Gli italiani di origine straniera nella percezione degli studenti della Sapienza

Eugenio Levi e Rama Dasi Mariani riportano i risultati di un questionario sui problemi dei ragazzi di origine straniera, sulle politiche per superarli e sulla percezione della loro identità diffuso fra gli studenti della Sapienza in occasione del Convegno sul tema organizzato dalla Facoltà di Economia e da “Etica e Economia”. Levi e Mariani illustrano in particolare le molte similitudini e le poche diversità presenti nelle risposte degli studenti di origine italiana e straniera. Tra queste ultime vi è quella sull’identità dei ragazzi di origine straniera, che gli italiani tendono a definire sulla base di una concezione restrittiva di identità nazionale. Gli autori concludono che questa conflittualità latente sull’identità può rappresentare un fallimento nell’integrazione e che bisognerebbe superare la trappola del discorso sull’identità.

Luca è un adolescente romano che vive nella periferia di Colleverde e nella sua quotidianità manifesta una forte ideologia nazista. Luca è romano, ma di adozione. Le sue origini sono in realtà africane, ma dopo un’infanzia vissuta subendo il pregiudizio e la discriminazione, ora cerca la propria identità negando quelle origini.

Così il regista Paolo Negro sintetizza il cortometraggio Ambaradan, presentato all’ultimo Festival del Cinema di Venezia e vincitore della seconda edizione del bando MigrArti 2017. “Ambaradan” perché ciò che si vuole mostrare è la grande confusione che il tema dell’identità porta con sé, e che le attuali politiche d’integrazione di certo non aiutano a risolvere.

Per stimolare una riflessione tra gli studenti della Sapienza, “Etica e Economia” ha organizzato e diffuso un questionario cui hanno partecipato 344 ragazzi iscritti ai corsi triennali delle facoltà di Economia, Giurisprudenza, Scienze Politiche e Lettere.

Il primo dato che emerge dalle risposte al questionario è che la nostra è una società effettivamente multietnica. Infatti, l’89% degli studenti italiani afferma di conoscere ragazzi “di origine straniera” (da adesso in poi, DOS). Meno sorprendente, ma comunque degno di nota, è il fatto che il 100% degli studenti DOS conosca almeno un altro ragazzo con la stessa origine (fig. 1).

Si noti che per condurre un’analisi più accurata il campione degli studenti della Sapienza è stato diviso tra studenti di origine italiana e DOS, includendo tra questi ultimi tutti coloro che hanno dichiarato di avere almeno un genitore nato all’estero.

 Fig. 1: Risposte alla domanda “conosci personalmente ragazzi di origine straniera?”

È opportuno fare chiarezza sulla definizione che le scienze sociali danno della locuzione “di origine straniera”. Si tratterebbe di chi, nella propria storia familiare, ha sperimentato una rottura dovuta ad uno spostamento permanente di residenza; dunque chi è nato all’estero ed è stato adottato da famiglie italiane (come il protagonista del cortometraggio Ambaradan), gli immigrati (ossia i nati all’estero da genitori stranieri) e le seconde generazioni (cioè i ragazzi nati in Italia da genitori nati all’estero). Nonostante le diverse posizioni, tutti si trovano di fronte a un problema di identità che una società multietnica come la nostra dovrebbe cercare di risolvere.

Rispetto a questa classificazione, per gli studenti della Sapienza l’origine straniera sembra più chiara quando lo spostamento è più recente. Infatti, il 71,5% degli intervistati identifica i ragazzi DOS con gli immigrati di prima generazione. Inoltre, poco più del 10%, senza differenze significative tra gli studenti di origine italiana e DOS, include i ragazzi adottati e quelli di seconda generazione (fig. 2).

Fig. 2: Risposte alla domanda “a chi ti riferisci quando parli di ragazzi di origine straniera?”

Alla domanda su quale sia l’ambito in cui i ragazzi DOS trovano le difficoltà più grandi la risposta prevalente (42,4%) è: nel mondo del lavoro (fig. 3). Inoltre, la causa di queste difficoltà viene individuata principalmente (dal 73,2% del campione) nel pregiudizio e nella discriminazione (fig. 4).

Fig. 3: Risposte alla domanda “In quale di questi contesti pensi che i ragazzi di origine straniera incontrino più problemi?”

Fig. 4: Risposte alla domanda “a cosa pensi siano dovuti i problemi che incontrano i ragazzi di origine straniera nel mondo del lavoro?”

Il secondo ambito più problematico è quello delle relazioni personali e la ragione principale sembra essere la stessa indicata per il lavoro. (fig. 5).

Fig. 5: Risposte alla domanda “quali pensi siano i problemi che riscontrano i ragazzi di origine straniera nelle relazioni personali?”

Questi due contesti mettono in luce aspetti diversi dell’identità socio-economica individuale. Il primo fa riferimento a variabili come l’occupazione e il salario ed è possibile valutarle attraverso l’analisi statistica oggettiva. Il secondo, invece, si riferisce alla sfera privata e viene studiato dalle scienze sociali attraverso analisi qualitative che indagano, ad esempio, la frequenza delle interazioni con gli italiani e i momenti della giornata in cui queste avvengono. In entrambi i casi, si trovano spesso evidenze a favore della discriminazione etnica.

La scuola è poiché essa è molto indagata dalle scienze sociali perché è pensata come il luogo in cui si creano i presupposti per una buona integrazione nel mondo del lavoro e nelle relazioni personali. Il titolo di studio, infatti, è determinante per la futura posizione occupazionale. Inoltre, l’istruzione scolastica è il mezzo più importante attraverso il quale una società può creare una cultura condivisa. Nella scuola, infine, si può imparare la lingua. Per questo, le politiche d’integrazione si concentrano in primo luogo sulla scuola e riguardano l’accesso pubblico all’istruzione, i programmi di sostegno linguistico e la preparazione degli insegnanti ad affrontare problematiche specifiche.

Sulla scuola e l’università, le risposte degli studenti della Sapienza di origine italiana sono piuttosto diverse da quelle degli studenti DOS (fig. 6).

Fig. 6: Risposte alla domanda “a cosa pensi siano dovuti i problemi che incontrano i ragazzi di origine straniera a scuola e all’università?”

I primi (il 58,8% di loro) vedono nella scarsa conoscenza della lingua italiana la causa maggiore dei problemi, mentre i secondi si sentono principalmente vittime di pregiudizi (75%).

Coerentemente con quanto emerso da questo blocco di domande, le politiche che la maggioranza degli studenti della Sapienza (58,7%) reputa più efficaci sono quelle di sensibilizzazione contro le discriminazioni. Anche le politiche di riqualificazione urbana che alleviano le disuguaglianze territoriali, politiche per il sostegno linguistico e la semplificazione burocratica sono state indicate con molta frequenza (rispettivamente dal 35,7%, dal 34,6% e dal 36% del campione). Al contrario, e in maniera piuttosto sorprendente rispetto al dibattito pubblico in corso, le politiche di cittadinanza non sembrano essere particolarmente importanti (22,7%), così come quelle di sostegno al reddito (11,3%) (fig. 7).

 Fig. 7: Risposte alla domanda “cosa faresti per migliorare la loro situazione?”

Infine, per conoscere le opinioni sulle prospettive di integrazione di lungo periodo è stato chiesto di immaginare dove si troveranno i ragazzi DOS tra dieci anni. Più della metà del campione (57,8%) ha risposto “all’estero in un paese diverso da quello di origine”. Questa risposta può sottendere una scarsa fiducia nelle possibilità di integrazione o l’aspettativa di una condizione migliore in un paese terzo. Peraltro, chi ritiene che i ragazzi DOS saranno in Italia, li immagina, in prevalenza, in una condizione di scarsa integrazione socio-economica (21,8% vs. 12,8%) (fig. 8).

Fig. 8: “dove pensi che si troveranno i tuoi coetanei di origine straniera tra dieci anni?”

È interessante confrontare questi risultati con quelli dell’indagine sull’integrazione scolastica e sociale delle seconde generazioni realizzata dall’ISTAT nelle scuole primarie e secondarie italiane. Osservando le risposte alle domande simili non si notano significative differenze tra le due indagini. Ciò fa pensare che sulle questioni di identità, che nell’indagine Istat hanno un rilievo minore, le opinioni degli studenti della Sapienza siano rappresentative di quelle degli studenti delle scuole primarie e secondarie italiane.

Nella percezione dei problemi e nella valutazione delle politiche non sembrano esservi, contrariamente alle aspettative, grandi differenze tra gli studenti di origini italiane e DOS. Ciò può essere dovuto alla conoscenza diretta che i primi hanno dei secondi. Piccole divergenze si notano a proposito del contesto educativo, che viene ritenuto più problematico dagli studenti di origine italiana (18,5% vs. 11,8%); l’opposto si verifica rispetto al mondo del lavoro dove, in presenza della comune percezione di diffuse difficoltà, i ragazzi DOS mostrano una maggiore preoccupazione (41,3% vs. 47%). Gli studenti di origini italiane sembrano leggermente più inclini a dare maggiore importanza, in ogni contesto, alla scarsa conoscenza della lingua italiana (nella scuola e nell’università: 58,8% vs. 25%; nel mondo del lavoro: 32,6% vs. 25,8%; nelle relazioni personali: 31,9% vs. 25%). Comunque, al di là di queste limitate differenze, emerge una notevole uniformità di vedute.

Quando ci si confronta con questioni concrete, che investono la quotidianità delle relazioni sociali, le opinioni sembrano le stesse. Questo si riflette anche sulle politiche proposte, dove, al di là della ricordata leggera divergenza sulla rilevanza degli aspetti linguistici (per il 36,6% dei ragazzi di origine italiana sono necessarie politiche di sostegno linguistico mentre fra i ragazzi DOS questo dato cala al 26,5%), c’è una sostanziale convergenza.

Un quadro molto diverso emerge però sulla percezione dell’identità dei ragazzi DOS (vedi Figura n.9). In una delle ultime domande si chiedeva agli studenti di origine italiana di classificare i ragazzi DOS e, agli studenti DOS, di classificare sé stessi, in base alla loro identità. Le possibili risposte comprendevano sia identità nazionali specifiche (“Italiano” o “della nazionalità dei genitori”) che identità più generali (“Cittadini del mondo” o “Straniero”). A questo riguardo, al di là delle identità nazionali, abbiamo considerato utile prevedere sia una identità includente, definita in positivo con riferimento ad una astratta cittadinanza universale, che una identità escludente, definita in negativo, in cui il ragazzo DOS è identificato in primo luogo come estraneo, in un frame “noi e loro”.

Fig. 9: “Ti senti in primo luogo/Secondo la tua percezione, i ragazzi di origine straniera sono, in primo luogo”

Mentre solamente due studenti DOS (pari al 2,9%) si sono definiti “stranieri”, ben il 21% degli studenti di origine italiana li ha inquadrati in questa categoria, preferendola a identità nazionali ben definite o includenti. Esaminando le altre risposte fornite da questo 21% di studenti di origine italiana emerge che il 15,5% di loro ritiene che i ragazzi DOS non abbiano particolari problemi in nessun contesto, una percentuale più alta rispetto a quella che si registra tra gli altri studenti di origine italiana (il 6,8%); inoltre, attribuiscono un’importanza minore alle campagne contro le discriminazioni e i pregiudizi (41,4% vs. 62,4%) e alle riforme per l’accesso alla cittadinanza (12% vs. 23,9%) e immaginano più degli altri che i ragazzi DOS nella loro vita futura si troveranno nel paese di origine dei loro genitori (19% vs. 5%). In definitiva, sembrerebbe che il frame “noi e loro” influisca sulle opinioni di questo sottogruppo del nostro campione anche in ambiti non strettamente attinenti alla percezione dell’identità. Si tratta di un’influenza limitata, ma che spinge sempre nella stessa direzione: i problemi d’integrazione vengono reputati minori e le differenze di tipo nazionalistico maggiori.

Analizziamo adesso le scelte di chi ha selezionato, tra le risposte, l’identità nazionale in senso stretto. Anzitutto, ciò è avvenuto più tra gli studenti DOS (39,7%) che tra gli studenti di origine italiana (9,8%) e se ci concentriamo sugli studenti DOS nati in Italia, quindi fra i cosiddetti ragazzi immigrati di seconda generazione, la percentuale sale ancora (51,6%) mentre scende fra gli studenti DOS nati all’estero (29,7%). Non possiamo stabilire se questo risultato dipenda da una più forte percezione di appartenenza alla comunità nazionale del nostro paese o, invece, da un desiderio di appartenenza.

Una logica conseguenza di queste differenze è che i ragazzi di origine italiana rispondono con più frequenza che i ragazzi DOS sono “della nazionalità dei loro genitori” (31,1% vs. 17,6%). Sembrerebbe, in sostanza, che alcuni studenti DOS considerino più rilevante il paese di nascita e, in misura minore, quello di residenza, mentre per i ragazzi di origine italiana avrebbe più peso l’elemento familiare, cioè l’origine straniera.

Ultimo dato da tenere in considerazione, l’unico dove non sembrano emergere differenze significative nella percezione fra gli studenti di origine italiana e straniera, è l’alto numero di coloro che hanno definito sé stessi (o i ragazzi DOS) come “cittadini del mondo”. È il 38,4% del nostro campione. La popolarità della percezione di una identità inclusiva è, a nostro giudizio, un sintomo di integrazione: può rivelare una difficoltà (positiva) a utilizzare una definizione identitaria ristretta e/o un afflato universalistico.

In conclusione, i risultati del questionario suggeriscono che sulle questioni materiali non c’è grande differenza d’opinione fra i gli studenti DOS e gli altri: quasi tutti conoscono personalmente almeno un ragazzo DOS, ritengono il mercato del lavoro il contesto più problematico per la loro integrazione, evidenziano in particolare problemi legati alle discriminazioni e ai pregiudizi. Al contrario, emerge una discrepanza fra la percezione che gli studenti DOS hanno della loro identità e quella che gli studenti di origine italiana hanno dell’identità dei ragazzi DOS. Gli studenti di origine straniera si reputano in gran parte “cittadini del mondo” o “italiani”, gli studenti di origine italiana li reputano “cittadini del mondo” o, in misura minore ma consistente, “della nazionalità dei loro genitori” o “stranieri”. Il frame “noi e loro”, inaspettatamente, gioca un ruolo in un sottogruppo degli studenti di origine italiana, e si nota, altresì, una differenza consistente fra i ragazzi DOS e gli altri nei criteri utilizzati per attribuire l’identità nazionale (nascita vs. residenza vs. famiglia).

Questi elementi, e soprattutto l’attribuzione dei ragazzi DOS alla categoria “straniero”, sembrano aprire un altro fronte d’integrazione rispetto a quelli più legati ai problemi relazionali e materiali quotidiani: una conflittualità latente sul tema dell’identità. Esula dai nostri scopi collocare questi risultati all’interno del dibattito pubblico che si sta svolgendo su questo tema.

Un suggerimento, però, ci sentiamo di darlo: bisogna lavorare per uscire dalla trappola del discorso identitario. Le identità possono essere per definizione plurali, e la categorizzazione in schemi nazionali o di contrapposizione “noi e loro” è frutto in larga parte delle convinzioni culturali e del discorso politico. Il fatto che una buona parte degli studenti abbia scelto un’identità inclusiva definendo i ragazzi DOS come “cittadini del mondo” lascia ben sperare. Per di più, dietro le definizioni “italiano”, “straniero”, “seconda generazione”, ecc., nella società di oggi si celano in intrecci familiari, geografici, culturali e religiosi quanto mai complessi e differenziati. E, presumibilmente, sarà sempre di più così.

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