Menabò n. 224/2024

IN QUESTO NUMERO

Il futuro della competitività europea è il titolo del Rapporto redatto da Mario Draghi e presentato al Parlamento Europeo lo scorso mese di settembre. Il Rapporto (che ormai è per tutti il Rapporto Draghi) è frutto di un lavoro accurato e impegnativo che, prevedibilmente, ha attratto una straordinaria attenzione. Anche quella del Menabò che nel suo numero 224 pubblica 5 contributi che di esso si occupano. La grande rilevanza delle questioni trattate, e la ricchezza degli argomenti proposti alla discussione, giustificano ampiamente questa attenzione, al di là dell’accordo che si possa avere con le diverse tesi e raccomandazioni contenute nel Rapporto. In realtà, prendere seriamente, anche con spirito critico, quelle tesi e raccomandazioni sembra quasi doveroso. Gli articoli che pubblichiamo avanzano riflessioni critiche sugli obiettivi (finali e intermedi) che il Rapporto predilige, sugli strumenti che raccomanda per raggiungerli e anche sull’adeguatezza dei secondi per raggiungere i primi. Tutto ciò sembra molto utile al Menabò che si propone di raccogliere altri contributi sul Rapporto e che auspica un dibattito ad ampio raggio ma costruttivo, in grado di influenzare le concrete decisioni politiche, alimentato dall’impegno a interrogarsi seriamente sul futuro dell’Europa, e non solo della sua competitività. Se non per altro, il Rapporto Draghi è prezioso perché offre questa possibilità.
Il futuro della competitività europea è il titolo del Rapporto redatto da Mario Draghi e presentato al Parlamento Europeo lo scorso mese di settembre. Il Rapporto (che ormai è per tutti il Rapporto Draghi) è frutto di un lavoro accurato e impegnativo che, prevedibilmente, ha attratto una straordinaria attenzione. Anche quella del Menabò che nel suo numero 224 pubblica 5 contributi che di esso si occupano. La grande rilevanza delle questioni trattate, e la ricchezza degli argomenti proposti alla discussione, giustificano ampiamente questa attenzione, al di là dell’accordo che si possa avere con le diverse tesi e raccomandazioni contenute nel Rapporto. In realtà, prendere seriamente, anche con spirito critico, quelle tesi e raccomandazioni sembra quasi doveroso. Gli articoli che pubblichiamo avanzano riflessioni critiche sugli obiettivi (finali e intermedi) che il Rapporto predilige, sugli strumenti che raccomanda per raggiungerli e anche sull’adeguatezza dei secondi per raggiungere i primi. Tutto ciò sembra molto utile al Menabò che si propone di raccogliere altri contributi sul Rapporto e che auspica un dibattito ad ampio raggio ma costruttivo, in grado di influenzare le concrete decisioni politiche, alimentato dall’impegno a interrogarsi seriamente sul futuro dell’Europa, e non solo della sua competitività. Se non per altro, il Rapporto Draghi è prezioso perché offre questa possibilità.
Elena Granaglia, prendendo le mosse dal Rapporto Draghi e approfondendo alcuni aspetti del recente documento del Forum Disuguaglianze Diversità, torna a riflettere sulla relazione fra crescita e welfare. Contro le visioni dell’inevitabilità del trade off fra crescita e welfare e del trickle down, il Rapporto riconosce le complementarità fra crescita e welfare ma presenta una visione del tutto ancillare del welfare rispetto alla crescita. Anziché di un welfare al servizio della crescita vi è necessità di un welfare al centro della crescita.
Elena Granaglia, prendendo le mosse dal Rapporto Draghi e approfondendo alcuni aspetti del recente documento del Forum Disuguaglianze Diversità, torna a riflettere sulla relazione fra crescita e welfare. Contro le visioni dell’inevitabilità del trade off fra crescita e welfare e del trickle down, il Rapporto riconosce le complementarità fra crescita e welfare ma presenta una visione del tutto ancillare del welfare rispetto alla crescita. Anziché di un welfare al servizio della crescita vi è necessità di un welfare al centro della crescita.
Andrea Boitani e Roberto Tamborini argomentano che “l’Agenda Draghi”, se attuata, non disegnerebbe una economia conforme al modello sociale europeo e a una visione di sinistra riformatrice. In particolare, secondo gli autori, non appaiono adeguatamente disegnati gli strumenti e le istituzioni in grado di garantire la diffusione dei benefici della perseguita crescita della produttività e il contenimento del potere (non solo di mercato) degli invocati campioni europei dell’innovazione e della tecnologia.
Andrea Boitani e Roberto Tamborini argomentano che “l’Agenda Draghi”, se attuata, non disegnerebbe una economia conforme al modello sociale europeo e a una visione di sinistra riformatrice. In particolare, secondo gli autori, non appaiono adeguatamente disegnati gli strumenti e le istituzioni in grado di garantire la diffusione dei benefici della perseguita crescita della produttività e il contenimento del potere (non solo di mercato) degli invocati campioni europei dell’innovazione e della tecnologia.
Sergio Cesaratto richiama l’attenzione sui tratti neo-mercantilisti del Rapporto Draghi e ritiene che in essi si annidi una critica implicita all'impianto neoliberista che ha ispirato la governance europea. Cesaratto sostiene anche che il 'nazionalismo europeo' che traspare dal Rapporto non sembra avere sempre accenti progressisti e, inoltre, che su di esso grava il rischio di essere minato dalla mancanza di uno spirito comunitario assimilabile a quello nazionale.
Sergio Cesaratto richiama l’attenzione sui tratti neo-mercantilisti del Rapporto Draghi e ritiene che in essi si annidi una critica implicita all'impianto neoliberista che ha ispirato la governance europea. Cesaratto sostiene anche che il 'nazionalismo europeo' che traspare dal Rapporto non sembra avere sempre accenti progressisti e, inoltre, che su di esso grava il rischio di essere minato dalla mancanza di uno spirito comunitario assimilabile a quello nazionale.
Secondo il Forum Disuguaglianze e Diversità il Piano Draghi non fa bene all’Europa, non ne valorizza i punti di forza, promuove una crescita che trascura la giustizia sociale. Questo giudizio emerge dall’estesa analisi critica del Piano Draghi da parte del Forum, qui sintetizzata. Come si evince dalle Lettere di Missione ai membri designati della Commissione UE, il Piano è già penetrato nell’agenda europea. Il Forum propone, invece, di aprire un confronto pubblico, informato e aperto sul futuro dell’Unione, prima che sia attuato.
Secondo il Forum Disuguaglianze e Diversità il Piano Draghi non fa bene all’Europa, non ne valorizza i punti di forza, promuove una crescita che trascura la giustizia sociale. Questo giudizio emerge dall’estesa analisi critica del Piano Draghi da parte del Forum, qui sintetizzata. Come si evince dalle Lettere di Missione ai membri designati della Commissione UE, il Piano è già penetrato nell’agenda europea. Il Forum propone, invece, di aprire un confronto pubblico, informato e aperto sul futuro dell’Unione, prima che sia attuato.
Floriana Cerniglia e Francesco Saraceno prendendo spunto dal Rapporto Draghi che considera prioritario ripensare la politica di bilancio e dell’investimento pubblico, sostengono che senza un cambiamento radicale della politica industriale, l’Europa sarà uno spettatore della transizione ecologica e digitale e il divario con Usa e Cina aumenterà. Purtroppo, le nuove regole del Patto di stabilità sono un ritorno al passato: mani legate agli Stati per finanziare gli investimenti e perciò occorre riaprire le discussioni sulla riforma delle regole del Patto.
Floriana Cerniglia e Francesco Saraceno prendendo spunto dal Rapporto Draghi che considera prioritario ripensare la politica di bilancio e dell’investimento pubblico, sostengono che senza un cambiamento radicale della politica industriale, l’Europa sarà uno spettatore della transizione ecologica e digitale e il divario con Usa e Cina aumenterà. Purtroppo, le nuove regole del Patto di stabilità sono un ritorno al passato: mani legate agli Stati per finanziare gli investimenti e perciò occorre riaprire le discussioni sulla riforma delle regole del Patto.

FOCUS

Leda Accosta e Saverio Bombelli ricordano le molte questioni relative al lavoro domestico su cui occorre riflettere: il lavoro irregolare e l’evasione contributiva, il peso che le esigenze di cura della famiglia e domestica hanno sulle scelte lavorative, il ruolo che nuovi incentivi fiscali e sgravi contributivi potrebbero avere sul costo effettivo del lavoro domestico. Per favorire queste riflessioni i due autori richiamano alcuni andamenti di lungo periodo e presentano i risultati di una loro analisi delle più recenti tendenze.

FOCUS

Maria De Paola e Luca Sommario esaminano i dati sulla quota di lavoratori del settore privato extra-agricolo che tra il 2005 e il 2022 hanno usufruito dei permessi retribuiti previsti dalla legge 104 per assistere familiari con disabilità grave. Tale quota, anche come riflesso dell’invecchiamento della popolazione è cresciuta dallo 0,26 al 2,3%, con incidenza maggiore tra le donne e rilevante variabilità territoriale. Ciò segnala che la 104, pur sempre essenziale, non è più sufficiente e occorre pensare a nuovi strumenti.

FOCUS

Paolo Carnazza, si sofferma sulla recente circolare del Ministro dell’istruzione e del merito che proibisce l’utilizzo dello smartphone nelle scuole fino alla secondaria di secondo grado e richiama autorevoli studi scientifici internazionali sugli effetti negativi di tale utilizzo in termini di perdita di concentrazione, diminuzione della capacità dialettica, di spirito critico e adattabilità. Se ciò può giustificare la proibizione, sostiene Carnazza, resta fondamentale la collaborazione tra la scuola e le famiglie.
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