Immigrazione ed offerta di servizi socio-assistenziali: una ricerca nelle aree rurali della Calabria

Introduzione

Lo sviluppo di strumenti di integrazione tra interventi e il più ampio quadro delle politiche sociali in grado di garantire agli immigrati l’accesso ai servizi sociali in un’ottica strutturale e di lungo periodo, oltre a rappresentare un fattore propulsivo delle politiche d’integrazione degli immigrati, e non più soluzioni “di emergenza” legate alla prima accoglienza, rappresenta un’importante risorsa per lo sviluppo sostenibile delle stesse aree rurali sia dal punto di vista economico che socio-demografico[1]. Nel presente lavoro si offre un’analisi del fenomeno dell’immigrazione, in una specifica regione del Mezzogiorno, la Calabria, storicamente interessata da fenomeni migratori. L’analisi segue due principali direttrici: quella della collocazione territoriale degli immigrati nelle aree rurali della Calabria, e quella della loro integrazione, letta attraverso l’offerta di servizi socio-assistenziali per la popolazione immigrata nelle aree urbane e rurali della regione.

 

L’immigrazione nelle aree rurali della Calabria: una prima lettura dei dati sulla popolazione straniera residente

Le indagini realizzate sulla popolazione immigrata nella regione Calabria hanno prevalentemente sviluppato una serie di riflessioni sul legame esistente tra presenza di immigrati extracomunitari e ruolo dell’agricoltura (Gaudio, Paciola, 2006; Paciola, 2006). Poche sono le indagini volte ad analizzare in modo strutturato il ruolo svolto dalla popolazione immigrata nel mercato del servizi e, in particolare, nell’assistenza domiciliare. Accanto alla tradizionale collocazione della popolazione immigrata nel settore agricolo negli ultimi è infatti cresciuta la domanda di lavoro per assistenza, all’interno della quale s’inserisce in misura consistente la presenza di donne immigrate provenienti dai paesi dell’est.

L’evoluzione della popolazione immigrata nella regione Calabria negli ultimi anni è stata continua e costante, così come mostra l’incidenza della popolazione straniera residente sul territorio regionale (dallo 0,8% nel 2001 all’1,7% nel 2006). Un primo elemento da considerare nella descrizione della presenza di stranieri nella aree rurali della Calabria riguarda l’incidenza della popolazione immigrata nei differenti contesti territoriali: è particolarmente elevata in alcune aree periferiche della Locride e dell’Aspromonte, e in alcuni comuni urbani[2]. Nei comuni urbani l’incidenza della popolazione straniera residente non supera il 3,5 per cento, mentre è nelle aree rurali che i livelli d’incidenza aumentano significativamente, ma solo per un numero esiguo di comuni (Figura 1).

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Dal confronto delle caratteristiche strutturali della popolazione straniera residente per genere ed area di residenza, emerge come rilevante la componente femminile della popolazione straniera nelle aree rurali, dove il peso della popolazione anziana è maggiore (in termini di dipendenza).

Dall’esame della struttura per età degli stranieri residenti emerge invece una popolazione piuttosto giovane. Nel complesso, la composizione percentuale delle età e l’incidenza della popolazione straniera sul totale della popolazione residente mostrano una distribuzione alquanto omogenea tra le singole aree, con una prevalenza di stranieri in età attiva nelle aree rurali. Lo studio della struttura per età della popolazione ed il confronto delle piramidi delle età riferite sia alla popolazione straniera residente che al totale della popolazione residente nelle aree oggetto di studio, restituiscono un’analisi più approfondita del contributo degli stranieri sia per genere sia per classe di età nelle aree rurali della Calabria (Tabella 1).

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La distribuzione territoriale degli immigrati è legata in modo rilevante a specifici fattori di richiamo riconducibili a caratteristiche del sistema produttivo e del mercato del lavoro locale (Casacchia, Diana, Strozza 1999). La ricerca delle determinanti della collocazione territoriale degli stranieri, e l’analisi delle attività prevalenti svolte dagli immigrati nei singoli contenitori locali, permetterebbero di osservare la distribuzione territoriale della componente regolare delle principali collettività straniere attraverso l’individuazione della domanda (regolare) di lavoro. L’analisi della popolazione straniera in base ai principali paesi di provenienza, alle caratteristiche di genere e di età permette di delineare una prima “tipizzazione” della collocazione territoriale degli stranieri, ipotizzandone le determinanti di scelta. Le aree rurali, e soprattutto quelle periferiche, vedono una maggiore concentrazione di donne provenienti dall’Europa centro orientale e dall’Ucraina; le aree intermedie esercitano una maggiore attrazione per la popolazione proveniente da paesi dell’Ue a 15 (riconducibile, in larga parte, a rimesse dall’estero) e dall’Albania, mentre le donne immigrate provenienti dalla Polonia e dalla Romania registrano valori superiori alla media nelle aree periurbane. Complessivamente, quindi, nelle aree rurali, caratterizzate da un significativo invecchiamento della popolazione residente e da elevati indici di dipendenza degli anziani dalla popolazione attiva, si può ipotizzare che la popolazione straniera di genere femminile e in età attiva si richiami a modelli di permanenza legati ad attività professionali di cura e assistenza.

L’offerta di servizi socio-assistenziali per immigrati

Gli aspetti che concorrono alla determinazione del livello di maturazione dei processi di integrazione degli immigrati nei luoghi di destinazione sono riconducibili tanto a fattori oggettivi di inserimento sociale, quanto a fattori soggettivi (Natale, Strozza, 1997). L’offerta e l’acceso a servizi sociali rappresentano uno dei principali strumenti di cittadinanza cui riportare la capacità delle società avanzate di rispondere ai bisogni dei cittadini.

L’analisi dei processi di integrazione della popolazione immigrata privilegia lo studio del rapporto tra immigrati e offerta di servizi pubblici in grandi aree urbane dove, notoriamente, la presenza di stranieri è concentrata in modo significativo (Sgritta, Conti, 2004; Guarneri, Simone, 2004). Poche sono, invece, le indagini volte ad analizzare il rapporto esistente tra popolazione immigrata e offerta di servizi assistenziali in aree svantaggiate, in particolare in quelle rurali dove prevale una diffusa difficoltà di accesso ai servizi e persistenti situazioni di disuguaglianza sociale.

Il modello di sviluppo delle aree rurali lega in maniera inscindibile l’organizzazione del sistema socio-economico a quello dell’organizzazione dei servizi alla persona. L’obiettivo di generare inclusione nelle aree rurali attraverso l’ampliamento delle risorse sociali e dei servizi a sostegno della qualità della vita è da considerarsi non solo in un’ottica redistributiva e riparatrice dei percorsi di sviluppo economico locali, ma anche come leva per la promozione di risorse immateriali, indispensabili per creare opportunità di crescita.

Migliorare l’accessibilità ai servizi per le popolazioni rurali diventa quindi un elemento determinante per la crescita sostenibile di queste aree ed il miglioramento della qualità della vita della popolazione residente. D’altra parte, l’offerta di servizi alla popolazione nelle aree rurali è importante per due principali motivi: perché consente il permanere della popolazione, indipendentemente dal ciclo di vita in cui essa si trova (siano essi anziani con bisogno di assistenza o giovani coppie con bisogno di supporto alla genitorialità ed alla conciliazione dei tempi di vita), e perché consente di attrarre nuovi residenti necessari per invertire cicli demografici negativi (Di Iacovo, Senni, 2006).

I dati Istat di fonte censuaria sull’offerta di servizi socio-assistenziali nella regione Calabria permettono di ricostruire il contributo apportato dai singoli comuni nell’offerta di una serie di interventi rientranti nel più ampio panorama delle politiche di welfare locale (Istat, 2007)[3]. Le informazioni disponibili permettono infatti di ricostruire le tipologie di intervento in funzione di specifiche aree di utenza, quali famiglie e minori, anziani, disabili, dipendenze, povertà, disagio degli adulti, immigrati e nomadi[4]. L’analisi delle tipologie di servizi offerti alla popolazione immigrata permette di circoscrivere l’attenzione manifestata dalle amministrazioni locali nel predisporre interventi specifici non esclusivamente orientati alla prima accoglienza.

Solo l’11,7 per cento dei Comuni della Calabria offre servizi per immigrati. La semplice distribuzione dei comuni mostra una maggiore presenza di servizi per immigrati nelle aree rurali rispetto a quelle urbane (Tabella 2). L’offerta di servizi nei comuni rurali e urbani necessita tuttavia di essere rapportata alla numerosità stessa dei comuni afferenti alle arre territoriali. Se si osserva infatti, l’incidenza dei comuni che offrono servizi per immigrati sul totale dei comuni presenti nelle aree (rapportando i dati sia al totale dei comuni che al totale dei comuni rispondenti), i comuni rurali presentano una significativa debolezza nell’offerta di servizi rispetto a quelli urbani.

 

20090831-cart31Le risorse impiegate nel 2004 dai comuni della Calabria (e dalle loro associazioni) per i servizi erogati ai cittadini stranieri rappresentano lo 0,4 per cento della spesa totale dei comuni per interventi e servizi sociali. La maggiore percentuale di spesa dei comuni è quasi totalmente concentrata nelle aree urbane, mentre le aree rurali coprono solo il 9,3 per cento della spesa complessiva per servizi dedicati agli immigrati. I comuni periferici sono quelli che tra i comuni rurali spendono meno, sia in termini assoluti che in rapporto al bacino di utenza raggiunto (Tabella 3). La spesa media per utente nei comuni urbani e rurali non presenta significative differenze, a fronte di un impegno di spesa mediamente inferiore nei comuni urbani rispetto a quelli rurali. Se si rapportano i dati di spesa per utente all’incidenza degli stranieri beneficiari sul totale della popolazione straniera presente nei singoli comuni, le aree urbane, pur presentando la più alta percentuale di immigrati che hanno usufruito dei servizi (e la più alta percentuale di spesa), hanno offerto interventi sociali solo a un terzo della potenziale utenza immigrata (Tabella 4).

 

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20090831-cart51Fra le attività organizzate a livello locale per gli stranieri presenti su tutto il territorio regionale, il “servizio sociale professionale” è quello cui si rivolge la metà dei cittadini immigrati nelle aree urbane per avere informazioni di orientamento e supporto (Grafico 2). Gli immigrati presenti nelle aree rurali hanno usufruito soprattutto di “servizi di supporto”. Le attività per l’integrazione sociale degli stranieri offerte dai comuni urbani rappresentano la seconda tipologia di servizio maggiormente utilizzata dagli immigrati e comprendono servizi di mediazione culturale, attività ricreative, sociali e culturali organizzate sul territorio al fine di favorire l’integrazione della popolazione straniera.

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La distribuzione della domanda e dell’offerta di servizi socio-assistenziali nelle aree rurali e urbane mostra una significativa spesa da parte dei comuni rurali per servizi di carattere “automatico”, quali i trasferimenti in denaro contestualmente a un maggiore utilizzo da parte degli stranieri di servizi di supporto (mensa e trasporto sociale) (Grafico 3). Nei comuni urbani, invece, i trasferimenti in denaro[5] coprono il 41,4 per cento delle risorse finanziarie spese per gli stranieri, mentre il 32,3 per cento è dedicato ad attività di servizio professionale, utilizzate dai due terzi della popolazione immigrata. Altri tipi di intervento realizzati dai comuni urbani, pur avendo un peso più contenuto in termini di spesa, sono comunque rilevanti per numero di utenti e per utilità sociale delle prestazioni offerte: è il caso delle attività di servizio professionale e dell’integrazione sociale.

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Il rapporto tra domanda e offerta di servizi sociali, oltre a trovare giustificazione all’interno delle diverse aree territoriali, rappresenta un indicatore indiretto della maturità stessa dei processi di integrazione degli immigrati, da un lato, e dei sistemi di welfare dall’altro. Se i comportamenti dei cittadini stranieri nelle aree urbane rispetto all’utilizzo di servizi rispondono prevalentemente a bisogni d’integrazione sociale e lavorativa, nelle aree rurali la domanda di servizi è forse condizionata dalle difficoltà stesse dei contesti rurali, dove invece è più forte il bisogno di servizi di welfare tanto per la popolazione residente quanto per i cittadini stranieri che scelgono di vivere in aree soggette a criticità socio-economiche e di profonde trasformazioni demografiche.

Conclusioni

Il recupero delle aree rurali attraverso la riqualificazione dei servizi non rappresenta solo uno strumento necessario per ampliare l’attrazione di persone e investimenti in favore di un nuovo approccio al rurale come “sana alternativa all’urbano”; in contesti strutturalmente deboli dal punto di vista economico, il tema dei servizi costituisce un importante fattore di sviluppo per le stesse comunità.

La ricognizione delle caratteristiche strutturali della popolazione residente, da un lato, e di quella straniera residente, dall’altra, ha voluto offrire alcuni spunti di riflessione sul rapporto esistente, e spesso non considerato, tra sviluppo e capabilities[6]. La capacità dei territori di crescere e migliorare il proprio stato di arretratezza discende dalla soddisfazione delle condizioni necessarie a ciascuno individuo per esprimere a pieno la propria condizione di essere umano. La presenza di stranieri delle aree rurali della Calabria e la sua distribuzione per genere e cittadinanza richiamano comportamenti tipici dell’impiego e dell’utilizzo di manodopera immigrata. Emerge in particolare il ruolo delle donne immigrate provenienti dai paesi dell’est significativamente presenti nelle aree rurali, lì dove l’invecchiamento della popolazione è elevato e manca qualsiasi forma di servizio integrato di assistenza.

Le aree rurali racchiudono una molteplicità di criticità nell’offerta di servizi, per la popolazione residente e ancor di più per quella immigrata. Non a caso i comuni rurali offrono (in termini di spesa) interventi e servizi socio-assistenziali di emergenza poco orientati ad un’integrazione strutturata e di lungo periodo della popolazione straniera (cosa che appare più evidente nelle aree urbane).

Il tema dell’immigrazione, per essere correttamente affrontato, richiede la conoscenza della dimensione sia della domanda che dell’offerta di integrazione, al fine di adeguare la seconda alla prima, ovvero le politiche alla trasformazione della realtà sociale. Il primo passo consiste quindi nell’individuare alcuni aspetti fondamentali dell’integrazione, riferiti tanto alla conoscenza delle caratteristiche della domanda (attuale struttura, dinamiche e collocazione territoriale) quanto all’analisi dell’offerta di servizi dedicati. La responsabilizzazione della domanda, intesa come capacità da parte dei cittadini di individuare un bisogno, deve incontrare un’offerta di servizi pubblici in grado non solo di facilitare la presenza di cittadini stranieri, ma anche di intervenire in vari momenti del processo d’integrazione.

I servizi per immigrati rappresentano un’occasione di potenziamento del più ampio sistema di welfare e una misura della presenza e dell’integrazione di più ampi ambiti di policy. I risultati della ricerca consentono di rilevare che, con riferimento alle aree rurali della Calabria, essi rappresentano anche la possibilità di sviluppare percorsi di crescita e sviluppo socio-economico e demografico.

Riferimenti bibliografici

Casacchia O., Diana P., Strozza S. (1999), La ricerca delle determinanti della collocazione territoriale degli stranieri in Italia, paper.

Conti C., Sgritta G. B. (2004), Immigrazione e politiche socio-sanitarie. La salute degli altri, Franco Angeli, Milano.

Di Iacovo F., Senni S. (2006), I servizi sociali nelle aree rurali, Inea, Roma.

Gaudio G., Paciola G. (2006), L’impiego degli immigrati extracomunitari in agricoltura: il caso della Calabria, paper Inea, sede regionale per la Calabria, Cosenza.

Guarneri A., Simone M. (2004), Il rapporto tra immigrati e servizi pubblici: un modello interpretativo del caso romano, paper.

Istat (2007), “La seconda indagine censuaria sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni”, in Statistiche in breve, 4 aprile 2007, Roma.

Lucatelli S., Savastano M., Coccia M. (2006), Servizi socio-sanitari nell’Umbria rurale, Materiali Uval, Roma.

Natale M., Strozza S. (1997), Gli immigrati stranieri in Italia. Quanti sono, chi sono, come vivono?, Cacucci Editore, Bari.

Paciola G. (2006), Indagine annuale sull’impiego degli immigrati nell’agricoltura italiana, paper Inea, sede regionale per la Calabria, Cosenza.

Sen A. (1999), Lo sviluppo è libertà. Perché non c’é crescita senza democrazia, Mondadori, Milano.


[1] L’esigenza di analizzare le caratteristiche della popolazione straniera residente nelle aree rurali della Calabria nasce all’interno di una ricerca valutativa promossa dal Ministero dello sviluppo economico – Uval, in collaborazione con l’Università della Calabria, su “Disuguaglianze territoriali nell’offerta di una serie di servizi ai cittadini: un confronto aree urbane – aree rurali in Calabria”. L’indagine, attraverso una ricerca sul campo orientata all’ascolto degli attori locali nei contesti rurali, ha permesso di individuare tre “issues” rilevanti per le aree rurali: il problema dei giovani e dell’abbandono scolastico; l’elevata inattività delle donne; gli anziani e l’assenza di servizi di assistenza ad essi dedicati. Il contributo e la determinazione di Sabrina Lucatelli dell’Uval sono stati determinanti nella fase di reperimento delle statistiche sui servizi utilizzate nel presente lavoro e nella definizione del problema all’interno di una più ampia cornice metodologica e progettuale.

[2] In particolare, per quanto riguarda la delimitazione provinciale delle aree, è bene precisare che la maggiore incidenza di stranieri residenti nelle aree urbane è presente nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone. Tra le aree rurali, invece, la provincia di Catanzaro mostra una maggiore presenza di popolazione straniera sul complesso della popolazione residente. Il dato necessita di essere ulteriormente analizzato alla luce della composizione stessa delle aree all’interno delle province. A riguardo, infatti, occorre sottolineare che nelle province di Reggio Calabria e Vibo Valentia si concentra la maggiore percentuale di comuni urbani, mentre la provincia di Crotone raccoglie il maggior numero di comuni rurali.

[3] Cfr. Istat (2007), “La seconda indagine censuaria sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni”, in Statistiche in breve, 4 aprile 2007, Roma.

[4] La compilazione del questionario è affidata ai comuni o associazioni che sono titolari dei singoli servizi. Risultano soggetti erogatori i comuni (distinti per comuni non associati, comuni associati e comuni misti) e le associazioni (consorzi, ambito sociale, associazioni, unione dei comuni). In questa sede, in riferimento alla necessità di qualificare dal punto di vista territoriale tutti i soggetti erogatori, sono stati considerati i dati riferiti ai soli comuni singoli (non associati).

[5] I trasferimenti in denaro riguardano soprattutto “contributi generici ad associazioni sociali” e “contributi economici per alloggio”. Questi ultimi rappresentano la maggiore quota di spesa per trasferimenti in denaro nella aree rurali (dove sono assenti contributi per associazioni sociali), mentre nei comuni urbani la spesa per trasferimenti riguarda soprattutto l’erogazione di contributi per associazioni sociali.

 

[6] Cfr. Sen A. (1999), Lo sviluppo è libertà. Perché non c’é crescita senza democrazia, Mondadori, Milano.

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