ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 215/2024

13 Maggio 2024

La transizione giusta e le comunità locali: un caso svedese*

Lisa Pelling richiama l’attenzione su un problema rilevante per una transizione ecologica giusta dando conto di un caso specifico che interessa la Svezia. Il caso è quello della società mineraria australiana Talga che intende sfruttare una miniera di grafite, minerale utile per la transizione verde, nella regione artica della Svezia ma senza che da questo la comunità locale possa trarre alcun significativo vantaggio, di natura fiscale o in termini di occupazione. Pelling si chiede se tutto ciò sia compatibile con una transizione giusta.

Cosa ci guadagniamo? Da quando si è venuti a conocenza che la società mineraria australiana Talga intendeva aprire una miniera di grafite a Nunasvaara, nella regione artica della Svezia, questa è la domanda che si pongono gli abitanti della vicina Vittangi. La miniera a cielo aperto, potenzialmente gigantesca, si trova sulle rive dell’imponente fiume Torneo, a monte del villaggio. In questi paesaggi montani mozzafiato, che si trovano a circa 170 chilometri a nord del Circolo Polare Artico, Talga vuole estrarre 100.000 tonnellate di grafite all’anno per i prossimi 25 anni.

La grafite che Talga estrarrà è una risorsa essenziale per la transizione verde, secondo l’azienda la sua struttura stratificata è unica e la rende un materiale interessante per le batterie agli ioni di litio, che sono necessarie per le auto elettriche, per veicoli di altro tipo e per i sistemi di accumulo dell’ energia verde. Da tutto ciò il pianeta trarrà benefici. Ma Vittangi ne beneficerà?

A livello locale, l’azienda promette di dare lavoro a circa 60 persone. Ma al di là di questo, non c’è molto altro per la comunità circostante, a parte, ovviamente, la polvere, il rumore, il potenziale inquinamento della terra e dell’acqua e l’interruzione degli antichi percorsi delle renne. Nonostante Talga abbia promesso che farà ricorso alle “migliori pratiche internazionali per il ripristino del territorio” quando l’azienda se ne andrà tra un quarto di secolo, Vittangi teme che le rimarranno cumuli di ghiaia e di scorie ed un paesaggio sfregiato.

Tassazione minima. La Svezia potrebbe essere un caso estremo, data anche la tassazione minima dell’industria mineraria, di benefici assai modesti (soltanto qualche opportunità di lavoro) derivanti alle comunità locali dallo sfruttamento dei minerali a livello locale, indipendentemente dal modo in cui questi vengono utilizzati. Le imposte societarie svedesi sono basse e alle società minerarie viene applicata una royalty relativamente modesta, pari allo 0,2% del valore del minerale estratto. Lo 0,15% va al proprietario del terreno e lo 0,05% allo Stato centrale; nulla viene trasferito alla municipalità.

L’accordo è quindi il seguente: le compagnie minerarie non pagano quasi nulla per ciò che estraggono; in cambio, ci si aspetta che creino reddito locale attraverso posti di lavoro. Il minerale estratto dalle miniere o dai pozzi aperti sparirà per sempre dalla crosta svedese: una risorsa finita ed esauribile per la quale le compagnie pagano pochi centesimi. Tutto ciò a prescindere dal fatto che a raccogliere le ricchezze del sottosuolo sia una società mineraria statale, come la svedese LKAB, o una società privata come l’australiana Talga.

Si potrebbe sostenere che i salari che le società minerarie pagano ai loro dipendenti siano il corrispettivo per le ricchezze che estraggono dal suolo. Ai tempi in cui l’attività mineraria era ad alta intensità di lavoro, questo ‘scambio’ poteva essere un ottimo affare per le comunità. Oggi questo modello non funziona più. Uno dei motivi è la meccanizzazione e l’automazione. Nell’enorme miniera di ferro LKAB nella montagna Kiirunavaara, a nord di Vittangi, le mazze e le pale sono state da tempo sostituite da gigantesche pale meccaniche. Le più grandi hanno una capacità di 25.000 chilogrammi e possono raccogliere nove metri cubi in una volta sola. Per manovrarle si usano telecomandi e un solo operatore può far funzionare più macchine contemporaneamente. La montagna è stata raschiata e scavata in misura tale da renderla irriconoscibile, così come irriconoscibile è il contenuto di manodopera dell’industria mineraria. I pochi posti di lavoro rimasti sono certamente molto più sicuri e meglio retribuiti, ma sono anche meno locali. Le macchine hanno sostituito i lavoratori e le macchine non pagano le tasse locali.

Questo non è l’unico problema. Molti di coloro che lavorano nell’industria mineraria non pagano l’imposta sul reddito locale. Nessuno aveva sentito parlare di “fly in, fly out” quando la città di Kiruna fu fondata nel 1898, ma oggi, secondo il suo sindaco, Mats Taaveniku, un paio di migliaia di persone si recano a Kiruna in aereo ogni settimana. Pagano le tasse altrove, volando letteralmente via con i profitti delle miniere. Lo stesso vale per gli ingegneri, gli amministratori e i dirigenti della LKAB. La sede centrale si trova nella città costiera di Luleå e alcuni dei funzionari più pagati hanno i loro uffici nel World Trade Centre di Stoccolma.

Conclusione ovvia. La miniera è incredibilmente ricca – contiene quello che si ritiene essere uno dei più grandi giacimenti di ferro al mondo – ma il comune ha debiti per oltre 200 milioni di euro. Il presidente del consiglio comunale è giunto a una conclusione ovvia: non è ragionevole che Kiruna offra benessere al resto della Svezia e del mondo mentre non può permettersi di offrire i servizi di base ai suoi abitanti. Così, quando all’inizio di quest’anno Talga ha fatto pressioni sul comune perché adempisse alle formalità necessarie per avviare l’attività mineraria a Nunasvaara, il sindaco ha perso la pazienza e ha messo in pausa l’intero processo di pianificazione.

Era la cosa giusta da fare. E non solo perché la grafite fossile che Talga estrarrà potrebbe rappresentare una deviazione nella transizione verde: l’azienda forestale Stora Enso sta sviluppando un materiale alternativo basato su materie prime provenienti dalla foresta. Proprio perché l’attività di Talga viene rappresentata come parte di questa transizione, è decisivo che la sua attività vada a beneficio della comunità locale.

In tutta Europa, le comunità locali stanno trovando la loro strada per una giusta transizione. Nella regione finlandese di Pohjois-Pohjanmaa, i comuni impongono una tassa sulla proprietà alle aziende produttrici di energia eolica e hanno negoziato schemi di “buoni villaggio”, assicurandosi che una percentuale dei profitti delle aziende venga investita a livello locale. La regione tedesca Rhein-Hunsrück-Kreis, a ovest di Francoforte sul Meno, è passata da una situazione di povertà a una di ricchezza grazie a un modello (cui ci si può ispirare) che prevede l’affitto di terreni locali a parchi eolici. Sull’isola danese di Bornholm, un innovativo parco industriale GreenLab ha sostituito i posti di lavoro persi durante la crisi finanziaria del 2008 con posti di lavoro sostenibili.

Le auto elettriche Tesla di Elon Musk possono essere ottime per la transizione verde, ma questo non è un motivo sufficiente per non rispettare i diritti dei lavoratori o per rifiutarsi di firmare un contratto collettivo. E se una giusta transizione può essere sostenibile quando si tratta di Tesla, deve esserlo anche nel caso di Talga.


* Questo articolo è stato originariamente pubblicato in inglese su Social Europe (www.socialeurope.eu) il 6 maggio 2024 e su International Politics and Society (https://www.ips-journal.eu/) il 7 maggio 2024.

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