Menabò n. 187/2023

IN QUESTO NUMERO

Chi produce ricchezza?

Andrea Boitani interpreta e discute, da differenti punti di vista, la recente affermazione di Giorgia Meloni, secondo cui lo Stato non crea ricchezza, ma al massimo potrebbe redistribuirla. Boitani spiega che si tratta di un’affermazione altamente discutibile, perché nasconde i molti contributi che lo Stato ha, in vari modi, storicamente dato, e ancora può dare, al benessere collettivo e alla sua crescita oltre che, ogni anno, al Prodotto Interno Lordo di tutti i paesi.
Andrea Boitani interpreta e discute, da differenti punti di vista, la recente affermazione di Giorgia Meloni, secondo cui lo Stato non crea ricchezza, ma al massimo potrebbe redistribuirla. Boitani spiega che si tratta di un’affermazione altamente discutibile, perché nasconde i molti contributi che lo Stato ha, in vari modi, storicamente dato, e ancora può dare, al benessere collettivo e alla sua crescita oltre che, ogni anno, al Prodotto Interno Lordo di tutti i paesi.
Grazia Ietto Gillies dopo aver sottolineato che gli investimenti in macchinari e attrezzature fisiche sono limitati nelle imprese digitali, illustra la ‘disconnessione territoriale’ tra investimenti e attività produttive che permette a queste imprese di localizzare i primi nel paese di origine e di produrre il servizio direttamente e in tempo reale nel paese del consumatore, con conseguente caduta degli investimenti diretti esteri che si riflette sulla distribuzione delle entrate fiscali tra paesi.
Grazia Ietto Gillies dopo aver sottolineato che gli investimenti in macchinari e attrezzature fisiche sono limitati nelle imprese digitali, illustra la ‘disconnessione territoriale’ tra investimenti e attività produttive che permette a queste imprese di localizzare i primi nel paese di origine e di produrre il servizio direttamente e in tempo reale nel paese del consumatore, con conseguente caduta degli investimenti diretti esteri che si riflette sulla distribuzione delle entrate fiscali tra paesi.
Maurizio Franzini e Michele Raitano nella terza parte del loro articolo illustrano le ragioni per le quali in Italia occorre preoccuparsi della disuguaglianza, e non soltanto della povertà. Al di là della questione se la disuguaglianza negli ultimi anni sia rimasta costante o sia cresciuta, rilevano le sue caratteristiche e i suoi meccanismi che, secondo Franzini e Raitano, sono in gran parte in contrasto con il merito e la crescita, oltre che negativi per l’ambiente e la democrazia. Tutto ciò influenza le politiche da adottare.
Maurizio Franzini e Michele Raitano nella terza parte del loro articolo illustrano le ragioni per le quali in Italia occorre preoccuparsi della disuguaglianza, e non soltanto della povertà. Al di là della questione se la disuguaglianza negli ultimi anni sia rimasta costante o sia cresciuta, rilevano le sue caratteristiche e i suoi meccanismi che, secondo Franzini e Raitano, sono in gran parte in contrasto con il merito e la crescita, oltre che negativi per l’ambiente e la democrazia. Tutto ciò influenza le politiche da adottare.
Luciano Marcello Milone, nell’articolo che qui riproponiamo pubblicato originariamente a ottobre 2020, si interrogava sul rischio di un crescente ricorso al protezionismo e esaminava il ruolo che esso ha avuto in precedenti crisi globali. Milone mostrava che la risposta protezionistica alla Grande Recessione del 2008-09 è stata significativamente più debole che in precedenti episodi di crisi ed in particolare nella Grande Depressione degli anni ’30 ma riteneva anche che il preoccupante scenario protezionistico che andava delineandosi potesse peggiorare e le tendenze più recenti sembrano dargli ragione.
Luciano Marcello Milone, nell’articolo che qui riproponiamo pubblicato originariamente a ottobre 2020, si interrogava sul rischio di un crescente ricorso al protezionismo e esaminava il ruolo che esso ha avuto in precedenti crisi globali. Milone mostrava che la risposta protezionistica alla Grande Recessione del 2008-09 è stata significativamente più debole che in precedenti episodi di crisi ed in particolare nella Grande Depressione degli anni ’30 ma riteneva anche che il preoccupante scenario protezionistico che andava delineandosi potesse peggiorare e le tendenze più recenti sembrano dargli ragione.

FOCUS

Tiziana Canal e Matteo Luppi, utilizzando i dati dell’ultima (V) Indagine Inapp sulla qualità del lavoro, si concentrano su una tematica che, seppure di centrale importanza per lavoratori e imprese, riceve scarsa attenzione: la qualità del lavoro. Gli autori evidenziano un “doppio svantaggio” dei lavoratori italiani – rispetto al quale le imprese giocano un ruolo centrale - in termini sia di accesso al lavoro sia di sua qualità e sostengono che la qualità del lavoro può coincidere con una maggiore competitività delle imprese.

FOCUS

Lucrezia Fanti e Maria Enrica Virgillito propongono, sulla base di un modello ad agenti eterogenei, un’analisi degli effetti della flessibilizzazione del mercato del lavoro sul divario produttivo Nord-Sud. Comparando diversi scenari di policy le autrici sostengono che l’indicizzazione dei salari alla produttività di impresa (gabbie salariali) sono inefficaci per la convergenza e dannose per la stabilità macroeconomica diversamente dalle politiche dirette al rinnovamento dello stock di capitale e alla formazione dei lavoratori on-the-job.

FOCUS

Enrico D’Elia intervenendo nel dibattito sulle politiche di contrasto dell’inflazione, richiama l’attenzione sul ruolo che possono avere campagne di informazione ben disegnate che hanno lo scopo di ridurre, per il consumatore, il costo di ricerca delle offerte migliori. Una simile strategia, che permetterebbe anche di limitare extra-profitti e rendite, sarebbe, secondo D’Elia, attuabile già adesso nel caso dei carburanti il cui prezzo è molto variabile tra le stazioni di servizio.

CONTRAPPUNTI

Massimo Di Rienzo e Marco Polvani illustrano le modifiche proposte nel nuovo Codice dei Contratti Pubblici che indeboliscono l’istituto del Dibattito Pubblico svilendo la partecipazione civica nella progettazione delle grandi opere pubbliche. I principi ispiratori della riforma richiedono, invece, di potenziare il Dibattito Pubblico ripristinando un organo di controllo, garanzia e trasparenza e rafforzando il confronto con le comunità locali per migliorare le decisioni pubbliche e semplificare la realizzazione delle opere.

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