L’economia degli Stati Uniti si è più che ripresa dalla crisi dovuta alla pandemia, registrando nel 2021 una crescita del PIL procapite dell’1% rispetto a due anni prima. Eppure, gli americani non sono più felici, anzi. Mentre nel 2019 gli americani che si dichiaravano “molto felici” erano il 31%, nel 2021 sono crollati al 19%. Questa forbice non è solo un fenomeno recente, perché è da 50 anni che l’economia degli Stati Uniti ha un trend positivo, mentre il benessere soggettivo degli americani tende a declinare.
Questo fenomeno non è limitato al benessere soggettivo e agli Stati Uniti. Infatti, diversi indicatori di malessere, come l’ansia e la depressione, puntano al deterioramento, così come peggiorano gli indicatori di coesione sociale, e persino quelli di salute fisica. Fenomeni analoghi si sono presentati nel Regno Unito e in Giappone. In Italia l’economia è declinata dell’1% annuo dal 2004 al 2015, e il benessere soggettivo è caduto molto di più, cioè dell’1,7%. Nel 2021 siamo sotto il picco del PIL procapite del 2007 dell’8%, mentre siamo sotto il picco del benessere soggettivo del 2002 dell’11%.
Easterlin (“Will raising the incomes of all increase the happiness of all?”, Journal of Economic Behavior & Organization, 1995) aveva già osservato che in diversi paesi il benessere soggettivo tendeva a rimanere costante pur in presenza di una crescita economica positiva. La sua spiegazione di questo fenomeno era che le persone confrontano il proprio reddito con quello degli altri, sicché non gioiscono per il maggior benessere se aumenta il reddito di tutti, e se dovessero focalizzarsi solo sull’aumento del proprio reddito, la gioia sarebbe transitoria. Ma la diminuzione del benessere pone un problema nuovo, perché sfida a spiegare quello che appare come un effetto perverso della crescita economica.
Nel libro Well-being and Growth in Advanced Economies: the Need to Prioritise Human Development (2022, Routledge) raccolgo la sfida, e, come suggerisce il sottotitolo, cerco la soluzione del problema guardando allo ‘sviluppo umano’. E’ stato però necessario ri-formulare la nozione di ‘sviluppo umano’ rispetto a quella che sottende l’indice, a cui oggi si fa spesso riferimento, che combina il benessere materiale con l’istruzione e la speranza di vita (UNDP, Human Development Report 2016. United Nations Publications, 2017). Né è soddisfacente individuare la lista di bisogni che si riscontrano in ogni essere umano, o dei beni di base che li soddisfano, essendo poco chiara la gerarchia. Nel nostro caso, occorre che lo ‘sviluppo umano’ sia ben distinto dal reddito e dalla ricchezza materiale, ed affronti esplicitamente il passaggio dai bisogni allo sviluppo.
La riformulazione proposta nel libro conia la nozione di Sviluppo Umano Fondamentale, definito come espansione delle capacità umane fondamentali, vale a dire distintive rispetto agli altri animali, e necessarie per lo sviluppo delle altre capacità (che potrebbero essere altrettanto tipiche degli esseri umani). Le scienze che studiano l’evoluzione della specie umana, la nascita e lo sviluppo degli esseri umani comparativamente agli altri animali suggeriscono due capacità fondamentali interconnesse: la capacità di immaginare scenari contro-fattuali in diversi contesti, e la capacità di comunicare con gli altri (cfr. T. Suddendorf, The Gap: the Science of What Separates Us from Other Animals, Basic Books, 2013). Insieme formano la capacità collettiva di concepire progetti sempre più avanzati, forniscono la motivazione per realizzarli, e così facendo danno significato e soddisfazione a ciascuno. Se è carente la prima capacità, la seconda diventa cooperazione per la mera sopravvivenza, presente anche tra gli animali. Se è carente la seconda capacità, la prima può risolversi nella migliore sopravvivenza del singolo senza evoluzione della specie. Si può dunque parlare di creatività-e-socialità e considerarla una capacità unica e fondamentalmente distintiva degli esseri umani, come singoli individui e come gruppi potenzialmente sempre più grandi.
Ebbene, la crescita economica rafforza o indebolisce, nel lungo periodo, lo Sviluppo Umano Fondamentale? E qualora lo dovesse indebolire, la maggiore disponibilità di risorse materiali sarebbe comunque in grado di migliorare il benessere (soggettivo) delle persone?
E’ noto che la crescita economica nei paesi avanzati, ma non solo in questi, è dominata dalle forze di mercato, e che a queste si sono largamente affidati i governi, soprattutto quelli degli Stati Uniti. Negli ultimi decenni in particolare, le amministrazioni americane hanno confidato nel progresso tecnico delle grandi imprese, e nel conseguente aumento della capacità di acquisto dei consumatori. Ma una crescita economica siffatta, mentre andava incontro ad una progressiva decelerazione, ha aggravato una serie di problemi, come l’instabilità ciclica, le diseguaglianze, le barriere alla mobilità economica, e, non ultimo, il consumo di risorse ambientali. E tutto ciò ha aumentato l’insicurezza dei lavoratori, dei genitori, dei giovani.
Ma l’insicurezza mina lo Sviluppo Umano Fondamentale, perché affrontare creativamente nuovi progetti diventa meno urgente di proteggere lo standard di vita raggiunto, e perché la socialità diventa prioritariamente ricerca di una rete di sicurezza (coerentemente con la famosa ‘piramide dei bisogni’ di Maslow). Ma se la domanda di sicurezza economica aumenta, la ‘domanda’ di Sviluppo Umano Fondamentale viene spiazzata. Il lato dell’offerta può rendere effettivo questo spiazzamento per l’operare della legge di Baumol generalizzata allo Sviluppo Umano Fondamentale. Il progresso tecnico, infatti, favorisce la produzione di mercato anziché le attività che alimentano lo Sviluppo Umano Fondamentale, come imparare, concepire nuovi progetti, scambiare idee creative con gli altri. La tecnologia mette a disposizione dei consumatori mezzi sempre più potenti per controllare la realtà materiale, per informarsi e per connettersi con gli altri, ma gli obiettivi e i contenuti nuovi devono essere concepiti dalle persone, e per questo c’è bisogno dello Sviluppo Umano Fondamentale.
Se lo Sviluppo Umano Fondamentale si indebolisce, sarà la crescita economica, e in particolare la tecnologia, a suggerire alle persone gli obiettivi da perseguire con le loro scelte. Per esempio, la recente tecnologia di telecomunicazione facilita il confronto della propria condizione materiale con quella degli altri, spingendo così all’imitazione dei consumi e ai modi per raggiungerli. La produzione di mercato ha posto incentivi monetari alla creatività trasformandola in un’attività di mercato, ma in questo modo pochi vengono premiati e la spontaneità di molti viene frustrata.
La recente tecnologia ha anche fatto molto di più: da forza che tendeva ad aumentare il tempo libero dei lavoratori e delle casalinghe (si pensi alla lavatrice), è diventata pressione su tutti i consumatori a impiegare ogni minuto libero in attività di intrattenimento. E’ emersa così una nuova dipendenza dall’uso di alcune tecnologie, meno degradante della dipendenza dalle droghe, ma più contagiosa, e anche più insidiosa. Questa nuova dipendenza, infatti, tende a rendere i consumi, e l’immagine sociale ad essi associata, sempre più sostitutivi dello Sviluppo Umano Fondamentale. La ricerca dell’apprezzamento sociale e di esperienze sempre più sensazionali, nonché la tentazione di giocare con mezzi sempre più sofisticati, finiscono con il comprimere il pensiero ‘lento’ della elaborazione di ciò che si è visto, sentito, appreso per potersi poi dare obiettivi coerenti con le proprie capacità e possibilità di sviluppo.
Non ci si può che attendere, dunque, il deterioramento dello Sviluppo Umano Fondamentale; e il caso degli Stati Uniti, con la sua abbondanza di dati storici e recenti, lo conferma. Gli indicatori che individuano lo Sviluppo Umano Fondamentale sono diversi, ma tutti si muovono nella stessa preoccupante direzione. La creatività tra i bambini e gli adolescenti si riduce quantomeno dagli anni ’80; la fiducia di poter influenzare gli esiti delle proprie azioni (detto ‘internal locus of control’) tende a diminuire tra i giovani da ancora prima. La fiducia negli altri diminuisce progressivamente nell’intera popolazione dal 1972, fenomeno confermato dalla più recente riduzione dell’empatia. A tutto questo si aggiunge il deterioramento della coesione sociale, dapprima dovuto soprattutto alla diseguaglianza economica, adesso degenerato in una tale contrapposizione politica e identitaria da destabilizzare le istituzioni.
Ma deterioramento dello Sviluppo Umano Fondamentale significa indebolimento delle risorse interne, come la capacità di vedere le opportunità e di scambiare idee con gli altri, come la fiducia in sé stessi e negli altri, e questo riduce la resilienza davanti alle avversità, e dunque aumentano il malessere.
La compresenza di una crescita economica positiva di lungo periodo e di un trend di benessere negativo può trovare così una spiegazione. E’ questo il caso degli Stati Uniti, ma si tratta dell’economia di mercato tuttora leader mondiale, cioè modello e forza condizionante per lo sviluppo delle altre economie di mercato.
Il libro, oltre alla spiegazione generale, fornisce dettagli concreti affrontando alcuni ambiti che sono centrali nella vita delle persone: il lavoro, l’istruzione, la genitorialità, l’uso dei consumi ad alta tecnologia, la partecipazione alla vita democratica. Né viene trascurato l’impatto della recente pandemia sullo Sviluppo Umano Fondamentale.
L’implicazione conclusiva del libro è che la priorità nelle scelte individuali e collettive non deve essere più data alla crescita economica, ma allo Sviluppo Umano Fondamentale. Le politiche economiche e sociali dovrebbero quindi operare a tutto campo. Per allentare i vincoli allo Sviluppo Umano Fondamentale, riducendo la povertà, il malessere mentale e l’insicurezza economica e sociale. Per promuovere lo Sviluppo Umano Fondamentale con una istruzione estesa alla genitorialità (cfr. J.J. Heckman, Giving Kids a Fair Chance: a Strategy that Works, Boston Review Book, 2013), rinnovata nei metodi (cfr. K. Robinson e L. Aronica, Scuola creativa, Erickson, 2016,), capace di motivare piccoli e grandi, e aperta a tutti gli strati sociali. Per difendere lo Sviluppo Umano Fondamentale dalla pressione delle piattaforme digitali, e più in generale dall’egemonia delle grandi imprese multinazionali nei campi sensibili come la sanità, istituendo strutture pubbliche alternative (cfr. ad es., M. Florio, La Privatizzazione della Conoscenza, Laterza, 2021). In tal modo, lo Sviluppo Umano Fondamentale diventerebbe la forza propulsiva sia per il benessere sia per una crescita economica più sostenibile dal punto di vista sociale oltreché ambientale.