Menabò n. 216/2024

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Il “part-time involontario”: cosa fare?

Susanna Camusso, prendendo spunto dai contenuti di un recente rapporto del Forum Diseguaglianze e Diversità, riflette sulla gravità del fenomeno del part-time involontario che costituisce una delle principali determinanti del lavoro povero ed è una causa di ulteriori, e più gravi, differenziali di genere. In questo quadro, pur consapevole del fatto che per il part-time involontario non si dispone di una definizione giuridica, Camusso indica alcune misure di politica economica che ritiene efficaci per contrastarlo.
Susanna Camusso, prendendo spunto dai contenuti di un recente rapporto del Forum Diseguaglianze e Diversità, riflette sulla gravità del fenomeno del part-time involontario che costituisce una delle principali determinanti del lavoro povero ed è una causa di ulteriori, e più gravi, differenziali di genere. In questo quadro, pur consapevole del fatto che per il part-time involontario non si dispone di una definizione giuridica, Camusso indica alcune misure di politica economica che ritiene efficaci per contrastarlo.
Daniela Luisi, Matteo Luppi e Federica Pintaldi analizzano il fenomeno del part-time involontario in Italia guardando alle caratteristiche dei lavoratori e a quelle delle imprese e a quanto emerge da alcune testimonianze di vita quotidiana. I principali risultati sono che la incidenza del part-time involontario è maggiore fra le donne, tra i giovani e gli stranieri e nel Mezzogiorno. Inoltre il 12% delle imprese usa strutturalmente il part-time e dalle testimonianze individuali emerge che è difficile liberarsi dal part-time involontario.
Daniela Luisi, Matteo Luppi e Federica Pintaldi analizzano il fenomeno del part-time involontario in Italia guardando alle caratteristiche dei lavoratori e a quelle delle imprese e a quanto emerge da alcune testimonianze di vita quotidiana. I principali risultati sono che la incidenza del part-time involontario è maggiore fra le donne, tra i giovani e gli stranieri e nel Mezzogiorno. Inoltre il 12% delle imprese usa strutturalmente il part-time e dalle testimonianze individuali emerge che è difficile liberarsi dal part-time involontario.
Maurizio Franzini e Michele Raitano raccontano di Federica che lavora in una mensa scolastica con un contratto di lavoro part-time ciclico. Il contratto viene sospeso nei mesi di chiusura delle scuole, e in quei mesi Federica non percepisce retribuzione né può accedere ai sussidi di disoccupazione. Un lavoro di chiara rilevanza sociale si svolge, dunque, in condizioni ben poco dignitose per il lavoratore. Franzini e Raitano sostengono che è urgente intervenire e indicano alcuni modi in cui è possibile farlo.
Maurizio Franzini e Michele Raitano raccontano di Federica che lavora in una mensa scolastica con un contratto di lavoro part-time ciclico. Il contratto viene sospeso nei mesi di chiusura delle scuole, e in quei mesi Federica non percepisce retribuzione né può accedere ai sussidi di disoccupazione. Un lavoro di chiara rilevanza sociale si svolge, dunque, in condizioni ben poco dignitose per il lavoratore. Franzini e Raitano sostengono che è urgente intervenire e indicano alcuni modi in cui è possibile farlo.
Paolo Guerrieri, sulla base del suo recente libro con Pier Carlo Padoan (Europa Sovrana. Le tre sfide del Nuovo Mondo) sostiene che la strategia europea di transizione ambientale ha prestato scarsa attenzione agli sfasamenti temporali tra costi e benefici e alla asimmetrica distribuzione dei costi di aggiustamento e considera necessario un ripensamento delle politiche europee del Green Deal lungo tre direzioni: maggiore condivisione sociale, politiche industriali comuni, adeguati finanziamenti anch’essi comuni.
Paolo Guerrieri, sulla base del suo recente libro con Pier Carlo Padoan (Europa Sovrana. Le tre sfide del Nuovo Mondo) sostiene che la strategia europea di transizione ambientale ha prestato scarsa attenzione agli sfasamenti temporali tra costi e benefici e alla asimmetrica distribuzione dei costi di aggiustamento e considera necessario un ripensamento delle politiche europee del Green Deal lungo tre direzioni: maggiore condivisione sociale, politiche industriali comuni, adeguati finanziamenti anch’essi comuni.

FOCUS

Roberto Romano e Valerio Venditti analizzano il tema della contrattazione collettiva nazionale, basandosi su un più ampio articolo recentemente pubblicato su “Moneta e Credito”. Gli autori analizzano il rapporto tra distribuzione funzionale e settoriale del reddito, da un lato, e numero di lavoratori coinvolti nei contratti collettivi e valore aggiunto sottostante ogni contratto, dall’altro e sostengono l’importanza di definire un benchmark quali-quantitativo per riscrivere la matrice dei contratti collettivi nazionali.

FOCUS

Torsten Müller e Thorsten Schulten intervengono sulla direttiva europea, dell’ottobre 2022, sul salario minimo, sostenendo due tesi. La prima è che la direttiva, malgrado la sua denominazione, non ha soltanto l’obiettivo di assicurare a tutti i lavoratori e le lavoratrici salari minimi adeguati in quanto intende favorire anche la diffusione della contrattazione collettiva. La seconda è che la direttiva sta avendo e ha avuto effetti, in molti paesi, anche prima del suo recepimento, il cui termine è previsto per il prossimo novembre.

FOCUS

Anton Hemerijck e Manos Matsaganis illustrano le tesi principali contenute nel loro recente libro, il cui titolo (Chi ha paura del Welfare State, ora?) rende sintetizza la più generale e forse anche la più ‘provocatoria’ di esse: siamo entrati (quasi senza accorgercene) in una nuova epoca di consenso nei confronti del Welfare State. Un consenso fondato sull’idea che robusti sistemi di protezione sociale, se ben disegnati, rendono le nostre economie più dinamiche, le nostre società più serene, e le nostre democrazie più forti.

CONTRAPPUNTI

Massimo Aprea e Michele Raitano chiariscono l'importanza di considerare gli effetti dell'inflazione e del costo dei beni necessari sulla distribuzione del benessere economico e, dopo aver ricordato le varie difficoltà che occorre affrontare, presentano un semplice esercizio di simulazione per l’Italia che mostra, da un lato, che la disuguaglianza aumenta molto se dai redditi individuali si sottrae la spesa per cibo e, dall’altro, come la recente impennata inflazionistica può aver contribuito a aggravare la disuguaglianza.

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