ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 201/2023

14 Ottobre 2023

Mantenere il Sistema Terra entro limiti sicuri e giusti (Seconda Parte)

Gian Paolo Rossini nella seconda parte del suo articolo che sintetizza l’elaborazione di J. Rockström e altri sui limiti del pianeta, illustra gli sviluppi più recenti, frutto di una riflessione interdisciplinare di studiosi di scienze naturali e sociali. Tali sviluppi portano a distinguere limiti sicuri e limiti giusti del Sistema Terra e a proporre valori diversi per il clima e altri processi autoregolativi del pianeta. Rossini sottolinea la necessità di inserire nell’elaborazione considerazioni valoriali e prescrittive.

Verso limiti sicuri e giusti del Sistema Terra

L’individuazione di processi e parametri biofisici fondamentali per il mantenimento della stabilità del Sistema Terra ha caratterizzato la fase iniziale dell’elaborazione sullo spazio operativo sicuro per l’umanità. Nella prima parte di questo contributo sono state esaminate le proposte di limiti sicuri (PB) scaturite da quella elaborazione, basata su solide evidenze scientifiche.

Il ruolo di valutazioni normative e valoriali nel posizionamento dei vari PB, tuttavia, non era del tutto assente, essendo emerso fin dal 2009 (si veda la figura 3 di Rockström et al., in Ecology and Society, 2009), ma la distinzione fra limiti giusti e sicuri si manifesta nel contributo successivo (Steffen et al., in Science, 2015), dove si afferma: “… la ricerca è maturata a un punto in cui è possibile un cambiamento di passo sistemico … nell’esplorare e definire uno spazio operativo planetario sicuro e giusto per l’ulteriore sviluppo delle società umane”.

Il tema comincia ad essere affrontato più puntualmente negli anni seguenti, quando studiosi di scienze naturali e di scienze sociali, riuniti nella Earth Commission, sviluppano una elaborazione interdisciplinare. Tre momenti marcano questa iniziativa: l’individuazione del quadro di elaborazione, la definizione di un procedimento operativo, la proposta di limiti giusti e di limiti sicuri per il Sistema Terra (da qui in poi indicato da ES).

Il quadro di elaborazione si innesta sulla distinzione negli ambiti di applicazione di “sicuro” e “giusto”, definiti in uno studio apparso nel 2021. Il termine “sicuro” è da applicare a condizioni di stabilità biofisica di ES, quelle dell’intervallo di variabilità dei parametri esistente nell’Olocene, mentre “giusto” è riferibile alla soddisfazione dei bisogni umani. Come affrontare il mantenimento della stabilità biofisica di ES in una prospettiva di suddivisione equa dei contributi forniti dalla natura alle popolazioni (Nature Contribution to People, NCP), quindi benefici, rischi e responsabilità, diventa così l’obiettivo da raggiungere (Rockström et al., in Earth’s Future, 2021).

La sostenibilità è un riferimento esplicito nell’impianto di questo contributo, con il riconoscimento dei limiti delle risorse disponibili e della necessità di mantenere lo sviluppo nel tempo. L’economia della ciambella (Raworth, L’economia della ciambella, 2017) è richiamata, ma si intende andare oltre, per arrivare a comprendere “…quando l’estensione di ‘sicuro’ e ‘giusto’ è o non è sovrapponibile”. In un quadro complessivo in cui emerge sempre più puntualmente come gli impatti negativi dei cambiamenti in corso colpiscano maggiormente le fasce più vulnerabili delle popolazioni, rendere giusti i PB può richiedere aggiustamenti conservativi, di abbassamento del valore del limite.

In linea con una procedura corrente nella valutazione del rischio, il contributo presenta le caratteristiche di un quadro in cui il progressivo decremento dei valori limite, aumentando la probabilità di evitare punti di culmine, consente un progressivo incremento della popolazione tutelata.

Come rendere operativa l’individuazione di PB giusti è affrontato in un contributo successivo (Gupta et al.; in Nat. Sustain., 2023), a partire dalla definizione che la Earth Commission dà di “Giustizia nel Sistema Terra” (Earth System Justice, ESJ), fondandola su tre ambiti d’uso del termine (le “3I”):

  • giustizia interspecifica e stabilità del Sistema Terra, le relazioni fra la specie Homo sapiens e tutte le altre specie del pianeta, rigettando il principio di eccezionalità della specie umana;
  • giustizia intergenerazionale, le relazioni fra generazioni, distinte fra passato e presente, nonché fra presente e futuro;
  • giustizia intragenerazionale, le relazioni nel presente, fra individui, stati, comunità, ma anche generi, razze, età, classi, tutti i casi che sottendono “…ineguaglianze, vulnerabilità e capacità di reagire”.

Su queste basi, la Giustizia nel Sistema Terra è “…l’equa condivisione dei benefici della natura, dei rischi e delle relative responsabilità fra tutte le genti nel mondo, all’interno di limiti sicuri e giusti del Sistema Terra per fornire un sostegno universale alla vita”.

La individuazione di PB giusti richiede così il riconoscimento delle diverse responsabilità del degrado ambientale, chi lo causa e chi lo subisce, anche in termini dimensionali. Il richiamo al principio delle responsabilità comuni ma differenziate e rispettive capacità è qui manifesto. Senza affrontare esempi presenti nel lavoro di Gupta et al. qui considerato, cui si rimanda, va segnalato il riconoscimento che l’individuazione di PB richiede un bilancio fra i bisogni delle entità cui le 3I sono applicabili, procedendo innanzitutto con la definizione di PB che prevengano il collasso di ES (sicuri), da aggiustare poi in riferimento alle 3I (giusti).

L’esito di questo sforzo elaborativo ha consentito una prima proposta di limiti del Sistema Terra (ESB) sicuri e giusti (Rockström et al., in Nature, 2023). La procedura impiegata è quella già delineata, e viene sviluppata in tre stadi per ciascun ESB. In primo luogo è identificato il limite sicuro, cui segue la valutazione se questo richieda aggiustamenti, per proteggere le popolazioni da pericoli significativi. In questa fase le 3I sono i criteri di analisi, e i pericoli significativi sono “severi ed estesi impatti esistenziali o irreversibili”. La terza fase combina i criteri usati con “… analisi storiche, standard sanitari internazionali, modellizzazione di ES e giudizio esperto per quantificare ESB sicuri e giusti che minimizzano l’esposizione umana a pericolo significativo… da cambiamento di ES”, arrivando così alla proposta di un limite giusto.

La procedura è applicata ad alcuni dei processi esaminati nei contributi precedenti: clima, biosfera, acqua, cicli biogeochimici, aerosol in atmosfera. In alcuni casi si evidenzia che non vi è coincidenza fra limiti sicuri e giusti, proponendo un ESB (sicuro e giusto) inteso a minimizzare il pericolo.

Concentrando l’attenzione sul clima, e rimandando al lavoro citato per gli altri ESB, l’analisi si apre con il riconoscimento che il pericolo, come già visto, aumenta con l’aumento delle temperature, una condizione che sostiene la distinzione fra limite sicuro (sopravvivenza) e limite giusto (diminuzione del pericolo per le popolazioni). Il limite sicuro è identificato in un aumento di temperatura media globale di 1,5°C rispetto al periodo pre-industriale, a conferma dell’Accordo di Parigi del 2015. L’individuazione di un limite giusto si fonda poi su considerazioni di giustizia intergenerazionale e intragenerazionale, anche in riferimento al fatto che le fasce di popolazione più vulnerabili sono quelle particolarmente colpite dagli impatti negativi dei cambiamenti in corso (si veda in particolare il rapporto del Gruppo di Lavoro II nel 6° rapporto di valutazione IPCC sui cambiamenti climatici). L’ESB sicuro e giusto proposto abbassa così l’aumento di temperatura media globale a 1,0°C rispetto al periodo pre-industriale, anche questo un limite ormai superato.

Una messa in prospettiva delle elaborazioni qui descritte, mirate a mantenere la stabilità biofisica del Sistema Terra “per l’ulteriore sviluppo delle società umane”, ha due aspetti maggiori: la individuazione dei parametri fondamentali (con la loro misura), e la proposta di ESB ottenuti con elaborazioni comprendenti considerazioni valoriali e implicazioni prescrittive.

A parere di chi scrive, un grande rilievo della elaborazione complessiva discende proprio dall’integrazione di questi due aspetti. 

Ciò che nel 2009 era un primo tentativo di identificare i limiti del pianeta” (Rockström et al., in Ecology and Society, 2009), è diventato un corpus di indicazioni articolate, scientificamente robuste e socialmente rilevanti, come conseguenza di un processo analitico iterativo e interdisciplinare che ha consentito una maggiore caratterizzazione delle aree cui è stato applicato, portando a una migliore comprensione di quanto può essere affrontato con rigore. Contemporaneamente, proprio per l’approccio impiegato, l’elaborazione fa emergere le lacune che ancora rimangono. Quanto fatto sulla individuazione di parametri biofisici fondamentali è così un insieme di robusti risultati e, anche, una solida base per procedere con ulteriori analisi.

Le implicazioni prescrittive dell’elaborazione sono sicuramente state tenute presenti dagli autori fin dall’inizio, come già notato, puntando a mantenere la materia in ambito tecnico-scientifico. Una citazione soltanto, per inquadrare il tema: “Determinare una distanza sicura coinvolge giudizi normativi di come le società scelgono di avere a che fare con il rischio e l’incertezza” (Rockström et al., in Nature, 2009). L’obiettivo di mantenere la valutazione tecnica separata da quella politica è manifesto, e viene ribadito in contributi successivi.

Proprio la scelta di sondare i livelli di rischio per diverse fasce di popolazioni, distinguendo i limiti sicuri da quelli giusti nel Sistema Terra, va a configurarsi come uno spostamento di paradigma.

Questo emerge con chiarezza nel 2021 (Rockström et al., in Earth’s Future, 2021), dove è esplicitamente affrontata la relazione inversa fra valore limite e ampiezza della popolazione tutelata dalla scelta fatta. Nell’analisi del rischio, la valutazione del rischio è talvolta separata dalla gestione del rischio , in quanto la prima comprende la caratterizzazione del pericolo (hazard), mediante valori limite per specifici parametri, mentre la seconda, mirata alla scelta di soluzioni che prevengano o minimizzino gli impatti negativi, richiede l’integrazione di svariati criteri e la mediazione fra interessi di diversa natura. Si tratta sostanzialmente della decisione su dove porre l’asticella, un’operazione squisitamente politica. La separazione dei due momenti rafforza la robustezza di entrambi, in quanto i possibili conflitti d’interesse esistenti fra parti interessate alle decisioni di gestione non dovrebbero essere presenti fra quelle che operano nella fase precedente di valutazione del rischio. La separazione fra interventi tecnici e interventi politici, infatti, è spesso materia di discussione per l’individuazione del modo più appropriato per affrontare criticità.

I contributi sugli ESB del 2023 superano questa distinzione, con l’integrazione del procedimento nel terzo stadio, e la individuazione di limiti sicuri e giusti (Rockström et al., in Nature, 2023).

Lo sviluppo della elaborazione interdisciplinare sullo spazio sicuro e giusto per l’umanità nel Sistema Terra ha così messo in luce un riposizionamento di argomentazioni tecniche ed etiche in processi propositivi e deliberativi associati alle scelte delle società umane. Un tale esito ha ricadute che comprendono, ma vanno oltre, gli scenari di sostenibilità, con un assetto che richiamerà ulteriori riflessioni.

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