Il necessario sostegno nelle relazioni collettive. <\/strong>La mancanza di una azione europea incisiva si avverte in modo particolarmente acuto nelle materie delle relazioni collettive di lavoro, come rilevano con preoccupazione i sindacati europei.<\/p>\n\n\n\nIl fatto che si tratti di materie ai margini (o al di fuori) delle competenze dell\u2019Unione, non ha impedito alle autorit\u00e0 comunitarie di prendere in passato una serie di iniziative volte a riconoscere l\u2019esercizio di significativi diritti dei sindacati, in materia di informazione e partecipazione nelle imprese nonch\u00e9 ad attivare il dialogo sociale, fino a riconoscere la possibilit\u00e0 di una contrattazione collettiva di rilevanza europea.<\/p>\n\n\n\n
Su questa base si \u00e8 sviluppata fra le parti sociali europee una attivit\u00e0 negoziale autonoma in diverse materie attinenti ai rapporti individuali e collettivi di lavoro, che ha arricchito la regolazione sociale acquisita dall\u2019Europa (cfr. M. Peruzzi, L\u2019autonomia nel dialogo sociale europeo,<\/em> Mulino, 2011). <\/p>\n\n\n\nSenonch\u00e9 le trasformazioni recenti del contesto economico, tecnologico e politico globale hanno creato difficolt\u00e0 crescenti all\u2019azione sindacale, riducendone la capacit\u00e0 di incidere in via contrattuale nella regolazione delle condizioni di lavoro, fino al punto di profilare prospettive di vera e propria marginalizzazione dei sindacati o anche di riduzione della loro influenza ad alcuni settori forti della economia, con conseguente crescita di dualismi e diseguaglianze (J. Visser, Trade Unions in the balance<\/em>, ILO, Working Paper, ACTRAV, 2019).<\/p>\n\n\n\nLa ripresa di iniziative di sostegno da parte dell\u2019UE nei confronti dei diritti sindacali, in particolare della contrattazione collettiva, appare necessaria per contrastare il rischio di grave indebolimento di questi istituti, costitutivi, fin dall\u2019 origine, del modello sociale europeo. <\/p>\n\n\n\n
Questo sostegno \u00e8 tanto pi\u00f9 importante oggi per rendere effettiva ed efficace la partecipazione delle parti sociali, insieme alle organizzazioni della societ\u00e0 civile, al perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile prospettati dai piani europei.<\/p>\n\n\n\n
Questa esigenza di partecipazione \u00e8 riconosciuta con inusitata chiarezza dallo stesso regolamento europeo (2021\/241) relativo alla implementazione dei piani nazionali di ripresa e di resilienza.<\/p>\n\n\n\n
Il pieno coinvolgimento delle rappresentanze collettive dei lavoratori \u00e8 necessario per il rinnovamento condiviso, e quindi duraturo, degli istituti tradizionali del diritto del lavoro e per rispondere alle esigenze delle transizioni ecologica e digitale. <\/p>\n\n\n\n
Come \u00e8 stato gi\u00e0 rilevato il diritto del lavoro deve rinnovarsi non solo per aspetti marginali, ma nello modo di affrontare questioni centrali quali la regolazione dei tempi e dei luoghi delle attivit\u00e0, il rapporto fra sicurezza del lavoro e ambiente, la valutazione delle prestazioni e delle professionalit\u00e0, oltre le modalit\u00e0 di controllo delle tecnologie incidenti sulle attivit\u00e0 umane, gli strumenti della formazione e delle politiche attive per una buona occupazione (Cfr. vari contributi in Labour Law and climate change<\/em>, a cura di A. Perulli e T. Treu, W. Kluwer, 2023).<\/p>\n\n\n\nLe direttive europee per la sostenibilit\u00e0 ambientale delle attivit\u00e0 di impresa<\/strong>. Una serie di iniziative dell\u2019unione si sono dirette recentemente nei confronti delle (grandi) imprese per regolarne la governance e le attivit\u00e0 in modo conforme alle esigenze e agli obiettivi della sostenibilit\u00e0, in particolare della tutela dell\u2019ambiente.<\/p>\n\n\n\nSi tratta della direttiva 2022\/2464 (CSRD), che integrando una precedente direttiva (2014\/95), impone alla grandi aziende l\u2019obbligo di redigere una rendicontazione di sostenibilit\u00e0 e di divulgare informazioni sui temi ESG relativi all\u2019impatto ambientale, i diritti umani e sociali e aspetti di governance (R. Rota, Implementazione della Corporate Sustainability Reporting Directive 2464\/2022<\/em>, Astrid, n.16\/2023, Novembre 2023). <\/p>\n\n\n\nA questa ha fatto seguito la proposta di direttiva cd. Due diligence<\/em> (Corporate sustainability due diligence<\/em>CSDDD), che impegna le imprese europee a proteggere i diritti umani e dell\u2019ambiente dall\u2019impatto delle attivit\u00e0 aziendali, lungo la intera catena del valore, generando quindi una influenza indiretta anche sui paesi extra europei ove le imprese operano attraverso le loro filiere (cfr. M. Libertini, Sulla proposta di Direttiva UE su “Dovere di diligenza e responsabilit\u00e0 delle imprese”, <\/em>RDS, 2021). <\/p>\n\n\n\nPer quanto riguarda le attivit\u00e0 relative alla attuazione dei piani nazionali di ripresa va infine menzionato il regolamento cd. tassonomia (2020\/852), ove si stabilisce che tutte queste attivit\u00e0 rispettino il principio di non fare danno significativo (DNSH) agli obiettivi ambientali (C. De Vincenti, Green investements, Two possible<\/em>interpretations of the DNSH<\/em>, in Luiss Policy Brief 16\/2022). <\/p>\n\n\n\n\u00c8 da rilevare che le regole europee relative alle attivit\u00e0 delle imprese a differenza di quelle sopra menzionate, presentano i caratteri propri della direttiva e del regolamento.<\/p>\n\n\n\n
Tale differenza riflette, qui come in altre occasioni, la diversa ampiezza delle competenze dell\u2019UE nelle materie della regolazione della concorrenza e delle imprese rispetto a quelle (ridotte) in materia sociale e del lavoro. <\/p>\n\n\n\n
Si tratta di una sfasatura (decoupling) fra le competenze in queste due materie da tempo segnalata come uno dei limiti, e delle contraddizioni, della costruzione Europea, che inficia la organicit\u00e0 dei suoi ordinamenti e la sua capacit\u00e0 di dare un contributo efficace agli obiettivi di progresso economico e sociale individuati fin dalle sue origini.<\/p>\n\n\n\n
Nel caso di specie la stessa effettivit\u00e0 dei diritti sindacali pur menzionati nella direttiva due diligence <\/em>risulta pregiudicata dalle condizioni di debolezza dei sindacati sopra ricordate, cui il diritto dell\u2019unione non offre adeguato sostegno.<\/p>\n\n\n\nLa responsabilit\u00e0 degli Stati nazionali per una giusta transizione: la questione delle risorse per le politiche sociali. <\/strong>Ho gi\u00e0 ricordato che per sostenere la attuazione degli obiettivi di sostenibilit\u00e0 individuati dalla Unione, in particolare delle transizioni ecologica e digitale, i provvedimenti europei hanno messo a disposizione degli Stati membri ingenti risorse; oltretutto caratterizzate dalla novit\u00e0 di essere raccolte su base solidaristica in un fondo comune dedicato <\/p>\n\n\n\nUna simile massa di risorse, se tradotta in investimenti ben finalizzati, costituisce un contributo senza precedenti dell\u2019UE alle economie e alla occupazione dei paesi europei, che pu\u00f2 imprimere una svolta decisiva nella direzione di uno sviluppo sostenibile.<\/p>\n\n\n\n
Queste risorse sono dirette in misura prevalente ad investimenti, per lo pi\u00f9 in infrastrutture e alla attuazione di alcune riforme di sistema ritenute essenziali per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilit\u00e0: per quote limitate sono destinate a spese sociali, in particolare sotto il capitolo \u201cinclusione e resilienza\u201d. Per esprimere compiutamente la loro efficacia, tali interventi di riforma e di investimento hanno bisogno di essere integrati da appropriate risorse e innovazioni organizzative, anche perch\u00e9 queste spese hanno carattere durevole, mentre le risorse dei piani sono disponibili solo per un periodo limitato (2026). <\/p>\n\n\n\n
Per garantire un funzionamento all\u2019altezza degli impegnativi target posti dai piani nazionali, saranno richiesti non solo interventi di ordinaria amministrazione e di gestione dell\u2019esistente, ma anche qui iniziative nuove di adeguamento e potenziamento organizzativo, con investimenti nei servizi necessari a rendere funzionali le infrastrutture, e soprattutto con la messa a disposizione di risorse umane qualificate per le nuove mansioni richieste dall\u2019economia verde e digitale.<\/p>\n\n\n\n
Sono queste attivit\u00e0 di accompagnamento e di servizio alle infrastrutture che le rendono effettivamente utili ai cittadini e che permettono di mantenere la promessa del Green New Deal di una transizione giusta al nuovo modello di sviluppo. Oltretutto queste attivit\u00e0 sono le pi\u00f9 importanti anche per sostenere una crescita durevole con buona occupazione.<\/p>\n\n\n\n
La responsabilit\u00e0 per mettere in opera tutti questi interventi, e per rendere disponibili in modo durevole le risorse necessarie, fa capo agli Stati nazionali: in primis alle istituzioni pubbliche ma anche alle imprese e alle parti sociali. <\/p>\n\n\n\n
Sulla capacit\u00e0 delle strutture e delle comunit\u00e0 nazionali di adempiere a queste funzioni di grande complessit\u00e0 si gioca una partita altrettanto rilevante per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilit\u00e0, che nell\u2019immediato richiede l\u2019implementazione degli investimenti e delle riforme previsti dai piani di ripresa e resilienza.<\/p>\n\n\n\n
La sfida \u00e8 duplice: riguarda da una parte la disponibilit\u00e0 delle risorse necessarie a sostenere queste funzioni di servizio, a cominciare dalle spese per la assunzione e qualificazione del personale, dall\u2019 altra la capacit\u00e0 di realizzare le innovazioni organizzative e funzionali essenziali per mettere le pubbliche amministrazioni ai vari livelli e le stesse imprese in grado di perseguire con successo gli obiettivi dello sviluppo sostenibile.<\/p>\n\n\n\n
La questione delle risorse necessarie a svolgere tali funzioni presenta aspetti di criticit\u00e0 per molti Stati europei, in particolare per il nostro, che risente pi\u00f9 di altri del peso del suo alto indebitamento. Gi\u00e0 nella prima fase applicativa del PNRR si \u00e8 manifestata la difficolt\u00e0 di accompagnare alcuni investimenti del piano (dalla sanit\u00e0 e assistenza, ai servizi per l\u2019infanzia, alla scuola) con adeguate dotazioni di spese di funzionamento e di personale. <\/p>\n\n\n\n
Inoltre il patto di stabilit\u00e0 e crescita appena siglato, pure provvisto di vincoli meno stretti di quello precedente, \u00e8 destinato ad\u00a0aumentare i limiti alle risorse disponibili agli Stati<\/a> anche per questo tipo di spese.<\/p>\n\n\n\nLe responsabilit\u00e0 dell\u2019Unione: pi\u00f9 risorse e competenze europee per le politiche sociali. <\/strong>Non posso approfondire questi rilievi. Ma per tornare al tema centrale del mio discorso, gli argomenti fin qui svolti segnalano che se non si vuole compromettere il perseguimento degli obiettivi di sostenibilit\u00e0 ambientale e sociale posti dalla UE, gli Stati nazionali non possono esser lasciati soli nello svolgimento delle funzioni relative al buon funzionamento delle infrastrutture avviate con il NGEU, in particolare nelle attivit\u00e0 di servizio e di welfare ai cittadini necessarie per una giusta transizione.<\/p>\n\n\n\nPer sostenere il processo di implementazione di tali obiettivi, le scelte dell\u2019Unione devono mantenere la capacit\u00e0 di coesione e la visione lungimirante dimostrate nel 2020 con l\u2019avvio del Green deal e con il NGEU.<\/p>\n\n\n\n
Questo implica anzitutto la necessit\u00e0 di incrementare in modo strutturale le risorse del bilancio europeo, come auspicato, fra l\u2019altro, dalle conclusioni della Conferenza per il futuro della Europa (Cofoe, Conference on the future of Europe,<\/em> Council of the European Union, 5 march 2021, 6797\/21; e relazione sul risultato finale 5 maggio 2022; v. anche il discorso di M. Draghi a Cambridge, Per un\u2019Europa nel futuro<\/em>, pubblicato su Il Foglio, 13 luglio 2023) , contro i tentativi anche recenti di ritornare alla dipendenza delle risorse della Unione dai contributi contingenti degli Stati membri.<\/p>\n\n\n\nQuanto alle strategie di policy, le analisi qui presentate confermano la urgenza, gi\u00e0 rilevata da molti osservatori e protagonisti delle vicende europee (ad esempio nelle conclusioni della Cofoe, proposta n. 14), di rafforzare le competenze e la capacit\u00e0 di intervento dell\u2019unione nelle politiche sociali e nei rapporti di lavoro individuali e collettivi.<\/p>\n\n\n\n
Lo storico decoupling<\/em> fra Europa economica ed Europa sociale ha ridotto di molto la capacit\u00e0 dell\u2019UE di contribuire al benessere dei suoi cittadini, con la conseguenza che molti hanno perso fiducia nelle istituzioni comuni.<\/p>\n\n\n\nOra le difficili sfide delle transizioni ecologica e digitale rendono pi\u00f9 urgente che mai superare questa separazione.<\/p>\n\n\n\n
Se non si collega la sostenibilit\u00e0 ambientale con quella sociale tramite politiche innovative di protezione dei soggetti pi\u00f9 deboli , di contrasto alle diseguaglianze e di promozione delle capacit\u00e0 individuali e collettive, non solo s\u00ec tradiscono i principi scritti nelle nostre carte costituzionali, ma si rischia di rafforzare le resistenze al perseguimento della transizione ecologica e della sostenibilit\u00e0, di alimentare lo scetticismo sulle possibilit\u00e0 dell\u2019UE di contribuire al progresso comune, se non anche i sentimenti anti europei e sovranisti. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
Tiziano Treu nella seconda parte del suo articolo sulle politiche nazionali ed europee necessarie per superare gli ostacoli che incontra il Green Deal sottolinea soprattutto la necessit\u00e0 che l\u2019Unione Europea si impegni per spingere gli stati membri ad adottare le pi\u00f9 idonee politiche sociali e i modelli di relazioni industriali che sono maggiormente in grado di spingere le parti sociali a tenere comportamenti che sono in grado di assicurare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilit\u00e0 ambientale e sociale. <\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":0,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"_jet_sm_ready_style":"","_jet_sm_style":"","_jet_sm_controls_values":"","_jet_sm_fonts_collection":"","_jet_sm_fonts_links":"","footnotes":""},"categories":[15],"tags":[1503,1808,1809,1810],"autore":[986],"acf":[],"yoast_head":"\n
Politiche europee e nazionali per la transizione verde (seconda parte), Tiziano Treu | Menab\u00f2 di Etica ed Economia<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n