ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 215/2024

13 Maggio 2024

Come cambia Roma. Una analisi preliminare condotta con i Municipi di Roma Capitale*

Andrea Catarci e Salvatore Monni presentano i risultati di un lavoro preliminare, svolto dall’Assessorato al Decentramento e alla città dei 15 minuti e dalla Direzione Decentramento e Servizi al Territorio di Roma Capitale, finalizzato a comprendere le trasformazioni che hanno caratterizzato il territorio di Roma negli ultimi 45 anni. Il risultato principale del lavoro è che le Zone urbanistiche che erano 155 nel 1977, sono, della nuova rilevazione, 315 di cui 293 quartieri e 22 rioni.

Sono trascorsi 47 anni da quando il Consiglio Comunale, presieduto da Carlo Giulio Argan, primo sindaco non democristiano della Roma repubblicana, licenziava la delibera che istituiva le 165 Zone Urbanistiche del Comune di Roma (solo con l’autonomia della Circoscrizione XIV poi Comune di Fiumicino nel 1992 diverranno 155). Nonostante il tempo trascorso, la premessa della delibera del Consiglio Comunale n. 2982 del 30/7/1977 – in cui si affermava che è necessario operare divisioni nella continuità di un tessuto urbano, dato che le caratteristiche delle sue parti assumono aspetti così diversi da dover essere individuate e analizzate in maniera specifica – mantiene una sua forte attualità. Oggi, come ieri, la conoscenza di un territorio assume una rilevanza fondamentale per chi ha la responsabilità delle decisioni. 

Roma non è più quella del 1977. Se la popolazione è rimasta numericamente la stessa, con una differenza minima di 78.388 residenti (2.803.201 nel 1981, 2.724.813 nel 2021), oggi non vive più negli stessi luoghi, in uno spostamento progressivo verso le parti più esterne e i comuni confinanti. Tale movimento è stato accompagnato dalla creazione di nuovi insediamenti “spontanei” di cui i piani regolatori si sono trovati a prendere atto ex post.

In questi luoghi, le attuali periferie della città, si sono trasferite prevalentemente giovani coppie con figli, che si sono trovate a vivere in contesti privi di servizi essenziali, come trasporti, scuole, teatri, biblioteche, infrastrutture digitali, determinando disparità nell’accesso che si sono tradotte in ulteriori disuguaglianze e hanno colpito in prevalenza donne e giovani. È soprattutto a loro che è rivolta la rivoluzione della prossimità della città dei 15 minuti in atto a Roma ormai da circa due anni. Le realtà metropolitane nel mondo di oggi si caratterizzano non solo per le profonde distanze in termini di reddito presenti al loro interno ma anche per le disuguaglianze socio-spaziali, che si misurano in termini di accessibilità a sanità, cultura, impianti sportivi, trasporto pubblico, scuole, asili nido.

Politiche per la prossimità come quelle per la città dei 15 minuti servono a ridurre la dispersione scolastica, ad aumentare l’accesso alle cure, a incoraggiare la pratica sportiva e la vitalità culturale, superando le barriere economiche in fase di accesso. Per portare avanti un programma così ambizioso è opportuna una conoscenza capillare del territorio e delle sue trasformazioni, non si può quindi rimanere fermi a fotografie del passato. Nasce così questo lavoro: come nel 1977, anche oggi forte è la necessità di innovare gli strumenti di indagine e di conoscere. 

Le 155 Zone urbanistiche definite nel 1977 (Tabella 1) erano la fotografia della Roma di quel tempo. Una città abitata soprattutto al centro e assai poco popolata nelle zone più esterne della città, in particolare fuori dal Grande Raccordo Anulare. Le citate zone urbanistiche periferiche negli anni si sono popolate e hanno visto nascere al loro interno nuovi quartieri. Una larga parte del territorio letta attraverso quelle 155 zone urbanistiche risulta quindi oggi invisibile alle statistiche ufficiali. 

Tabella 1: Zone Urbanistiche, Quartieri e Rioni di Roma Capitale

Fonte: nostra elaborazione; *Rioni; ** In questo caso il dato complessivo non contiene il Municipio I dove è stata utilizzata una nomenclatura mista quartieri/rioni. 

E quindi, anche oggi per certi versi, ci troviamo nella stessa situazione che ha preceduto l’istituzione delle zone urbanistiche dove, come si esplicitava nella delibera del 1977, “non avendo più validità le informazioni statistiche raccolte o elaborate su scala urbana, espresse attraverso valori medi che, spesso, si discostano notevolmente dai valori locali” si presenta la necessità di una “nuova suddivisione”, “finalizzata alla pianificazione urbanistica e, più in generale, allo studio e dalla soluzione di tutti i problemi legati ad un corretto assetto del territorio ed alla vita della sua popolazione”.

Consapevoli del limite storico delle Zone Urbanistiche del 1977 e spinti dalla necessita di pianificare nuovi servizi necessari per il miglioramento della qualità di vita in risposta alle esigenze inevase, l’Assessorato al Decentramento e la relativa Direzione hanno deciso di avviare un’indagine per leggere i cambiamenti avvenuti nei territori. 

Le 165 zone Urbanistiche del 1977 nascevano con “l’obiettivo fondamentale e generale della nuova suddivisione di scomporre il territorio in parti dotate di una loro unità urbanistica legata ad un concetto di omogeneità rispetto ad alcune caratteristiche morfologiche, storiche, ambientali o più facilmente di utilizzazioni attuali o di destinazioni d’uso previste per il futuro (centro storico, zona archeologica, grandi parchi esistenti, o previsti, zone industriali, centri direzionali). Accanto all’obiettivo fondamentale la delibera del 1977 individuava anche degli “obiettivi specifici come quello di carattere strumentale della divisione del territorio in zone omogenee, finalizzato all’applicazione delle prescrizioni di dimensionamento degli spazi pubblici”. Altro obiettivo era quello “della elaborazione del piano dello sviluppo e di adeguamento della rete di vendita”. 

Obiettivi difficili da realizzare attraverso quelle che erano le suddivisioni presenti nel 1977 del territorio comunale. Le 5110 Zone censuarie risultavano essere troppo piccole, i 122 settori toponomastici (rioni, quartieri, suburbi e zone dell’agro) superati a seguito delle successive espansioni mentre le 20 circoscrizioni amministrative erano troppo grandi. Dunque, le Zone urbanistiche erano un compromesso tecnico-urbanistico che ben si adattava al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla delibera del 1977. 

Diversamente, nella presente indagine si è scelto di indirizzare l’attenzione sui quartieri (e i 22 Rioni che fanno parte del Municipio I), con l’obiettivo di “mappare” l’anima della città, gli spazi dove le romane e i romani vivono, dove si formano identità e comunità, dove vi è necessità di portare i servizi per la concreta attuazione del modello della città dei 15 minuti. Sono quindi considerate residuali le zone non residenziali, le autonomie funzionali (come l’aeroporto dell’Urbe), i parchi, tutti invece presenti nella suddivisione in Zone Urbanistiche della città. 

Il concetto di quartiere si avvicina di più alle 198 microcittà esaminate dal CRESME (“Verso il nuovo piano regolatore. Centralità, Nuove Municipalità, Identità”) in una ricerca finanziata dal Comune di Roma e propedeutica al PRG del 2008. Caratterizzate da un nome e dal senso di appartenenza espresso dalle persone che vi risiedevano, le microcittà sono entità riconoscibili sia sotto il profilo morfologico che sociale. L’insieme dei microsistemi urbani, similmente ai quartieri, è definito dal concetto di “identità toponomastica-insediativa”, dove la chiave per giungere ai confini delle microcittà è quella delle identità urbane. 

Una volta definito cosa indagare, il passaggio successivo è come procedere. 

Dato il carattere istituzionale, si è ritenuto opportuno partire dal coinvolgimento degli organismi territoriali più vicini ai cittadini, i Municipi. È stato quindi chiesto loro, attraverso una nota formale, di comunicare i quartieri che, a loro avviso, risultavano essere “percepiti” quali parti costitutive del territorio municipale. 

Le informazioni fornite in risposta dai Municipi alla nota sono per certi aspetti sorprendenti. I 15 Municipi di Roma Capitale individuano al loro interno 315 tra quartieri e rioni, come è possibile osservare in dettaglio confrontando le figure 1 e 2 (mostrate in fondo all’articolo). Si passa così dalle 155 Zone urbanistiche del 1977, alle 315 realtà della nuova rilevazione: 293 quartieri e 22 rioni. L’aumento, pur interessando l’intero territorio, caratterizza soprattutto la parte est della città, storicamente la più urbanizzata, e quella sud-ovest.

Negli ultimi decenni in Municipi come il VI (+27) e il IX (+24) sono stati costruiti molti nuovi quartieri a fronte del forte aumento di popolazione rispetto al 1981: +100.507 per il VI e +74.967 per il IX. Complessivamente, sono otto su quindici i Municipi dove il numero dei quartieri registra un aumento a due cifre, a causa dell’inarrestabile avanzamento “a macchia d’olio” dell’urbanizzazione sul territorio dell’Agro romano. Dei 165 “nuovi” quartieri, 114 risultano localizzati fuori dal GRA, rispetto alle 48 zone urbanistiche fuori GRA indicate nel 1977.

In questi “nuovi” quartieri, come ci ricordano anche i numeri, spesso si è spostata quella popolazione che precedentemente viveva nella città consolidata. Del resto, se nel 1981 vivevano, fuori dal GRA, 409.464 abitanti, oggi questi sono diventati 780.170, ovvero un romano su quattro. 

Un discorso a parte merita il Municipio I perché, in questo caso, proprio per sottolineare ed evidenziare il senso di comunità, si è scelto di considerare i 22 rioni come entità territoriali a sé stanti, rispetto alla suddivisione in Zone Urbanistiche che etichettava tutta l’ansa barocca come “Centro Storico”.

La fase preliminare dell’indagine condotta insieme ai Municipi ha, dunque, evidenziato alcuni elementi rilevanti di valutazione. Tra questi, in primo luogo, l’emergere di 145 nuovi quartieri cittadini, dei quali ben 114 collocati fuori dal GRA.

Questo dato testimonia la profonda trasformazione del territorio cittadino, avvenuta spesso in modo spontaneo, alla quale non corrisponde una adeguata erogazione di servizi per la cittadinanza. L’assenza di dati puntuali relativi a questi nuovi territori rende difficile una pianificazione efficiente degli interventi e, pertanto, è necessario adoperarsi per colmare tale lacuna. 

L’indagine fin qui condotta dall’Assessorato al Decentramento congiuntamente alla Direzione Decentramento rappresenta la fase preliminare di una ricerca ancora in corso. 

Lo scorso 29 novembre 2023, si è dato avvio alla seconda fase di questo lavoro di ricognizione della trasformazioni che hanno caratterizzato il territorio di Roma negli ultimi 45 anni ed è stato costituito un gruppo di lavoro composto dalle Università La Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre, dall’ISTAT e dagli uffici capitolini competenti con il compito di passare alla seconda fase della rilevazione: sviluppare, in condivisione con le Direzioni Tecniche Municipali, una vera e propria delimitazione dei “nuovi quartieri”, a partire dagli esiti preliminari, tenendo conto dell’attuale articolazione in zone urbanistiche e guardando comunque a quelle che sono le rilevazioni censuarie. L’obiettivo è quello di acquisire nuove informazioni senza perdere però le “vecchie”, per questo motivo anche i nuovi quartieri come le Zone urbanistiche dovranno contenere un numero finito di zone censuarie. 

Nelle prime riunioni si è stabilito di avviare la sperimentazione in un Municipio, il IX, per poi estenderla alle altre 14 realtà municipali. Presumibilmente entro il mese di giugno 2024 sarà completato il lavoro di definizione dei confini nel Municipio campione.

Terminata questa seconda fase della ricerca, quanto emerso verrà nuovamente posto all’attenzione dei 15 Municipi di Roma Capitale per condividerne insieme i risultati emersi e, in particolar modo, la definizione della nuova nomenclatura territoriale e i relativi confini. Obiettivo di questo continuo confronto la necessità di scattare insieme la nuova fotografia di Roma evitando di calare dall’alto istantanee estranee agli attori istituzionali più prossimi ai romani.

Figura 1: Le zone urbanistiche del 1977

Figura 2: I quartieri del 2024


* Il presente articolo è parte dell’ebook “Roma a portata di mano: la città dei 15 minuti” curato dall’Assessorato alle “Politiche del Personale, al Decentramento Partecipazione, Servizi al Territorio per la Città in 15 Minuti- Roma Capitale.

Schede e storico autori