“Secondo i momenti ed i sentimenti in cui i fatti sono stati vissuti”. Il fondo Luciano Barca presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Vittore Armanni e Mariamargherita Scotti argomentano che l’intervento di riordino, inventariazione e digitalizzazione dell’archivio di Luciano Barca, realizzato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli grazie al sostegno del Mibact, è una vera e propria autobiografia per documenti, che dialoga con la pubblicazione, nel 2005, delle Cronache dall’interno del vertice del PCI. L’archivio mostra in controluce le vicende globali del secondo dopoguerra, e costituisce un ulteriore tassello del programma della Fondazione di valorizzare gli archivi di personalità di primo piano della politica, dell’economia e della cultura italiana.

Il fondo Luciano Barca conservato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, recentemente fatto oggetto di un intervento di riordino, inventariazione e digitalizzazione grazie al sostegno del Mibact, ha i contorni di una vera e propria autobiografia per documenti, che Barca ha costruito, nel corso degli anni Novanta, in parallelo al lavoro redazionale per la pubblicazione del suo diario, edito nel 2005 da Rubbettino nei tre volumi delle Cronache dall’interno del vertice del PCI. Come ogni autobiografia – e come ogni archivio, d’altra parte – esso è frutto di una selezione e riorganizzazione che molto devono al momento in cui il soggetto produttore decide di rileggere (e reinterpretare) il proprio passato per tramandarlo ai posteri.

“Specchi di carta”, “individual’s self narrative”, “evidence of identity”, “possibile canovaccio” per un’autobiografia: negli ultimi anni studiosi e archivisti hanno riflettuto sull’archivio di persona quale «strumento vivo di costruzione e di affermazione di sé, grazie al dialogo serrato con la propria memoria» (Vitali, Premessa, in Il potere degli archivi. Uso del passato e difesa dei diritti nella società contemporanea, 2007, p. 87), in linea con il crescente interesse della storiografia e delle scienze umane nei confronti del tema della soggettività. Per quanto riguarda l’archivio Barca, suonano perfette le parole scritte da Luciano Boccalatte a proposito dell’archivio dello storico della resistenza Guido Quazza: «Risulta con chiarezza il valore di strumento autobiografico attribuito all’archivio, lo schema mentale che guida l’organizzazione dei documenti (…), il progetto consapevole di edificare l’immagine di sé da consegnare ai posteri. Se si volesse riprendere la metafora dello “specchio di carta” riferita agli archivi di persone, si potrebbe più propriamente impiegare qui il termine di “autoritratto” disegnato con le carte, intendendo sottolineare la presenza costante di una volontà che ha fortemente preordinato la documentazione, connotazione che in questa misura pare piuttosto rara anche tra archivi di tipologia analoga» (Boccalatte, Guido Quazza. L’archivio e la biblioteca come autobiografia, 2008, pp. 173-174).

La struttura delle due serie che compongono il fondo – una, più contenuta in termini numerici, di documenti ordinati tematicamente e una, maggioritaria, di documenti ordinati cronologicamente per un totale di 57 buste – è un chiaro esempio di questo lavoro di memoria e (auto)rappresentazione, che favorisce (e suggerisce) una lettura autobiografica delle carte, che accompagnano, passo dopo passo, fascicolo dopo fascicolo, alla scoperta di un percorso intellettuale, politico e umano ricco di incontri e di viaggi, di impegno e di ricerca. Non basta. Qua e là, come i sassolini bianchi di Pollicino, alcuni appunti manoscritti lasciati da Barca nei fascicoli all’atto della costruzione del fondo invitano alla riflessione e alla contestualizzazione, fornendo una chiave di lettura delle vicende documentate in queste fonti e rinviando talvolta in maniera esplicita alle pagine delle Cronache.

Qual è, dunque, l’immagine di sé che Barca ha voluto lasciare con il suo archivio?

Certamente, l’archivio risente in maniera determinante del momento in cui è stato organizzato per essere depositato alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. L’ultimo appunto registrato dal terzo volume delle Cronache è datato 21 settembre 1998 ed è dedicato alla lettera con la quale Massimo D’Alema – con qualche mese di ritardo – si rammarica della decisione di Barca di non rinnovare la tessera del PDS a partire dal 1997. Da quel momento in poi Barca si considererà «un semplice cittadino nell’ancora vasto mondo della sinistra italiana». Significativamente, appena qualche mese prima, il 24 marzo, Barca aveva appuntato: «Colloquio con Veca, presidente della Fondazione Feltrinelli sulla sistemazione mio archivio e sul Diario. Forse si giungerà a un risultato positivo». Archivio e diario, dunque, appaiono fin da allora strettamente connessi, ed entrambi sembrano rispondere alla medesima necessità di fare i conti con un passato che si considera definitivamente (e amaramente) chiuso. Il passato di un dirigente del Partito comunista italiano, ma non solo. Ciò che le carte testimoniano, infatti, forse ancor più delle Cronache, è la vicenda biografica di un uomo che ha attraversato i primi cinquant’anni della storia repubblicana da protagonista: militante, giornalista, dirigente di partito, parlamentare di lungo corso, studioso di economia, attento conoscitore delle cose della politica e della società, con uno sguardo sempre attento alla dimensione internazionale. Colpisce in maniera particolare l’attenzione e la cura che Barca mette nel suo lavoro di deputato e senatore, del quale appunti inediti, corrispondenza e note interne per i vertici del Pci danno puntuale testimonianza. È dunque possibile, grazie ai documenti conservati da Barca, entrare nel laboratorio della politica, osservandone dal vivo il processo decisionale, frutto di un dialogo serio e costruttivo tanto con gli alleati quanto con gli avversari, segno di una politica fatta con passione e con altrettanto senso di responsabilità. Le carte di Luciano Barca, in cui si incrociano comunicazioni interne al Partito e proposte di legge, interventi a convegni e comizi, articoli per riviste internazionali ed editoriali di «Rinascita», appunti di incontri segreti con Aldo Moro e corrispondenza con Paolo Baffi, note riservate per Togliatti e Berlinguer, rappresentano uno strumento prezioso per lo studio di un’opposizione che ha saputo contribuire con impegno, serietà e determinazione alla costruzione della democrazia e allo sviluppo del Paese, dall’interno delle istituzioni e nel pieno rispetto delle istituzioni. Ed è così che l’archivio Barca permette non solo di conoscere le vicende del suo soggetto produttore, ma di seguire, insieme a lui, i principali snodi del dopoguerra: i Consigli di Gestione, l’attentato a Togliatti, «l’indimenticabile ’56», il boom economico, i movimenti di contestazione e le lotte operaie degli anni Sessanta, e poi ancora il compromesso storico, la stagione del terrorismo, lo sgretolarsi del comunismo internazionale, l’esplodere della corruzione, ma anche le proposte per un’energia più pulita e per un’economia più etica.

La conservazione, descrizione e valorizzazione degli archivi di studiosi di scienze storiche, sociologiche ed economiche costituisce da sempre un obiettivo primario della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, perseguito in parallelo, con significative intersezioni, all’azione di monitoraggio e di acquisizione di fondi afferenti a militanti, funzionari e dirigenti dei partiti della sinistra storica, a iniziare dalla fine dell’Ottocento. Nel primo ambito è noto che per alcune figure di spicco della storia novecentesca i complessi documentari restituiscono un complesso mosaico di attività, di interessi e di ricerche propri della militanza insieme intellettuale e politica, come nel caso di Leo Valiani e naturalmente di Luciano Barca, e di alcune figure entrate negli ultimi anni a far parte del patrimonio: storici dell’economia, dell’industria e del lavoro come Ruggiero Romano (condirettore della Storia d’Italia Einaudi insieme a Corrado Vivanti), Duccio Bigazzi (autore di studi fondamentali sull’organizzazione del lavoro e sulla grande fabbrica, in particolare nel settore automobilistico), Bruno Cartosio (tra i più noti americanisti viventi), Paolo Sylos Labini, Tomás Maldonado (del quale sono stati recentemente acquisiti archivio e biblioteca) e altri personaggi minori.

Questo piccolo ma qualificato nucleo di carte di protagonisti del nostro Novecento assume i contorni di un archivio di concentrazione generativo delle linee di ricerca della Fondazione, nella convinzione che la profondità storica del dibattito contemporaneo non sia un elemento accessorio della riflessione, ma ne costituisca per così dire un prerequisito essenziale, e che il valore euristico dei documenti, condivisi con un’utenza che travalichi quella degli specialisti, possa non solo costituire un antidoto alle semplificazioni, alle mistificazioni e alle fake news, ma anche uno strumento di analisi e di verifica, di comparazione e di ispirazione.

La strategia di valorizzazione segue dunque una linea di piena integrazione e interscambio con la comunità di tutti coloro che a diverso gradiente di consapevolezza e conoscenza potranno accedere dal sito della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli (www.fondazionefeltrinelli.it) all’archivio di Barca, grazie alla digitalizzazione integrale, in due modalità: da un lato si può visualizzare verticalmente la struttura del fondo e attivare la ricerca libera per finalità specifiche (o anche per navigare tra le parole chiave: nomi, luoghi, eventi…); dall’altro è stata predisposta una piattaforma che, con l’ausilio di una aggregazione orizzontale per temi, permette una navigazione guidata tra alcuni documenti, scelti tra i più significativi, conservati nell’archivio stesso. La ricognizione in entrambi gli ambienti disvelerà una fotografia fedele del mondo di Barca così come ci è stato da lui trasmesso, e una panoramica di grande interesse sulle vicende non solo italiane del secondo Novecento.

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