ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 197/2023

15 Luglio 2023

Stefano Filauro, Flaviana Palmisano, Vito Peragine

Le disuguaglianze di opportunità tra i cittadini europei

Stefano Filauro, Flaviana Palmisano e Vito Peragine analizzano l’impatto di circostanze come il genere, il background familiare e la cittadinanza sui redditi da lavoro sia nei paesi dell’UE, sia nell’Unione come un tutto e trovano che la quota di disparità reddituale dovuta a circostanze individuali predeterminate è in media il 40% nell’analisi cross-country e il 60% a livello paneuropeo. Quindi l’incidenza del paese di residenza sulla disuguaglianza retributiva è rilevante anche se in forte diminuzione fra il 2005 e il 2019.

In questo articolo, basato su un nostro recente lavoro, offriamo alcune evidenze e alcuni spunti di riflessione sulle dimensioni e sulle tendenze delle disuguaglianze di opportunità di reddito in Europa. L’approccio teorico dell’uguaglianza delle opportunità, introdotto da John Roemer (“A pragmatic theory of responsibility for the egalitarian planner”, Philosophy & Public Affairs, 1993) e Marc Fleurbaey (“On fair compensation”, Theory and Decision, 1994), propone una scomposizione delle disuguaglianze economiche in due tipologie: quelle legate a circostanze esogene, spesso ereditate, di cui gli individui non possono essere ritenuti responsabili (ad esempio il genere, il colore della pelle, l’origine familiare) e quelle dovute all’autonomia, alle preferenze e alle scelte individuali. Le prime, le c.d. disuguaglianze di opportunità, sono eticamente meno accettabili sotto un profilo di giustizia distributiva ed economicamente più nocive per l’efficienza e la crescita (si veda Ferreira e Peragine, “Equality of opportunity: theory and evidence”; in Handbook of Well Being and Public Policy, a cura di M. Adler e M. Fleurbaey Oxford University Press, 2016, per una discussione).

Le analisi empiriche sull’entità delle disuguaglianze di opportunità sono per lo più svolte a livello nazionale ed offrono confronti tra paesi ovvero seguono l’evoluzione delle disuguaglianze all’interno di un singolo paese.

Nel lavoro in questione, oltre a fornire nuova evidenza comparata per i paesi dell’Unione Europea, ci chiediamo anche quale sia stata negli anni recenti l’evoluzione delle disuguaglianze di opportunità all’interno dell’Unione considerata come un’unica entità. Ci chiediamo in altri termini quali siano le disuguaglianze di opportunità sofferte dai cittadini europei nel mercato del lavoro, considerando tra le circostanze anche il paese in cui si nasce. Questo approccio globale è ispirato in parte dal lavoro di B. Milanovic (“Global inequality of opportunity: How much of our income is determined by where we live?”, Review of Economics and Statistics, 2015) il quale sostiene come il luogo di nascita costituisca la prima fonte di disuguaglianza di opportunità a livello globale.

Per un verso studiamo il ruolo delle circostanze nel determinare la distribuzione dei redditi e quindi la posizione individuale a livello nazionale; in secondo luogo esaminiamola posizione del paese di residenza nella distribuzione reddituale nell’intera UE. 

Per tener conto di questi due profili proponiamo l’adozione di un modello multilivello che tiene conto della struttura gerarchica dei redditi nella distribuzione europea e consente di stimare la quota di disuguaglianza attribuibile alle circostanze e quella relativa all’effetto paese. Utilizzando tre waves dell’indagine EU-SILC (2005, 2011, 2019), ci concentriamo sui redditi individuali da lavoro annui al lordo dell’imposizione fiscale; per quanto riguarda le circostanze, consideriamo il genere, l’avere una cittadinanza diversa da quella de paese di residenza, l’istruzione dei genitori e la loro occupazione, la composizione della famiglia quando l’individuo era un adolescente, l’eventuale disabilità e l’età. A queste circostanze, nell’analisi pan-europea, aggiungiamo il paese di nascita. 

La Tabella 1 riporta il valore del coefficiente di Gini dei redditi annui lordi da lavoro (escludendo dal calcolo chi ha reddito nullo) e le stime della disuguaglianza di opportunità – in termini assoluti e relativi (cioè, in rapporto al Gini dei redditi da lavoro) – in ciascun paese europeo nei tre anni di osservazione.

Tabella 1: Disuguaglianza totale e disuguaglianza delle opportunità in Europa nei redditi lordi da lavoro (coefficiente di GINI) 

Fonte: elaborazioni basate su EU-SILC 2005, 2011 e 2019. Log(reddito da lavoro). Lavoratori dipendenti e autonomi a tempo pieno. Per IOp relativa si intende il rapporto fra l’IOp assoluta e il coefficiente di Gini della disuguaglianza totale.

Le stime della disuguaglianza totale e di opportunità (IOp) per il 2019 mostrano ampie variazioni tra i paesi dell’UE. Per quanto riguarda la disuguaglianza totale, la Bulgaria, seguita dalla Spagna, appare come il paese più diseguale. All’estremo opposto troviamo la Repubblica Slovacca, la Romania e l’Olanda. Cipro e Bulgaria si classificano invece come i paesi in cui la disuguaglianze delle opportunità assoluta è più elevata, mentre i valori più bassi si registrano in Finlandia e Malta. Nei paesi dell’Europa orientale, in particolare Ungheria e Lettonia, le disuguaglianze attribuibili alle circostanze spiegano la parte più piccola della disparità di reddito.

Anche l’evoluzione delle disuguaglianze nel tempo varia da paese a paese.

Dal 2005 al 2019, la maggior parte dei paesi ha registrato un aumento della quota di disuguaglianza reddituale dovuta a disparità di opportunità. Questa tendenza è spiegata dalla diversa evoluzione della disuguaglianza assoluta di opportunità rispetto alla disuguaglianza totale: mentre la IOp assoluta è rimasta per lo più stabile, la disuguaglianza totale è diminuita in molti paesi. Repubblica Slovacca, Repubblica Ceca, Germania e Olanda sono i paesi che hanno registrato l’aumento più elevato della disuguaglianze delle opportunità espressa in termini relativi, tra il 2005 e il 2019. La maggior parte dell’incremento ha interessato la prima parte del periodo in analisi. In effetti, la maggior parte dei paesi ha registrato una riduzione della IOp relativa dal 2011 al 2019, compensando in qualche modo l’aumento iniziale. Pertanto, la crisi economica e finanziaria verificatasi nel 2008 ha generato l’impatto più visibile sulla IOp relativa nel breve periodo, mentre tale effetto sembra essere svanito nel lungo periodo.

Figura 1: Contributo delle circostanze alla disuguaglianza delle opportunità assoluta nei redditi lordi da lavoro.

Fonte: elaborazioni basate su EU-SILC 2005, 2011 e 2019. Log(reddito da lavoro). Lavoratori dipendenti e autonomi a tempo pieno.

Dalla figura 1 – che riassume il contributo relativo delle diverse circostanze alla disuguaglianza di opportunità all’interno dei singoli paesi – il genere emerge come la circostanza maggiormente incisiva nella maggior parte dei paesi. In media – a parte l’età – l’istruzione e l’occupazione dei genitori rappresentano gli altri drivers più rilevanti della IOp. Disabilità e composizione della famiglia, al contrario, appaiono essere le circostanze meno rilevanti nel determinare le disparità in questione.

Figura 2: Variazione nel contributo delle circostanze tra il 2005 e il 2011, tra il 2005 e il 2019 e tra il 2011 e il 2019, nel determinare la disuguaglianza delle opportunità assoluta nel reddito lordo da lavoro per i lavoratori full time. 

Fonte: elaborazioni basate su EU-SILC 2005, 2011 e 2019.

Il contributo delle circostanze è abbastanza stabile nei tre periodi considerati (cfr. figura 2). Occupazione e Istruzione dei genitori sono le circostanze sottoposte ad una maggiore variazione sebbene in direzione opposta. Il contributo dell’occupazione dei genitori è aumentato mentre è diminuito quello dell’istruzione dei genitori. Trattandosi di circostanze molto rilevanti, questo effetto compensativo potrebbe spiegare perché la IOp sia rimasta piuttosto stabile nella maggior parte dei paesi. Variano, ma in misura minore, anche il contributo della cittadinanza e della composizione familiare, mentre è più stabile il contributo del genere.

Passando all’analisi delle disugualgianze di opportunità a livello pan-europeo, la Tabella 2 mostra come tale disuguaglianza sia molto più elevata rispetto a qualsiasi altra stima specifica per paese: nell’ultimo periodo (2019) poco meno del 60% della disuguaglianza totale nell’UE è spiegata da circostanze esogene, sebbene vi sia stata una chiara riduzione dell’IOp relativa negli ultimi 15 anni. Tale risultato è la combinazione del declino dell’effetto paese, dovuto al processo di convergenza nei redditi medi tra i paesi UE, che si è manifestato nel quindicennio, unito alla generale riduzione dell’effetto delle circostanze nella determinazione dei redditi individuali. L’effetto paese, ovvero la quota di variazione nella distribuzione dei salari dovuta alle differenze salariali tra i paesi, si è ridotto dal 53% al 26% fra il 2005 e il 2019, mostrando un netto processo di convergenza all’interno dell’Europa.

Tabella 2: Indici di disuguaglianza di opportunità nell’ UE 

Fonte: elaborazioni basate su EU-SILC 2005, 2011 e 2019.

Note: deviazione standard per la misura assoluta di disuguaglianza delle opportunità tra parentesi. Lavoratori a tempo pieno, dipendenti e autonomi.

Oltre alla riduzione dell’effetto paese, osserviamo – a livello europeo – una riduzione piccola ma significativa dell’effetto medio delle circostanze nella determinazione dei redditi individuali: ad esempio la penalizzazione di genere in termini di salario è diminuita, da una penalità media in UE di oltre il 20% nel 2005 a circa il 18% nel 2019.

L’analisi delle disuguaglianza di opportunità su scala europea può essere utile ad inquadrare l’intervento dell’UE volto a ridurre tali forme di disuguaglianze, secondo due prospettive. 

Da un lato, l’UE può agire con politiche pre-distributive o ex post per mitigare il peso delle circostanze individuali nel determinare i livelli di reddito su base nazionale, promuovendo misure che riducano il peso di alcune circostanze quali il ceto di origine, il genere, le condizioni di salute, l’origine extracomunitaria nei mercati del lavoro nazionali. Dall’altro, l’UE può spingere con politiche di coesione verso una maggiore convergenza dei redditi tra paesi, erodendo il vantaggio comparato di lavorare in un paese piuttosto che in un altro. 

Schede e storico autori