ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 189/2023

14 Marzo 2023

Le fonti rinnovabili accelerano

Gianni Silvestrini spiega come le strategie per contrastare l’emergenza climatica stiano comportando profonde trasformazioni nella generazione elettrica. Il fortissimo calo dei prezzi e l’avvio di politiche incisive, non solo in Europa, hanno consentito alle fonti rinnovabili di dominare la nuova potenza installata nel mondo. Silvestrini sostiene che anche l’Italia, dopo anni di stagnazione, è ripartita e che si apre una fase in cui saranno decisive le scelte sull’approvvigionamento dei minerali critici e sulla loro lavorazione.

L’aggressione russa all’Ucraina ha determinato un aumento della diffusione delle rinnovabili a seguito dei prezzi elevati dell’elettricità e per motivi di sicurezza energetica.

Così, in Europa il fotovoltaico nel 2022 ha visto un boom di installazioni con 41 GW, (+47%). Nella panoramica dei paesi svetta la Germania (7,9 GW), incalzata dalla Spagna. 

Lo scorso anno sono stati installati anche 19 GW eolici, un balzo rispetto al 2021 con in testa ancora una volta la Germania, seguita dalla Svezia, dalla Finlandia e dalla Francia.

Secondo l’Energy think tank Ember, la crescita dell’energia eolica e solare ha consentito alla UE nel primo anno dalla aggressione russa all’Ucraina di risparmiare 12 miliardi di euro in minori spese per il gas. L’aumento della generazione eolica e solare dall’inizio della guerra ha raggiunto infatti 50 TWh.

Del resto, il giudizio di Fatih Birol, direttore esecutivo Iea, è netto: “questa crisi sta accelerando molto la transizione all’energia pulita e diversi paesi stanno vedendo le energie rinnovabili come una strada per far fronte alla richiesta di sicurezza energetica. Nei prossimi cinque anni la crescita delle rinnovabili sarà pari a quella che si è verificata negli ultimi 20″.

Secondo Irena, nel 2022 gli investimenti nelle rinnovabili hanno sfiorato i 500 miliardi di dollari, con un incremento del 16% degli investimenti.

Ma cosa succederà nei prossimi anni? 

Secondo l’Electricity Market Report 2023 dell’International Energy Agency, le energie rinnovabili diventeranno la più importante fonte di elettricità del mondo entro tre anni, fornendo il 35% dell’elettricità mondiale superando anche il carbone.

Il fotovoltaico confermerà la sua leadership e potrebbe arrivare quest’anno ad una istallazione mondiale di 350 GW, che rappresenterebbe un balzo del 37% rispetto ai 257 GW del 2022. Nella UE ci si aspettano 55-60 nuovi GW.

Ma anche l’eolico farà la sua parte. Ed è in arrivo entro la fine del decennio l’esplosione degli impianti offshore nei mari del Nord con 50 GW negli UK, cui si aggiungono i 65 GW di Germania, Danimarca, Belgio e Danimarca.

La risposta pronta ed efficace delle rinnovabili alla crisi del gas. L’aggressione russa all’Ucraina ha comportato danni e sofferenze indicibili oltre a condizionare fortemente gli scenari internazionali dell’energia.

Quale è stata la risposta europea agli aumenti dei prezzi del gas? E’ partita la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento di metano, c’è stato un piccolo temporaneo incremento dell’uso del carbone, ma è anche emersa un’attenzione alla riduzione dei consumi e una forte accelerazione sul fronte delle rinnovabili. 

La transizione verso l’energia pulita in Europa esce infatti da questa crisi più forte che mai, proprio come auspicava il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans. Se in passato la spinta principale ad incrementare la quota delle rinnovabili era legata alla necessità di accelerare la decarbonizzazione, dopo l’aggressione all’Ucraina si è aggiunto prepotentemente il tema della sicurezza energetica.

Secondo Ember la crescita dell’energia eolica e solare ha consentito all’UE di risparmiare 12 miliardi di euro in costi del gas nel primo anno dell’invasione russa. L’aumento della generazione eolica e solare dall’inizio della guerra ha raggiunto infatti 50 TWh.

Pensiamo inoltre al boom delle vendite delle pompe di calore con 3 milioni di installazioni nel 2022, con un balzo del 37% rispetto all’anno precedente.

Una situazione particolarmente interessante riguarda la Germania.

Il taglio delle importazioni del gas di Mosca, ha obbligato ad intervenire nel settore civile (solare e pompe di calore) ma anche a rivisitare diversi cicli produttivi, chiudendo gli “zombies energetici”, industrie che riuscivano a competere solo grazie ai bassi prezzi del gas russo. Certo, vi è stato un incremento temporaneo del carbone e la rapida installazione di impianti di rigassificazione, con due sistemi galleggianti già inaugurati e altri sei programmati. In futuro si prevedono nuove centrali a gas per facilitare l’uscita dal carbone ed una fortissima spinta sulle rinnovabili con il target dell’80% della domanda elettrica alla fine del decennio, a fronte del 47% del 2022, per arrivare al 100% nel 2035. Una vera rivoluzione energetica!

Materiali critici e rivoluzione verde. Si è recentemente accentuato il dibattito sui possibili impatti della rivoluzione industriale necessaria per avviare la transizione verde. Secondo il rapporto Technology manufacturing and installation della International Energy Agency nel caso che i vari paesi attuino i propri impegni climatici i posti di lavoro legati alla produzione di energia pulita potrebbe passare dagli attuali 6 milioni a quasi 14 milioni alla fine del decennio.

Questa accelerazione è legata alle politiche avviate in giro per il mondo. Tutti sappiamo che la Cina ha intuito con largo anticipo le nuove opportunità. Ragione per cui è diventata leader nella produzione delle tecnologie più importanti, dal solare all’eolico, dalla mobilità elettrica agli elettrolizzatori. Naturalmente su questi stessi fronti si stanno muovendo, in ritardo, sia l’Europa che gli Usa.

La UE si è organizzata negli ultimi anni per avviare lo sviluppo di una propria filiera di batterie, sta rafforzando le fabbriche di auto elettriche e la produzione di aerogeneratori, si affaccia nella produzione del solare e intende trovare un suo spazio anche sul fronte delle materie critiche come il litio e le terre rare. Infine è arrivato Biden con l’Inflation Reduction Act dello scorso agosto che prevede 369 miliardi di dollari per accelerare la transizione verde.

Questa corsa al rialzo non può che facilitare il processo di riduzione delle emissioni di CO2. Ma al tempo stesso attiva una concorrenza che i paesi europei considerano sleale.

La misura degli Usa ha infatti scatenato polemiche per il rischio di una fuga di investimenti, viste le condizioni vantaggiose proposte da Washington. Volkswagen, ad esempio, allettata dalle misure Usa ha momentaneamente sospeso la decisione di realizzare una fabbrica di batterie nei paesi dell’Europa dell’Est. 

Proprio per scongiurare questi pericoli, Bruxelles sta per predisporre il Net Zero Industry Act con l’ambizioso obiettivo di arrivare a produrre nella Ue, entro il 2030, almeno il 40% delle tecnologie pulite. In particolare, dovrebbe diventare autosufficiente per almeno il 40% della domanda annuale di prodotti per il fotovoltaico, per il 50% degli elettrolizzatori, per il 60% delle pompe di calore, mentre per le batterie e l’eolico, il target a fine decennio è dell’85% del fabbisogno annuale.

Anche l’Italia riparte. Il nostro paese, dopo otto anni di stasi nella diffusione delle rinnovabili, nel 2022 ha visto i primi segni di ripresa. Ala fine sello scorso anno c’erano infatti 1.225.000 impianti fotovoltaici, un +21% rispetto alla fine del 2021, per una potenza complessiva superiore a 25 GW, con una produzione annua di 28,2 TWh. Una notevole spinta è venuta dal superbonus che ha consentito di installare nel 2022 137.000 impianti fotovoltaici, cioè due impianti solari su tre.

E quest’anno il nuovo fotovoltaico potrebbe oltrepassare i 4 GW. Nel mese di gennaio 2023 sono stati installati 296 MW solari con un incremento del 282% rispetto al gennaio precedente.

Anche sul fronte delle batterie si sono riscontrati risultati interessanti. Secondo un’analisi di Anie rinnovabili, alla fine del 2022 risultavano infatti installati 228 mila sistemi di accumulo, per una potenza complessiva di 1.530 MW. 

L’eolico in Italia non ha fatto certo gli stessi miracoli. Lo scorso anno abbiamo installato 526 MW di nuova capacità eolica, riuscendo anche ad inaugurare i primi 30 MW off-shore.

Cumulativamente sono 11,8 i GW eolici installati e nel 2023 dovrebbero essere formalizzate istanze di Via per almeno 9 GW di eolico offshore. E’ solo il primo passo di un movimento che vedrà nella seconda parte del decennio e negli anni successivi risultati importanti per gli impianti in mare aperto. 

Quali prospettive per l’Italia? Ci sono chiare aspettative per una fortissima accelerazione dell’elettricità verde nel nostro paese, legate anche al forte calo dei costi.

Secondo Elettricità Futura (EF), l’associazione dei Confindustria che raggruppa molti operatori ad iniziare da Enel, nel 2030 si potrebbe arrivare all’installazione di 85 nuovi GW rinnovabili e di 80 GWh di nuova capacita di accumulo di grande taglia, in coerenza con gli obiettivi REPowerEU.

Avviando una politica coraggiosa e coerente, in meno di dieci anni si potrebbero ottenere ricadute economiche cumulate fino a 361 miliardi di euro e oltre 540.000 nuovi posti di lavoro. 

La transizione è un buon affare per i consumatori italiani? Adottando le ipotesi dello scenario Fit for 55proposto da Terna (meno ambiziosi di quelli ipotizzati da EF ma in grado di portare il contributo delle rinnovabili al 65% alla fine del decennio), la società di consulenza Elemens ha evidenziato come lo sviluppo delle rinnovabili genererebbe notevoli benefici netti per i consumatori di energia elettrica.

Infatti, la crescita delle rinnovabili consente di ridurre il prezzo marginale della borsa elettrica (oggi quasi sempre fissato dagli impianti a gas) che definisce il Prezzo Unico Nazionale dei consumatori, anche se aumenta le necessità di bilanciamento per mantenere in sicurezza il sistema elettrico. La rapida crescita delle fonti rinnovabili al 2030 dev’essere infatti accompagnata da investimenti stimati da Elemens in 109 miliardi di euro per garantire l’integrazione delle rinnovabili nel sistema. 

Alla fine del decennio lo sviluppo delle rinnovabili consentirebbe di garantire un beneficio netto per i consumatori italiani di energia elettrica pari a 24 miliardi di euro. Un risultato che ribalta la narrazione ancora presente di un mondo delle rinnovabili dipendenti da forti incentivi. Il crollo dei prezzi delle tecnologie verdi disegna invece un futuro che consente di abbinare la corsa alla decarbonizzazione con interessanti ricadute occupazionali ed economiche per cittadini, aziende e per il paese.

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