ALL'INTERNO DEL

Menabò n.174/2022

14 Giugno 2022

Le scuole svedesi: Il sogno proibito di Milton Friedman

Lisa Pelling illustra le preoccupanti trasformazioni della scuola in Svezia negli ultimi decenni a causa del sistema di voucher che ha permesso enormi arricchimenti agli operatori privati e indebolito scuole pubbliche e qualità dell’istruzione.

Pensando alla caricatura di una coppia di capitalisti potreste immaginare la prima pagina del principale quotidiano svedese, Dagens Nyheter, all’inizio di quest’anno. Un uomo con un abito sartoriale e un portafoglio stile anni Ottanta. Accanto a lui, una donna con tacchi alti, gonna di seta e grande pelliccia argentata. Grandi sorrisi fiduciosi.

Purtroppo, il ritratto di Hans e Barbara Bergström non era una vignetta, ma un’illustrazione dell’attuale sistema scolastico svedese. La foto accompagnava un articolo su quella che un tempo era una preziosa istituzione sociale e una fonte di orgoglio nazionale, diventata un terreno redditizio per le grandi imprese e per la creazione di immense ricchezze private.

Barbara Bergström, fondatrice di una delle più grandi società scolastiche svedesi, con 48 scuole in tutta la Svezia, e suo marito, ex caporedattore del Dagens Nyheter e lobbista di lunga data per la privatizzazione delle scuole, sono due delle persone che hanno fatto fortuna gestendo scuole finanziate con fondi pubblici in Svezia. Quando qualche anno fa Barbara ha venduto le azioni del suo impero scolastico a investitori americani, ha guadagnato 918 milioni di corone (quasi 90 milioni di euro). Le azioni rimanenti valgono altri 30 milioni di euro.

Sistema di voucher. Si tratta di denaro proveniente interamente da fondi pubblici. Le scuole private in Svezia non sono finanziate dalle tasse scolastiche, ma da un sistema di voucher che permettono la “libera scelta” introdotto dal governo conservatore nel 1992.

Quest’anno la riforma radicale del sistema scolastico svedese compie 30 anni. Ideologicamente concepito da Milton Friedman, il sistema è sempre più criticato. Non solo perché nessun altro Paese al mondo ha scelto di copiarlo, ma anche perché gli aspetti negativi sono diventati molto evidenti. In particolare, i consigli scolastici di tutto il Paese sono sempre più consapevoli del fatto che i proprietari delle scuole private considerano queste ultime come imprese profittevoli, a spese delle scuole pubbliche.

Nel 1991, una controversa riforma del governo socialdemocratico ha abolito il sistema scolastico statale. Da allora, i comuni sono responsabili delle scuole pubbliche in Svezia. È stato il governo conservatore guidato dal primo ministro Carl Bildt a introdurre nel 1992 il finanziamento delle scuole pubbliche svedesi basato sui voucher. L’idea era che gli alunni e le loro famiglie potessero scegliere come spendere le risorse stanziate per la scuola: frequentare una scuola gestita dallo Stato o utilizzare il voucher per una scuola privata.

Da allora, tutti i comuni sono obbligati per legge a trasferire alle scuole private dei buoni scuola (equivalenti al costo delle scuole comunali) per ogni alunno accettato.

Scegliere il più redditizio. Il principio sembra giusto: tutti gli alunni ricevono un buono (“uno zaino pieno di soldi”) e tutti possono scegliere. Tuttavia, le esigenze dei singoli alunni sono diverse e, mentre la scuola comunale deve soddisfare i bisogni di tutti i bambini, le scuole private possono scegliere gli alunni per loro più redditizi, ricevendo comunque gli stessi finanziamenti.

Un’ex preside di una scuola privata a scopo di lucro, Lina Axelsson Kihlblom, ha testimoniato che ci si aspettava che il direttore della sua scuola “riducesse al minimo gli studenti che costavano molto, cioè gli studenti con un background socio-economico debole o con disabilità“.

Per farlo, ci sono una serie di trucchi, spiega in un articolo spesso citato. Dal marketing nelle zone residenziali ricche, alla riserva di posti per gli studenti che si vogliono attrarre, “ogni sette persone nella lista della scuola si inserisce una domanda falsa che può essere scambiata con uno studente ‘desiderato’ in un secondo momento, se necessario”. “E soprattutto, dare alla scuola un profilo esigente, come l’insegnamento in inglese. “È il preside che decide se la scuola e le aule sono piene, e per Emma, figlia di genitori altamente istruiti c’è sempre posto, mentre purtroppo per Muhammad è sempre tutto pieno”. La madre single di Muhammad sa che non può fare ricorso e non ha mai capito che la casella “ha bisogno di un sostegno speciale” non va mai barrata. “

I comuni hanno la responsabilità legale di fornire ai bambini l’accesso all’istruzione in un luogo vicino a quello in cui vivono, sia esso una piccola città o un villaggio remoto. Le scuole a scopo di lucro non hanno tale obbligo e possono stabilirsi nel centro della città. E i comuni non hanno il potere di rifiutare gli alunni.

Le scuole a scopo di lucro, invece, lo fanno continuamente: mettono gli alunni in lista d’attesa e accettano solo la quota che considerano profittevole. Poiché i costi maggiori nelle scuole – insegnanti e aule – sono più o meno fissi, il massimo profitto deriva dalla massimizzazione del numero di alunni per insegnante e per aula. Le liste d’attesa consentono agli alunni di essere messi in coda (mentre frequentano la scuola comunale predefinita) fino a quando non viene aperta una classe piena (cioè redditizia).

Questo crea un circolo vizioso. Mentre le scuole private a scopo di lucro gestiscono aule con 32 alunni (con il finanziamento assicurato da 32 voucher), i comuni devono gestire scuole nelle cui aule ci sono uno, due o forse cinque alunni in meno. Meno studenti per classe e per insegnante fanno aumentare matematicamente il costo medio per alunno.

Circolo vizioso. Se il costo per alunno aumenta nelle scuole del comune, le scuole private hanno legalmente diritto a un sostegno equivalente, anche se i loro costi non sono aumentati. Si innesca così un circolo vizioso: le scuole pubbliche perdono alunni, e quindi finanziamenti, a favore delle scuole a scopo di lucro, mentre il loro costo per alunno, che aumenta di conseguenza, offre un’ulteriore manna di finanziamenti alle scuole private che, con l’aiuto di questo ulteriore sostegno, diventano ancora più attraenti. Nel frattempo le scuole pubbliche vengono svuotate delle risorse necessarie e la spirale negativa continua.

Inevitabilmente, sono soprattutto i ragazzi privilegiati a poter esercitare il diritto di frequentare le scuole private, mentre gli alunni socialmente svantaggiati vengono lasciati nelle scuole pubbliche. Questo non solo favorisce la disuguaglianza di rendimento tra le scuole, ma abbassa anche la media complessiva; in Finlandia, invece, il divario di rendimento tra le scuole è molto basso.

Andreas Schleicher, capo della direzione per l’istruzione e le competenze dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, era solito “guardare alla Svezia come al gold standard per l’istruzione”. Ora, scrive, “il sistema scolastico svedese sembra aver perso la sua anima”. Nessun altro Paese ha registrato un calo così rapido dei risultati nella classifica del Programma per la valutazione internazionale (PISA) dell’OCSE come la Svezia, associato a un crescente divario di conoscenze tra le scuole. E nel frattempo la segregazione scolastica è elevata (Tab. 1) e sta aumentando, non solo nelle grandi città, ma anche nelle città di medie dimensioni.

Tabella 1: Tipologia di segregazione

Fonte: Kornhall and Bender, “Ett söndrat land. Skolval och segregation i Sverige”. 
Stockholm: Arena idé, 2018. p.9

Nel suo fondamentale La morte e la vita del grande sistema scolastico americanoDiane Ravitch spiega come fare della “libertà di scelta” la “religione dominante” avvantaggi pochi e danneggi molti, distruggendo il sistema scolastico pubblico. Quello che dovrebbe essere un servizio pubblico è soggetto ad abusi da parte dei genitori che cercano un rifugio segregato per i loro figli (bianchi, non appartenenti alla classe operaia).

Recentemente, alcune delle bizzarre creature dell’esperimento scolastico svedese sono state chiuse. Come la scuola musulmana confessionale Römosse di Göteborg, la cui autorizzazione è stata ritirata dall’Ispettorato scolastico svedese dopo che la sua direzione non è stata ritenuta idonea a gestire una scuola. L’ex preside della Römosseskolan è stato indagato dall’Autorità svedese per la criminalità economica per aver speso i fondi destinati ai libri scolastici e agli insegnanti, secondo l’Expressen, in un club del sesso in Thailandia e per soggiorni in un hotel di lusso a cinque stelle a Nairobi. La decisione dell’Ispettorato scolastico è stata annullata dal Tribunale amministrativo ed è stata sottoposta alla Corte d’appello, ma è probabile che venga mantenuta.

Per quanto riguarda i Bergström, sono stati abbastanza intelligenti da rispettare la legislazione svedese. Che, per quanto assurdo possa sembrare, non pone alcun limite ai profitti che possono essere realizzati da scuole aziendali finanziate con fondi pubblici ma gestite privatamente. I Bergström hanno scelto di spendere i loro profitti, finanziati dai contribuenti, in una villa a Boca Raton, in Florida. E per una “cattedra in organizzazione e leadership educativa” alla Stockholm School of Economics.

L’ex preside Lina Axelsson Kihlblom è ora ministro della Scuola nel governo socialdemocratico di Magdalena Andersson e si è dedicata a una profonda riforma del sistema scolastico svedese. Molte proposte sono state inoltrate al Parlamento per l’approvazione, tra cui l’abolizione delle code e la differenziazione dei finanziamenti tra scuole comunali e private.

Ingenti fondi da spendere. Potrebbe sembrare improbabile che il sistema scolastico svedese sia d’ispirazione per chiunque. Ma le scuole private svedesi sono altamente redditizie, i loro proprietari hanno ingenti fondi da spendere e sono desiderosi di soddisfare le richieste di segregazione sociale dell’alta e media borghesia espandendo le loro società all’estero.

Academedia, il più grande fornitore di istruzione privata in Svezia, è presente in Norvegia e ha 65 scuole materne in Germania. Recentemente ha comunicato agli investitori che si sta preparando a lanciare un programma di apprendistato nel Regno Unito e a espandere le sue scuole materne nei Paesi Bassi.

Qualche anno fa, la Kunskapsskolan, società a scopo di lucro, ha iniziato a creare le sue scuole in Arabia Saudita, in collaborazione con l’appaltatore della difesa Saab e la banca d’investimento saudita Saudi Portfolio Securities. L’accordo è stato concluso un anno dopo che il fondatore della Kunskapsskolan, Peje Emilsson, si era unito a una delegazione commerciale guidata dal governo in Arabia Saudita. L’azienda è ora presente anche in India, nel Regno Unito, nei Paesi Bassi e negli Stati Uniti.

L’Internationella Engelska Skolan di Barbara Bergström gestisce già sette scuole charter in Spagna e l’apertura di scuole in Germania dovrebbe essere solo una questione di tempo. Barbara Bergström è nata e cresciuta in Germania (il suo nome da nubile era Bärbel Röder) e forse dovremmo aspettarci che non resti una figura anonima nel suo Paese natale ancora per molto.

Purtroppo, sembra che uno dei più grandi fallimenti politici della Svezia nei tempi moderni sia stato esportato in tutto il mondo.

*Una versione leggermente diversa di questo articolo è stata pubblicata in inglese il 16 maggio scorso su Social Europe, https://socialeurope.eu/swedens-schools-milton-friedmans-wet-dream.

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