Menabò n. 225/2024

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L’impatto politico della guerra: ambientalismo e consenso per le politiche ambientali

Enrico D’Ecclesiis, Eugenio Levi e Fabrizio Patriarca si soffermano sul repentino cambiamento del contesto politico nelle nuove condizioni internazionali del periodo post-pandemico. In particolare si concentrano sulla parabola dell’ambientalismo e delle politiche ambientali e presentano i risultati di un’analisi dell’impatto dello scoppio della guerra in Ucraina sul consenso per partiti con piattaforme orientate alla sostenibilità, considerando anche il ruolo delle condizioni economiche e dell’agenda dei protagonisti del dibattito pubblico.
Enrico D’Ecclesiis, Eugenio Levi e Fabrizio Patriarca si soffermano sul repentino cambiamento del contesto politico nelle nuove condizioni internazionali del periodo post-pandemico. In particolare si concentrano sulla parabola dell’ambientalismo e delle politiche ambientali e presentano i risultati di un’analisi dell’impatto dello scoppio della guerra in Ucraina sul consenso per partiti con piattaforme orientate alla sostenibilità, considerando anche il ruolo delle condizioni economiche e dell’agenda dei protagonisti del dibattito pubblico.
Paolo Naticchioni ricorda che 1/3 dei fondi della legge di bilancio 2025 servirà ad aumentare i redditi da lavoro medio-bassi, a scapito di settori come la sanità e la scuola. In molti paesi OCSE il recupero del potere d’acquisto dei salari più bassi, eroso dall’inflazione, è stato ottenuto elevando il salario minimo, senza drenare risorse pubbliche. In Italia l’animosità del dibattito politico impedisce un’equilibrata valutazione dei benefici derivanti dall’introduzione del salario minimo o da un’ampia riforma della contrattazione collettiva.
Paolo Naticchioni ricorda che 1/3 dei fondi della legge di bilancio 2025 servirà ad aumentare i redditi da lavoro medio-bassi, a scapito di settori come la sanità e la scuola. In molti paesi OCSE il recupero del potere d’acquisto dei salari più bassi, eroso dall’inflazione, è stato ottenuto elevando il salario minimo, senza drenare risorse pubbliche. In Italia l’animosità del dibattito politico impedisce un’equilibrata valutazione dei benefici derivanti dall’introduzione del salario minimo o da un’ampia riforma della contrattazione collettiva.
Andrea Boitani commenta il recente intervento di Claudio De Vincenti sul Menabò nel quale presentava le linee essenziali del suo recente libro. Boitani argomenta come siano molti e complessi gli intrecci tra i problemi allocativi su cui De Vincenti si concentra e quelli distributivi e di welfare che vengono invece lasciati fuori dalla sua analisi. Inoltre, l’artrite della “mano invisibile” e la concentrazione del potere risulterebbero con più evidenza guardando in profondità al funzionamento dei mercati finanziari.
Andrea Boitani commenta il recente intervento di Claudio De Vincenti sul Menabò nel quale presentava le linee essenziali del suo recente libro. Boitani argomenta come siano molti e complessi gli intrecci tra i problemi allocativi su cui De Vincenti si concentra e quelli distributivi e di welfare che vengono invece lasciati fuori dalla sua analisi. Inoltre, l’artrite della “mano invisibile” e la concentrazione del potere risulterebbero con più evidenza guardando in profondità al funzionamento dei mercati finanziari.
Anton Hemerijck e David Bokhorst intervengono sul Rapporto Draghi e dopo averne sottolineato l’importanza riflettono criticamente sul ruolo che esso assegna allo Stato sociale nella prospettiva della crescita. Secondo i due autori, Draghi pur non condividendo l’idea dominante che produttività e competitività richiedono di ridurre il costo del lavoro trascura il contributo che lo Stato sociale può dare alla crescita e che a loro parere dipende soprattutto dall’adesione al paradigma dell’investimento sociale.
Anton Hemerijck e David Bokhorst intervengono sul Rapporto Draghi e dopo averne sottolineato l’importanza riflettono criticamente sul ruolo che esso assegna allo Stato sociale nella prospettiva della crescita. Secondo i due autori, Draghi pur non condividendo l’idea dominante che produttività e competitività richiedono di ridurre il costo del lavoro trascura il contributo che lo Stato sociale può dare alla crescita e che a loro parere dipende soprattutto dall’adesione al paradigma dell’investimento sociale.

FOCUS

Elisabetta Di Tommaso si occupa del Bonus asili nido e, esaminando i dati rilevanti, osserva che l’erogazione di circa 650 milioni di euro nel 2023 ha permesso a quasi 480mila bambini di meno di 3 anni di beneficiare del Bonus e alle famiglie di recuperare in media il 62% della spesa sostenuta per le rette. Ricordando le tendenze alla denatalità Di Tommaso suggerisce che una diffusione più capillare e omogenea delle strutture per la prima infanzia ed un rimborso più consistente delle rette potrebbero contrastare quelle tendenze.

FOCUS

Manfredi Alberti ripercorrendo le linee essenziali del suo libro, Il lavoro in Italia. Un profilo storico dall’Unità a oggi (recentemente pubblicato da Carocci) offre un ampio affresco della storia del lavoro in Italia nel quale vengono intrecciati problemi e aspetti di natura diversa. Ciò permette ad Alberti di mettere in evidenza quanto sia importante, per comprendere quella storia, prestare attenzione non soltanto alla dimensione economica, ma anche a quella politica e sociale.

FOCUS

Giuseppe Pio Dachille, Monica Pia Cecilia Paiella e Diego Pieroni si occupano degli strumenti di anticipo pensionistico che garantiscono una maggiore flessibilità nell’uscita dal mercato del lavoro. Gli autori mostrano che l’aumento della componente contributiva, che determina l’equilibrio attuariale individuale in base ai contributi versati e all’aspettativa di vita al momento del pensionamento, mitiga gli effetti negativi sull’equilibrio e la sostenibilità del sistema pensionistico.

CONTRAPPUNTI

Massimo Aprea prendendo spunto da un recente articolo di Max Roser sul New York Times riflette sulla povertà a livello internazionale. Dopo aver ricordato come viene definita la soglia della povertà internazionale, sottolinea che il suo livello (2.15$ al giorno) è da estrema deprivazione e mostra che utilizzando soglie più elevate (fino a giungere ai 30$ auspicati da Roser) il numero dei poveri a livello mondiale non diminuisce, come è accaduto per la soglia più bassa, ma cresce e ciò richiede di prestare attenzione alle disuguaglianze.

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