ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 182/2022

14 Novembre 2022

Startup innovative e decisioni migratorie (*)

Anna Cecilia Rosso in relazione al fenomeno dell’emigrazione dei giovani italiani con elevati livelli di istruzione si chiede se una politica industriale che ha come scopo il supporto delle startup innovative sul territorio italiano, come lo Startup Act del 2012, possa contribuire a limitare quel fenomeno. Presentando i risultati di una sua analisi condotta nell’ambito del programma VisitInps, Rosso risponde positivamente e sostiene che politiche a supporto delle imprese possono influenzare indirettamente le scelte migratorie.

In uno studio in corso di svolgimento nell’ambito del programma VisitInps analizzo le decisioni migratorie e le metto in relazione a scelte governative di politica industriale a supporto delle nuove imprese ad alto contenuto innovativo. Lo scopo dell’analisi è quello di capire se un sistema economico più favorevole alla creazione di impresa abbia conseguenze positive anche sul mercato del lavoro e possa rappresentare un deterrente al brain drain osservato in Italia negli ultimi decenni.

In base ai dati Istat (Migrazioni- Trasferimenti di residenza; Emigrati per paesi di destinazione), il numero degli italiani giovani (18-40 anni) che si sono spostati all’estero è infatti cresciuto di più di 2 volte tra il 2010 e il 2015, passando da 33,126 a 70,195 individui, circa rispettivamente lo 0,21% e lo 0.50% della popolazione residente nella stessa fascia di età. Studi recenti hanno mostrato che l’aumento dell’emigrazione italiana ha causato una diminuzione della nascita di nuove imprese con effetti negativi sulla domanda di lavoro nei mercati locali (M. Anelli, G. Basso, G. Ippedico, G. Peri, “Emigration and Entrepreneurial Drain”, IZA DP No. 13390, 2020) e una perdita di produttività soprattutto in imprese ad alta intensità di competenze specializzate (E. Dicarlo, “How do Firms adjust to Negative Labor Supply Shocks? Evidence from Migration Outflows”, IZA DP No. 14994, 2022).

Gli italiani si sono spostati verso altri paesi nel nord Europa meno toccati dalla recessione e nei quali i salari offerti erano più alti (F. Schivardi, T. Schmitz, “The IT Revolution and Southern Europe’s Two Lost Decades”, Journal of the European Economic Association, 2020) 

Background Istituzionale

a) Emigrazione italiana negli ultimi anni. Il tasso dei giovani italiani di età compresa tra i 20 e 40 anni che si è registrato come residente in un altro paese è aumentato più che proporzionalmente rispetto alle altre classi di età, soprattutto in seguito alla recessione del 2010 (Figura 1). Inoltre, più della metà degli italiani emigrati ha scelto come meta altri paesi europei: Germania, Svizzera e Regno Unito. 

Figura 1: Tasso emigratorio per classi di età

Fonte: Elaborazione dell’autore su dati AIRE (emigrati) e Istat (popolazione). Flusso di emigrati sul totale della popolazione per classi di età. Anni 2002-2017

b) Lo “Startup Act”. Nel 2012 il governo italiano ha introdotto lo “Startup Act” (Legge n.221 del 17 Dicembre 2012). Lo scopo del programma era quello di supportare le startup innovative, attraverso un insieme di agevolazioni, tra cui la riduzione delle frizioni finanziarie che limitano l’accesso ai fondi necessari per la crescita e lo sviluppo dell’impresa. Per accedere al programma le imprese devono essere costituite da meno di 5 anni e soddisfare almeno uno dei seguenti tre requisiti: 1. avere forza lavoro specializzata (master o dottorati); 2. avere un brevetto; 3. investire in R&S. Studi recenti hanno mostrato che nelle imprese che hanno partecipato al programma si sono avuti effetti positivi in termini di aumento del numero occupati, degli investimenti e del valore aggiunto. Gli effetti positivi sembrano essere legati al miglior accesso ai finanziamenti sia privati (“venture capital”) che bancari. (F. Manaresi, C. Menon, P. Santoleri, “Supporting innovative entrepreneurship: an evaluation of the Italian “Start-up Act”, Industrial and Corporate Change, 2021). 

Giovani e startup innovative. I giovani con alti livelli di istruzione sono il gruppo della popolazione con maggiori probabilità di diventare imprenditori (J. Liang, H. Wang e E.P.Lazear “Demographics and En-trepreneurship”, Journal of Political Economy, 2018); nel caso italiano sono però anche il gruppo della popolazione con tassi emigratori più alti. Per questa ragione, la creazione di un ecosistema orientato al supporto di nuove imprese innovative potrebbe avere trattenuto in Italia i giovani più propensi ad emigrare. Inoltre, nuove imprese di successo portano ad un aumento della domanda proprio di quelle competenze specifiche ad alto contenuto tecnologico che l’Italia ha perso negli ultimi anni a causa dell’emigrazione all’estero. 

L’effetto della policy sulla probabilità di emigrare. Per analizzare come lo Startup Act abbia influito sulla probabilità di emigrare, lo studio usa l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) per misurare i tassi emigratori, i dati del Registro delle Startup Innovative, creato ai fini di seguire le imprese che hanno partecipato al programma, incrociati ai dati sul Registro delle Imprese italiane di Cerved e i dati sulle carriere dei lavoratori disponibili sulla piattaforma VisitInps. La base dati così creata ha permesso la localizzazione delle imprese innovative e del mercato del lavoro di riferimento. I dati sono stati analizzati a livello comunale, utilizzando informazioni riferite a prima e dopo l’introduzione del programma. Il tasso emigratorio è misurato come flusso di individui in età compresa tra i 20 e i 60 anni distinti per il paese di destinazione (EU e non EU). 

Le imprese innovative sono disperse su tutto il territorio italiano ma mostrano un’alta concentrazione in alcuni settori, in particolare nel manifatturiero e soprattutto nei Servizi di Informazione e Comunicazione e nelle Attività professionali, scientifiche e tecniche.

L’effetto del programma sul tasso di emigrazione è stimato attraverso metodi di regressione, paragonando il tasso emigratorio registrato nei comuni in cui almeno una startup innovativa ha partecipato al programma (trattati) con quello dei comuni in cui nessuna startup risulta iscritta (controlli) nel periodo esaminato, che comprende anni precedenti e successivi alla prima iscrizione al programma.

La Figura 2 mostra la stima della differenza nel flusso di emigrati in rapporto alla popolazione (espressa in punti percentuali) tra comuni trattati e comuni di controllo. Il panel A considera tutti gli emigrati italiani, il panel B considera gli emigrati verso destinazioni europee e il panel C verso destinazioni extra europee. L’esistenza di una startup innovativa iscritta al programma ha diminuito il tasso emigratorio solo verso altri paesi europei di almeno 0.05 punti percentuali (35% rispetto al tasso nel 2012). Non emerge, invece, alcun effetto sul flusso emigratorio verso paesi extra-europei.

Figura 2: Differenze in punti percentuali nel tasso migratorio tra comuni trattati e comuni di controllo, da 4 anni prima a 4 anni dopo la partecipazione della prima startup innovativa al programma

Nota: I grafici riportano le stime puntuali e gli intervalli di confidenza al 95 per cento. Solo la prima coorte di comuni trattati (2013) è inclusa nella stima.

I fattori che portano a questa diminuzione. Un ulteriore, importante, risultato riguarda le imprese innovative create già prima dell’introduzione del programma. Risulta che la possibilità di partecipare al programma ha avuto anche effetti sulle dinamiche del mercato del lavoro locali: nei comuni in cui sono localizzate queste giovani imprese si è avuto un aumento degli occupati di età inferiore ai 35 anni, che spesso hanno fatto il loro ingresso nel mercato del lavoro con contratti di apprendistato. Rilevante è il fatto che questi effetti sono maggiori nei settori in cui le startup innovative sono più concentrate. Emerge anche che dinamiche simili a quelle appena richiamate si sono riscontrate anche a livello di impresa.

In conclusione, lo Startup Act, nato nel 2012 con lo scopo di creare un ecosistema più dinamico a supporto di realtà ad alto contenuto tecnologico, non aveva l’obiettivo diretto di ridurre il tasso emigratorio dei giovani italiani con alti livelli di istruzione. Questo, però, sembra essere stato uno dei suoi effetti. E da questo si può trarre la conclusione che le scelte di politica industriale possono influenzare le dinamiche della popolazione con effetti rilevanti sul mercato del lavoro.


(*) Questo articolo viene pubblicato in contemporanea anche su lavoce.info (www.lavoce.info)

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