ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 209/2024

13 Febbraio 2024

Annalisa Cicerchia, Martina Caroleo,

Anziani sani e felici? Che cosa dicono i dati.

Martina Caroleo e Annalisa Cicerchia intervengono sull’invecchiamento della popolazione a livello mondiale, sottolineando che gli anni di vita in più solo in piccola parte sono anche anni di vita sana in più. La questione centrale è quella dell’invecchiamento sano al quale le Nazioni Unite hanno voluto dedicare il decennio in corso. Un loro recente rapporto, a un terzo del decennio, si propone di fare il punto della situazione e indicare il percorso da seguire. Caroleo e Cicerchia ne sintetizzano i principali contenuti.

Oggi, a livello globale – quindi tenendo conto anche dei paesi meno sviluppati – una grande quota della popolazione può aspettarsi di vivere fino a 60 anni e oltre. L’allungamento della vita è una delle più grandi conquiste dell’umanità; tuttavia, gli anni in più che le persone vivono non sono tutti trascorsi in buona salute. 

L’aspettativa di vita e di vita in buona salute. Tra il 1990 e il 2020, l’aspettativa di vita a livello globale è aumentata di oltre 8 anni, raggiungendo i 72 anni (World population prospects 2022. New York: United Nations, Department of Economic and Social Affairs; 2022). Si prevede che, da oggi al 2030, il numero di persone di età non inferiore a 60 anni nel mondo aumenterà da 1,1 a 1,4 (World population prospects 2022. Summary of results. New York: United Nations, Department of Economic and Social Affairs; 2022).

I dati del rapporto di riferimento dell’OMS per il Decennio dell’invecchiamento in buona salute mostrano però un crescente divario tra l’aspettativa di vita e l’aspettativa di vita in buona salute: tra il 2000 e il 2019 è aumentato da 7,3 a 8,3 anni per gli uomini e da 9,7 a 11 anni per le donne. Anche il divario tra l’aspettativa di vita e l’aspettativa di vita in buona salute a 60 anni è aumentato, passando da 4,1 a 4,7 anni per gli uomini e da 5,3 a 6 anni per le donne (The WHO baseline report for theDecade of Healthy Ageing. Geneva: World Health Organization; 2020)

Il decennio dell’invecchiamento in salute. Ci troviamo più o meno a un terzo del decennio (2021-2030) che le Nazioni Unite hanno voluto dedicare all’invecchiamento in salute, ed è stato da poco pubblicato un Rapporto (Progress report on the United Nations Decade of Healthy Ageing, 2021-2023. Geneva: World Health Organization; 2023) che ne traccia l’avanzamento. 

L’invecchiamento sano è il vero obiettivo da affiancare a quello dell’aumento degli anni di vita.

La definizione di invecchiamento sano è andata raffinandosi nel corso del tempo. Nel 2015, il rapporto mondiale dell’OMS sull’invecchiamento e la salute (World report on ageing and health, 2015. Geneva: World Health Organization; 2015) ha delineato un quadro d’azione per favorirlo, basato sul nuovo concetto di capacità funzionale. Nel 2020, l’OMS ha chiarito ulteriormente (The WHO baseline report for the Decade of Healthy Ageing. Geneva: World Health Organization; 2020) i concetti e i modi per rendere operativo e misurare l’invecchiamento in buona salute – poi approvati da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite. 

Per sottolineare che la salute in età avanzata non è solo assenza di malattie, sono state introdotte le seguenti definizioni: 

  • L’invecchiamento sano è il processo di sviluppo e mantenimento delle capacità funzionali che consentono il benessere in età avanzata. 
  • La capacità funzionale si riferisce ad attributi legati alla salute che consentono alle persone di essere e fare ciò che hanno motivo di apprezzare. Tra questi attributi ci sono la capacità intrinseca dell’individuo, le caratteristiche rilevanti dell’ambiente, e le interazioni tra l’individuo e tali caratteristiche. 
  • La capacità intrinseca è l’insieme di tutte le capacità fisiche e mentali di un individuo. 
  • L’ambiente è rappresentato da tutti i fattori del mondo estrinseco che formano il contesto di vita di un individuo. Ne fanno parte luoghi, dispositivi e oggetti di assistenza, la casa, le comunità e la società in generale.

L’istituzione del Decennio ha offerto il necessario quadro complessivo di riferimento per le azioni che mirano a far sì che la longevità sempre più diffusa si accompagni a buone condizioni di vita. Grazie a questo riferimento strategico di insieme, in un numero significativo di Paesi sono state sviluppate nuove politiche, istituiti nuovi meccanismi di intervento, e rafforzata la raccolta di dati sull’invecchiamento sano. 

Non meno significativa la spinta nella società civile, nella quale numerosi soggetti hanno dato vita a interessanti forme di partenariato per sostenere i cambiamenti. Fatto non secondario, i dati mostrano che in alcuni casi sono gli stessi anziani ad assumere l’iniziativa, anche se per generalizzare e diffondere il loro impegno ci sarà ancora da lavorare. 

Tra gli altri effetti utili del Decennio c’è naturalmente quello di avere richiamato l’attenzione sulle soluzioni più efficaci e innovative, emerse a vari livelli, che esprimono anche una rilevante capacità creativa sociale. Intorno a queste soluzioni si sta avviando lo scambio di esperienze, la condivisione di conoscenze e lo sviluppo di collaborazioni.

Tra i problemi principali vi è quello delle risorse, indispensabili per il successo dell’ambizioso programma di invecchiamento sano. La loro entità resta limitata e, soprattutto, appare necessaria un’azione concertata e accelerata per sostenere l’invecchiamento sano nei Paesi a basso e medio reddito, dove entro il 2050 vivrà l’80% della popolazione anziana del mondo.

Le aree di azione primarie. La strategia dell’invecchiamento sano poggia su quatto aree di azione primarie. 

La prima è volta a cambiare il modo in cui pensiamo, sentiamo e agiamo nei confronti dell’età e dell’invecchiamento. In inglese, l’ageism, tradotto in italiano con ageismo, indica la discriminazione nei confronti delle persone anziane a causa di stereotipi negativi e inaccurati. Si tratta di un fenomeno talmente radicato nella nostra cultura che spesso non ce ne accorgiamo nemmeno, e che ha dimensioni istituzionali e interpersonali, e che è persino autoinflitto dagli stessi anziani. 

I suoi impatti non soltanto sulla salute ma anche sull’ economia sono importanti, e le sue determinanti sociali, culturali, e psicologiche sono numerose e complesse. Per contrastarlo, in Finlandia è stato nominato per la prima volta nel 2022 un Difensore Civico (Ombudsman) degli anziani, che ha il compito di controllare gli effetti delle decisioni politiche sulla popolazione anziana, sensibilizzare con la pubblicazione di rapporti l’opinione pubblica sugli anziani e creare una rete solida attorno agli anziani e insieme a loro. Nel 2023 l’Ombudsman ha pubblicato le sue prime raccomandazioni sottolineando la discriminazione digitale e le difficoltà di accesso ai servizi sociosanitari per questa fascia di popolazione. 

La seconda area d’azione punta a garantire che le comunità promuovano le capacità delle persone anziane. Sono presenti in numerosi Paesi, a questo scopo, città e comunità “a misura di anziano”, che si impegnano per un’accessibilità fisica e sensoriale aumentata degli spazi e dei luoghi, e che adottano misure attive contro l’isolamento. In Europa ci sono numerose città che si stanno attrezzando in questa direzione, a partire da alcune esperienze pionieristiche nei Paesi Bassi. Nelle Filippine è stata istituita una Commissione nazionale degli anziani, composta da un presidente e sei commissari i quali hanno tutti almeno 60 anni, che, in collaborazione con il Ministero della Salute e con il supporto dell’Ufficio regionale dell’OMS per il Pacifico occidentale, ha sviluppato il Piano d’azione nazionale specifico 2023-2028, e mira alla realizzazione di ambienti a misura di anziano.

C’è poi una terza area di azione, che punta a fornire un’assistenza integrata e centrata sulla persona e servizi sanitari di base che rispondano alle esigenze degli anziani. L’approccio integrato alla cura degli anziani proposto dall’OMS (ICOPE, per Integrated Care for Older People) sta suscitando interesse tra gli Stati membri delle Nazioni Unite, e molti di essi hanno intrapreso progetti pilota per valutare la propria capacità di attuare e avviare la formazione degli operatori sanitari e assistenziali in questa direzione. In Senegal, in collaborazione con il Camerun, si sta lavorando per migliorare e facilitare l’accesso ai servizi sociosanitari per le persone over 50 affette da HIV. L’obiettivo è quello di integrare le pratiche cliniche (lo screening, la diagnosi, l’invio specializzato e il trattamento delle condizioni di co-morbilità) con strategie utili ad affrontare la stigmatizzazione e la discriminazione.

L’ultima azione è volta ad assicurare l’accesso all’assistenza a lungo termine agli anziani che ne hanno bisogno. Viene ampiamente riconosciuto il problema delle risorse umane per l’assistenza a lungo termine, che dipende largamente dall’assistenza familiare, generalmente fornita dalle donne, molte delle quali sono a loro volta anziane. Se il 60% dei Paesi degli Stati Membri delle Nazioni Unite ha programmi di sostegno per i caregiver, in alcune regioni la percentuale scende appena al 25%. Nella Repubblica Dominicana, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), il Consiglio Nazionale degli Anziani e un ente privato per l’amministrazione dei fondi pensione hanno collaborato per migliorare le condizioni di vita degli anziani in tre centri di assistenza a lungo termine. L’obiettivo è garantire agli anziani residenti valutazioni sanitarie complete e far sì che i centri dispongano delle attrezzature necessarie, che la capacità del personale di assistenza sia incrementata e che i cittadini senior siano consapevoli del loro diritto all’assistenza. In futuro, il programma prevede la creazione di “comitati di sorveglianza dei cittadini” che monitorino l’andamento dei centri, al fine di garantire il coinvolgimento degli anziani nella gestione e nell’erogazione dei servizi.

La strada da fare. Il lavoro da fare per consolidare gli interventi a favore dell’invecchiamento sano è ancora molto, e il Rapporto delle Nazioni Unite traccia una strada da seguire per avviare e rendere efficaci le azioni da intraprendere. Il primo problema resta quello delle risorse limitate, ma a fronte di ciò si stanno registrando un numero sempre maggiore di progetti e iniziative che contribuiscono alla causa. Il salto di qualità si avrà quando si riuscirà a unire in un unico mosaico questi piccoli programmi in modo da renderli scalabili e realizzarli su aree sempre più vaste. Un’altra risorsa che potrà contribuire a consolidare la prassi sarà la raccolta organica e strutturata dei dati, e la loro diffusione attraverso report come quello di cui si è detto, cosicché si possa creare una letteratura regolare, di tipo sociale, sanitario, e culturale, sulla questione dell’invecchiamento sano.

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