ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 203/2023

14 Novembre 2023

Gli incentivi per le imprese aumentano occupazione e retribuzioni?*

Edoardo Di Porto e Paolo Naticchioni osservano che gli effetti delle politiche di incentivazione al lavoro, molto utilizzate negli ultimi anni, dipendono da come sono disegnati. Secondo la loro analisi l’impatto occupazionale e retributivo di Esonero Giovani, caratterizzata da uno sgravio sostanziale (100%) per target specifici, è stato superiore a quello di Decontribuzione Sud, con aliquote inferiori (30%) e non rivolta a target specifici. L’esonero della componente contributiva del lavoratore potrebbe avere effetti maggiori sulle retribuzioni.

Negli ultimi anni le varie leggi di bilancio hanno sempre proposto nuovi incentivi all’occupazione con l’obiettivo di sostenere l’occupabilità di categorie deboli del mercato del lavoro, come giovani, donne, aree svantaggiate. Nel rapporto Inps 2023 viene fornita una panoramica su tali politiche, in termini di beneficiari e risorse pubbliche impiegate, oltre che un approfondimento dell’impatto sui livelli occupazionali e retributivi di alcune di tali misure.
Il numero complessivo dei rapporti incentivati risulta in espansione: si osserva un aumento dei contratti agevolati da circa 1 milione nel 2020 a circa 2,207 milioni del 2022 (+118%), con un impiego di risorse pubbliche nel 2022 per circa 7,5 miliardi. Sia nel 2021 che nel 2022 circa un’attivazione su quattro è agevolata (considerando anche le trasformazioni a tempo indeterminato). Focalizzando l’attenzione sui singoli incentivi, si osserva che Decontribuzione Sud nel 2022 gioca la parte del leone, con più del 60% del totale dei contratti agevolati. In lieve crescita i contratti di Apprendistato, mentre nel 2022 si osserva una contrazione per Esonero Giovani e Incentivo Donne dovuta alla sospensione, il 30 giugno 2022, del termine di operatività dell’agevolazione al 100%.

Per quanto riguarda la valutazione di impatto su misure di occupazione e retributive, ci si focalizza qui su Decontribuzione Sud ed Esonero Giovani,. Decontribuzione Sud, attivata dall’art.27 della L. n.104/2020 e modificata con L. n.178/2020, è una misura estesa a tutti i rapporti, sia nuovi che in essere, riguardanti qualsiasi tipologia contrattuale, e prevede un esonero contributivo pari al 30% fino al 31 dicembre 2025, e successivamente decrescente fino al 2029.
Ci si concentra sulla discontinuità territoriale, comparando solo le province che sono al confine fra il Sud ed il Centro: si prendono in esame le province di Caserta, Isernia, L’Aquila e Teramo per il Sud e quelle di di Ascoli Piceno, Rieti, Frosinone e Latina per il Centro. Si ipotizza che le dinamiche economiche di territori così vicini siano simili, a meno di shock di politica economica come, appunto, l’agevolazione Decontribuzione Sud.
La parte superiore della figura 1 mostra gli andamenti occupazionali e retributivi dal marzo 2019 di trattati e controlli (province del Sud e del Centro). Le serie sono state divise per il valore iniziale di marzo 2019; in tal modo in quel mese si avrà, per costruzione, un valore uguale a 1. All’introduzione della misura non si osserva alcun effetto sull’occupazione fino all’autunno del 2021; da quel momento e fino a fine 2022, l’impatto diventa positivo e relativamente stabile, nell’ordine del 10%. Per le retribuzioni, gli andamenti sono perfettamente sovrapposti fra province del Sud e del Centro, e ciò conferma che una decontribuzione concentrata sulla parte datoriale non genera solitamente effetti retributivi sui beneficiari (Saez et al. “Payroll Taxes, Firm Behavior, and Rent Sharing: Evidence from a Young Workers’ Tax Cut in Sweden”, American Economic Review, 2019).
Esonero Giovani è previsto dalla Legge n.205/2017 e modificato dalla Legge 178/2020 che ha elevato l’esonero contributivo dal 50 al 100% per 36 mesi (con un limite massimo di 6.000 euro annui) per le assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato effettuate nel biennio 2021-2022 dei giovani con età inferiore a 36 anni. Per la valutazione di impatto è stata utilizzata una metodologia che sfrutta la discontinuità nell’età per l’assegnazione al trattamento e sono stati comparati individui nella classe di età 30-35 rispetto a un gruppo di controllo nella classe di età 36-40. Per entrambi i gruppi sono state prese in considerazione le attivazioni che includono le nuove assunzioni (e le trasformazioni a tempo indeterminato) e le retribuzioni.

Figura 1: Valutazione di impatto Decontribuzione Sud e Esonero Giovani

Decontribuzione SUD : province confinanti


Esonero giovani: attivazioni (sx) e retribuzioni (dx)

Nella parte inferiore della figura 1 emerge che gli andamenti delle due serie per la classe dei trattati (30-35) e dei controlli (36-40) sono praticamente sovrapposti prima dell’introduzione della policy (gennaio 2021). Successivamente, la differenza in termini percentuali nei due gruppi è significativa: nei mesi successivi al gennaio 2021 e fino al giugno 2022, i tassi di attivazione degli individui trattati eccedono quelli dei controlli in una misura compresa tra il 5 e il 15%. È molto interessante notare come tale differenziale si annulli nel luglio 2022, mese nel quale l’incentivo viene meno (in attesa di autorizzazione da parte dell’Unione Europea la decontribuzione era al 50%).

Un’indicazione di massima che è possibile trarre dall’analisi è che l’impatto occupazionale è più rilevante per politiche come Esonero Giovani, caratterizzate da uno sgravio sostanziale (100%) su target specifici. Al contrario, per politiche come Decontribuzione Sud, con minori aliquote di agevolazione (30%) e non rivolte a destinatari specifici, l’impatto positivo è di minore entità e si concretizza solo dopo un non breve periodo iniziale. Da notare, inoltre, che Esonero Giovani induce un effetto positivo, seppur contenuto, sulle retribuzioni. Inoltre, il risultato positivo sull’occupazione di Esonero giovani è robusto all’utilizzo di metodologie più rigorose (l’approccio delle differenze nelle differenze), mentre quello di Decontribuzione Sud non lo è.
Per incidere invece sulle retribuzioni si può fiscalizzare la parte dei contributi a carico del lavoratore, che sono fuori dal diretto controllo delle imprese. Ciò è stato posto in essere con l’esonero contributivo introdotto dal legislatore nel 2022, con aliquote che sono state aumentate dal 2022 al 2023 (e che sarà prorogato nel 2024): già nel 2022 l’aumento della busta paga non è trascurabile, in media 30-40 euro mensili (circa il 2-3% rispetto ai salari medi); inoltre, una simulazione per il 2023, con tutti i limiti che ovviamente una analisi di questo tipo comporta, evidenzia che a regime la politica può aumentare di circa 100 euro l’imponibile fiscale mensile, importo non trascurabile considerato che il valore medio mensile delle retribuzioni è di circa 1.500 euro (circa il 6-7%).


* Questo articolo viene pubblicato in contemporanea su www.lavoce.info

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