{"id":3152,"date":"2016-10-16T20:19:41","date_gmt":"2016-10-16T18:19:41","guid":{"rendered":"https:\/\/eticaeconomia.it\/lintervento-sulle-quattordicesime-dei-pensionati-si-puo-fare-di-piu\/"},"modified":"2016-10-16T20:19:41","modified_gmt":"2016-10-16T18:19:41","slug":"lintervento-sulle-quattordicesime-dei-pensionati-si-puo-fare-di-piu","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/eticaeconomia.it\/lintervento-sulle-quattordicesime-dei-pensionati-si-puo-fare-di-piu\/","title":{"rendered":"L’intervento sulle “quattordicesime” dei pensionati. Si pu\u00f2 fare di pi\u00f9?"},"content":{"rendered":"

Il verbale d’intesa sulle pensioni sottoscritto fra Governo e parti sociali lo scorso 28 settembre contiene due misure miranti al sostegno dei redditi medio-bassi. La prima, qui solo accennata, consiste nell’aumento di 97 euro della detrazione IRPEF per i pensionati di et\u00e0 inferiore a 75 anni, in modo da portare la corrispondente no-tax area<\/em> a 8.125 euro, come per dipendenti e pensionati pi\u00f9 vecchi. La seconda, sulla quale si concentra questo contributo, prevede di: a) aumentare di circa il 30% (secondo le dichiarazioni del ministro del lavoro riportate dalla stampa) l’importo della cosiddetta “quattordicesima” attualmente riconosciuta a 2,1 milioni di pensionati; b) estendere tale beneficio (senza l\u2019aumento di cui sopra, dunque ai valori attuali) ad altri 1,2 milioni di pensionati attraverso l\u2019aumento della soglia di reddito sotto la quale viene riconosciuto, da 1,5 a 2 volte il valore dell’integrazione al minimo (ovvero, da circa 750 a 1000 euro mensili).<\/p>\n

La \u201cquattordicesima\u201d \u00e8 stata introdotta con l’art. 5 del D. L. 81\/2007 (governo Prodi) che ha previsto per le pensioni IVS (invalidit\u00e0, vecchiaia e superstiti, dunque non le assistenziali) erogate a favore dei pensionati di almeno 64 anni un supplemento annuale, pagato nel mese di luglio, pari dal 2008 a 336 euro. Tale supplemento sale a 420 e 504 euro, rispettivamente, in caso di anzianit\u00e0 contributiva superiore a 15 e 25 anni (per gli ex lavoratori dipendenti) o a 18 e 28 anni (per gli ex lavoratori autonomi). Il bonus viene riconosciuto per redditi individuali inferiori a 9.787 euro annui, con un successivo decalage<\/em> della prestazione che la azzera in corrispondenza di un reddito annuo pari a 10.291 euro. E’ cumulabile con le altre maggiorazioni pensionistiche, salvo una riduzione di 156 euro nel caso venga riconosciuto contemporaneamente anche il “milione al mese<\/em>” (attualmente 638,33 euro mensili).<\/p>\n

La relazione tecnica del D. L. 81\/2007 stimava la platea di beneficiari in 3.050.000 pensionati e un valore medio della prestazione di 379 euro, con una spesa annua complessiva per il bilancio pubblico di 1.156 milioni. In realt\u00e0, sia il numero di beneficiari che la spesa sono risultati inferiori alle attese: come riportato nel verbale d\u2019intesa, gli attuali beneficiari sarebbero appena 2,1 milioni, dunque circa un milione in meno, mentre dal bilancio dell\u2019INPS emerge una spesa complessiva attorno ai 900 milioni, per un importo medio della \u201cquattordicesima\u201d pari a 410-420 euro, dunque un po’ pi\u00f9 alto del previsto. Estendendo la misura ad altri 1,2 milioni di pensionati e considerando che l\u2019anzianit\u00e0 media, e dunque anche la prestazione media, aumentano col valore della pensione maturata, il costo per il bilancio pubblico dovrebbe risultare di poco superiore ai 500 milioni, mentre l\u2019aumento del 30% del valore della quattordicesima per chi gi\u00e0 ne beneficia dovrebbe portare un onere di ulteriori 300 milioni, per un totale attorno agli 800 milioni. L\u2019onere potrebbe per\u00f2 ridursi se, come accaduto nel 2007\/2008, la platea effettiva risultasse sensibilmente inferiore alle attese.<\/p>\n

Di fatto, la misura ventilata segue il solco tracciato dagli “80 euro” mensili concessi ai lavoratori dipendenti dal maggio 2014: un trasferimento diretto di reddito ai ceti medio-bassi \u2013 in questo caso, come detto, chi gi\u00e0 beneficiava della \u201cquattordicesima\u201d se la vede incrementare del 30%; chi aveva un reddito di poco superiore al limite per ricevere la prestazione ha ora diritto alla \u201cquattordicesima\u201d \u2013 che sovente \u00e8 stato ricondotto dai commentatori a motivazioni elettorali e i cui effetti di promozione dei consumi sembrano, ad oggi, piuttosto deludenti. Va, tuttavia, evidenziato che il deteriorarsi delle condizioni di finanza pubblica non ha permesso di estendere anche ai pensionati l\u2019erogazione degli \u201c80 euro\u201d, che avrebbe comportato un esborso di qualche miliardo, generando un aumento del 10-15% delle prestazioni minime pensionistiche. L’intervento sulla \u201cquattordicesima\u201d si caratterizza, dunque, come una soluzione “di ripiego” dal costo assai pi\u00f9 contenuto. Peraltro, la norma degli \u201c80 euro\u201d si configura sostanzialmente come un aumento della detrazione per lavoro dipendente (la relativa normativa \u00e8 esplicitamente richiamata, anche se la scelta del legislatore \u00e8 stata di mantenerla distinta, per farla risaltare in busta paga), dunque la ventilata convergenza della no-tax area<\/em> dei pensionati verso quella dei lavoratori dipendenti copre solo una piccola parte dell’accresciuto divario fra le due categorie.<\/p>\n

La misura interviene unicamente sulle pensioni IVS, cos\u00ec ristabilendo una pi\u00f9 netta differenza negli importi delle prestazioni pensionistiche di natura assistenziale e di natura previdenziale, che avevano teso a livellarsi drammaticamente negli ultimi anni anche come effetto del riconoscimento, come prestazione assistenziale, del “milione al mese” agli ultrasettantenni. A tale proposito, va per\u00f2 osservato che il livello minimo delle pensioni assistenziali rimane molto basso \u2013 considerando anche le maggiorazioni, 460,99 euro mensili fino a 69 anni, che salgono a 638,33 euro dai 70 anni \u2013 e non \u00e8 tale da consentire una vita dignitosa a chi \u00e8 privo di altri supporti.<\/p>\n

Si \u00e8 accennato al fatto che gli oneri potrebbero risultare inferiori a quanto preventivato se, come gi\u00e0 successo, la platea dei beneficiari si rivelasse inferiore alle attese. D\u2019altra parte, la platea potrebbe essere ben pi\u00f9 vasta se ci si limitasse a considerare il numero di pensionati che godono di redditi pensionistici complessivamente inferiori ai 1.000 euro al mese: costoro sono, infatti, circa 7 milioni, fra i quali circa 2 milioni beneficiano di pensioni assistenziali e circa 4 milioni godono di pensioni IVS integrate al minimo (da 527,72 a 638,33 euro mensili con le maggiorazioni). Di fatto, anche limitandosi a considerare queste ultime, peraltro gi\u00e0 sottoposte alla prova dei mezzi, la platea sarebbe significativamente superiore ai 3,3 milioni complessivi preventivati nel protocollo d’intesa (che corrispondono al dato 2016 dei soli trattamenti integrati al minimo INPS, esclusi dipendenti pubblici, ex Enpals e pensioni non INPS).<\/p>\n

In effetti, pu\u00f2 ben darsi che la platea dei beneficiari e i relativi oneri saranno, invece, sostanzialmente contenuti dall’interagire e dal sovrapporsi delle diverse prove dei mezzi cui sono soggette le varie integrazioni al reddito dei pensionati. Questo punta l\u2019indice su una mancata semplificazione e razionalizzazione, che sempre pi\u00f9 d\u00e0 a questa materia un carattere etereo. Permangono, infatti, nel sistema pensionistico una pluralit\u00e0 di istituti rivolti alle stesse finalit\u00e0, ciascuno soggetto ad una distinta prova dei mezzi (means test) e ciascuno rientrante in tutto, in parte o per niente nelle altre prove dei mezzi, secondo una logica a volte difficile da cogliere. Ad esempio, considerando solo le pensioni di vecchiaia, alla prestazione pensionistica di base possono sommarsi, le seguenti altre prestazioni:<\/p>\n