi di attuazione del RdC, i nuclei beneficiari AdI diminuiscono in tutte e tre le ripartizioni geografiche, ma è interessante notare come questo decremento sia stato nel Mezzogiorno (−17%) di entità molto inferiore rispetto al Centro (−38%) e al Nord (−47%). Le regioni dove il calo è stato minore sono state Campania (−7%), Sicilia (−12%) e Calabria (−20%), mentre in Valle d’Aosta (−65%), Friuli-Venezia Giulia (−58%) e Veneto (−53%) si è assistito alle maggiori cadute del numero di beneficiari.
Le caratteristiche dei nuclei beneficiari. Confrontando le caratteristiche dei nuclei beneficiari RdC nel periodo marzo-agosto 2019 con quelle dei nuclei beneficiari AdI al mese di maggio 2024 (625mila famiglie), la Tabella 1 mette in luce ulteriori utili evidenze.
Tabella 1: Nuclei beneficiari per caratteristica del richiedente o del nucleo e per misura
Fonte: Elaborazione dell’autore su statistiche degli Osservatori INPS.
In primo luogo, l’AdI è al momento ricevuto da una percentuale di nuclei con richiedente di cittadinanza italiana maggiore rispetto al RdC. Questo risultato appare inatteso visto l’alleggerimento dei requisiti di residenza che si è registrato a seguito del passaggio dal RdC all’AdI (residenza minima in Italia di almeno 5 anni invece che 10), ma è probabilmente da attribuire al nuovo requisito categoriale dell’AdI che limita il diritto alla misura alle sole famiglie con minori, over60 e persone con disabilità. (per maggiori dettagli e riflessioni su requisiti e caratteristiche delle misure si rimanda ai contributi di Franzini e Raitano e di Aprea, Gallo e Raitano sul Menabò).
In secondo luogo, la Tabella 1 mostra che l’AdI tende a coinvolgere meno nuclei unipersonali o nuclei numerosi rispetto al RdC, mentre sembra essere relativamente maggiore la presenza delle famiglie con 2 o 3 componenti. In linea col nuovo requisito categoriale dell’AdI, si segnala infine una maggiore presenza di nuclei con minori e soprattutto con disabili – l’unica categoria della popolazione a registrare un incremento assoluto del numero dei beneficiari nel passaggio RdC-AdI (+18%).
Gli importi erogati. Il passaggio dal RdC all’AdI ha segnato invece un notevole incremento del beneficio medio erogato mensilmente ai percettori della misura nazionale di reddito minimo. In media, i nuclei beneficiari AdI nel mese di maggio 2024 hanno ricevuto un importo di 617€, ossia un beneficio del 28% superiore rispetto a quello percepito in media dai beneficiari RdC nel periodo marzo-agosto 2019. Dal momento che i criteri di calcolo della prestazione non sono stati modificati in modo molto rilevante dalla riforma, l’aumento del beneficio medio è con ogni probabilità connesso a variazioni nella composizione dei beneficiari; ad esempio, alla perdita dei requisiti di accesso di nuclei composti da single in età da lavoro o, in generale, da nuclei che con il RdC accedevano a prestazioni di importo relativamente ridotto.
Andando al dettaglio delle diverse categorie di nucleo beneficiario, la Figura 1 evidenzia che i nuclei che ricevono gli importi mensili maggiori in media sono quelli numerosi, con minori e con disabili. Questo esito è chiaramente connesso alla nuova scala di equivalenza adottata nell’AdI, la quale tende a favorire soprattutto le famiglie con disabilità al proprio interno (la differenza tra l’importo medio ricevuto dai nuclei senza disabili e quello ricevuto dai nuclei con disabili era sostanzialmente nulla con il RdC). Gli importi medi mensili sono infine più elevati nel Mezzogiorno – dove probabilmente risiedono nuclei beneficiari più numerosi e poveri di reddito – rispetto al Centro-Nord.
Figura 1: Importo medio mensile per caratteristica del richiedente o del nucleo e per misura
Fonte: Elaborazione dell’autore su statistiche degli Osservatori INPS.
La Figura 1 mostra anche che tutte le categorie di nucleo beneficiario hanno registrato un incremento dell’importo medio mensile nel passaggio all’AdI, sebbene non tutte con la stessa entità. A fronte di un incremento medio del beneficio del 28% sul totale dei nuclei beneficiari, le famiglie con 4 componenti e con minori hanno fatto registrare gli incrementi più limitati e pari al 16% e al 19% rispettivamente. I nuclei che hanno tratto maggiori benefici sull’importo medio mensile con l’AdI sono stati quelli con disabili (+38%), quelli con richiedente cittadino extra-UE (+39%) e quelli residenti nel Nord Italia (+39%).
In coerenza con quanto prima segnalato riguardo alle ragioni dell’incremento delle prestazioni medie, da ulteriori analisi sulle statistiche fornite dagli Osservatori INPS, emerge infine che il passaggio dal RdC all’AdI ha comportato un drastico calo delle famiglie beneficiarie soprattutto quelle che percepivano gli importi più bassi: la diminuzione è stata del 76% nel caso di importo mensile fino a 200€ e del 65% per importi mensili compresi tra 200 e 400€. Queste due categorie rappresentano insieme il 18% del totale dei nuclei beneficiari AdI (erano il 39% nel RdC). Nei primi sei mesi di applicazione dell’AdI sono, invece, aumentati molto rispetto ai primi sei mesi di RdC i nuclei che ricevono mensilmente più di 1000€ (+22%) e che rappresentavano nel maggio 2024 il 7,5% del totale dei beneficiari AdI (erano il 4% nel RdC).
Il Supporto per la Formazione e il Lavoro. L’Osservatorio INPS affianca alle statistiche sull’Adl qualche numero anche con riferimento al Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL), ossia una politica attiva per il lavoro per gli individui in difficoltà economica che è stata introdotta congiuntamente all’Adl nel maggio 2023.
Nel periodo gennaio-giugno 2024 hanno ricevuto almeno una mensilità di SFL poco meno di 93mila individui, nel 78% dei casi residenti nel Sud e nelle Isole. Tra gennaio e maggio 2024 la media mensile di percettori è stata però di circa 47mila persone, il che evidenzia una forte transitorietà nel beneficio. Il 57% dei circa 57mila individui beneficiari di SFL nel mese di maggio 2024 è donna, il 93% possiede cittadinanza italiana e il 50% ha almeno 50 anni, mentre gli under 29 rappresentano soltanto il 12% dei beneficiari.
Va tuttavia ricordato che il SFL non rappresenta una forma di reddito minimo, essendo di durata prestabilita (al massimo 1 anno non rinnovabile) e condizionata – oltre che a requisiti reddituali e di ISEE – alla frequenza e alla durata del corso di formazione. Sotto determinate condizioni, possono poi avere accesso al SFL anche alcuni componenti dei nuclei beneficiari di AdI (ovvero, gli individui in età attiva non inclusi nel calcolo della scala di equivalenza). Pertanto, è concettualmente errato sommare i numeri appena richiamati a quelli riferiti all’AdI.
In conclusione, i primi numeri sull’AdI sembrano confermare le preoccupazioni avanzate a seguito della pubblicazione del Decreto Lavoro dello scorso maggio 2023 da numerosi esperti sul tema in merito al ridimensionamento della platea di famiglie in difficoltà economica che avrebbero trovato un supporto dalla nuova misura nazionale di reddito minimo. La riduzione del numero di beneficiari è stata accompagnata da un incremento nell’importo medio mensile, ma quest’ultimo è da attribuire a cambiamenti nella composizione della popolazione beneficiaria piuttosto che a miglioramenti nel livello di generosità della misura. Sembra infatti che l’AdI sia stata ricevuta, per il momento, soprattutto da quelle famiglie che già avevano importi elevati con il RdC, mentre ha escluso in larga parte chi percepiva poco.