ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 200/2023

30 Settembre 2023

A mo’ di chiusura

Chiudono questo numero alcune riflessioni finali che cercano di condensare il messaggio principale che si intende trasmettere con questi articoli.

In questo numero del Menabò abbiamo provato a riflettere su ciò che contribuisce a rendere il lavoro compiutamente dignitoso per uomini e donne: il riconoscimento del giusto salario, senza discriminazioni di genere; la coniugazione tra i tempi di lavoro e i tempi di vita; il riconoscimento dell’importanza dell’uomo rispetto alla macchina; una ragionevole mobilità sociale consentita dall’impegno in un lavoro equilibrato ed appagante. Nel diritto al lavoro come inteso dalla Costituzione c’è, esplicitamente o implicitamente, tutto questo.

Riteniamo che dai contributi che abbiamo presentato emerga con chiarezza che per raggiungere questo obiettivo occorrono istituzioni e politiche ben diverse da quelle che si è venuti costruendo nel corso degli ultimi decenni e che sia stato così non può sorprendere, visto il rilievo pressoché nullo assegnato al lavoro inteso nel senso su cui qui abbiamo ripetutamente insistito, come strumento di emancipazione.

L’istruzione, per esempio, non sembra disegnata in modo da garantire il diritto al lavoro nel senso della Costituzione e la mobilità sociale associata al lavoro; i diritti di proprietà all’interno delle imprese, accompagnati da una sorta di cultura dell’avidità, spingono a comportamenti estrattivi piuttosto che inclusivi del lavoro, e appare inefficace affrontare il problema delle migrazioni secondo una logica di mera “convenienza”, piegando le norme sui flussi alla semplice esigenza di trovare manodopera a basso costo.

Tutto questo non serve, peraltro, a assicurare il risultato che, frequentemente, quasi ossessivamente, viene indicato come l’obiettivo che queste istituzioni e queste politiche permetterebbero di raggiungere: l’accelerazione della crescita economica.

Da questi articoli emerge ripetutamente l’indicazione che altre istituzioni e altre politiche sensibili alle questione del lavoro come diritto possono avere effetti positivi anche sulla crescita economica che, comunque, essendo riferita al Pil non è rappresentativa della crescita del benessere sociale come, invece, si tende ormai a pensare in modo quasi automatico.

Le questioni da affrontare sono ben più numerose e complesse di quelle che sono state trattate in questo numero del Menabò e su alcune di esse ci proponiamo di ritornare.Ma il messaggio su cui sommessamente vorremmo richiamare l’attenzione, a mo’ di chiusura, è molto semplice ed è questo: orientando più decisamente le istituzioni e le politiche verso la tutela del diritto al lavoro non solo si rende il nostro Paese più conforme al disegno costituzionale e, sotto moltissimi aspetti, più equo ma si può farlo senza che la crescita economica ne sia rallentata. Anzi.

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