ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 196/2023

30 Giugno 2023

Interoperabilità dei dati personali e transizioni occupazionali. Quale sarà il destino dei rider di Uber Eats?

Luigi Di Cataldo si pone alcune domande in relazione alla decisione di Uber Eats di chiudere a partire dal 15 luglio il servizio di delivery in Italia. Cosa succederà ai rider? Quali potrebbero essere le loro transizioni occupazionali? Quali fattori possono influenzare la loro capacità di intraprenderle? Le risposte di Di Cataldo a questi interrogativi sono basate sulle evidenze emerse da una prima ricerca da lui condotta sulle transizioni occupazionali all’interno del food delivery.

La vicenda Uber Eats. Dara Khosrowshahi, amministratore delegato di Uber, ha annunciato la chiusura del servizio di delivery in Italia a partire dal 15 luglio, in quanto la limitatezza delle quote di mercato conquistate non assicura la sostenibilità economica del business nel lungo periodo. Nessuna forma di tutela sarà riconosciuta ai rider: nessuna garanzia procedurale, nessun trattamento di fine rapporto e nessuna forma di sostegno al reddito.

Ponendosi in continuità con altre grandi dismissioni avvenute nel nostro paese, si pensi ai casi Foodora (2018) e Gorillas (2022), la vicenda dimostra che la dinamica di sviluppo del settore ha raggiunto una nuova fase in cui la saturazione di alcuni mercati spinge i grandi player a riorganizzare la propria presenza sul pianeta, concentrandosi laddove ricoprono già un ruolo da leader oppure dove conservano tale aspirazione. In futuro, possiamo aspettarci ulteriori grandi dismissioni in ogni paese. 

Servono dunque maggiori informazioni sul fenomeno delle transizioni occupazionali nel comparto di riferimento, così da elaborare specifiche indicazioni di policy

In questo articolo, si anticipano i risultati di una ricerca sul tema (Capitale reputazionale e capacità di transizione nella platform economy. Una ricerca esplorativa”, in corso di pubblicazione su Professionalità studi n. 1/2023). Le evidenze emerse permettono di avanzare una previsione dei costi che i rider di Uber Eats dovranno sostenere per affrontare un percorso di transizione intra-settoriale a seguito della cessazione dell’attività di impresa.

Funzionamento dei mercati digitali e interoperabilità dei dati degli utenti. Il funzionamento dei mercati digitali viene ampiamente influenzato dal grado di mobilità dei dati. Il concetto di interoperabilità indica «the degree to which two products, programs, etc. can be used together, or the quality of being able to be used together» (Cambridge Dictionary). Esso, quindi, indica la capacità di due o più sistemi di scambiare informazioni e cooperare, tramite l’utilizzo reciproco delle informazioni scambiate, mettendo i propri utenti nella condizione di spostarsi da un sistema all’altro e di operare in modo simultaneo senza sostenere costi significativi. 

L’accesso delle persone ai mercati digitali e la capacità di generare reddito al loro interno dipendono dalle informazioni che attestano la professionalità acquisita. Allo stato attuale, questi dati sono sottoposti al controllo unilaterale della piattaforma, che mette a rischio la veridicità, la qualità e la completezza delle informazioni prodotte. Per concludere, questi dati non sono interoperabili: i lavoratori non possono trasferire queste informazioni da una piattaforma all’altra e non possono alimentare un unico bagaglio informativo tramite lo svolgimento della propria attività in differenti piattaforme.

L’interoperabilità dei dati nell’ordinamento europeo. L’interoperabilità dei dati personali viene promossa dall’ordinamento europeo su più fronti. Il Regolamento 2022/1925 (c.d. Digital Markets Act) ha introdotto l’obbligo di garantire l’interoperabilità dei dati degli utenti al fine di prevenire e correggere eventuali effetti anti-competitivi. Nel mese di settembre sapremo quali sono le imprese che, rientrando nella categoria dei gatekeeper (i requisiti per la designazione dei gatekeeper sono descritti all’art. 3), sono tenute all’osservanza della normativa. Capiremo a quel punto “se” e “quali” imprese del food delivery dovranno adeguarsi.

Un diritto alla portabilità delle informazioni personali è stato configurato ai sensi dell’art. 20 del Regolamento 2016/679 (c.d. GDPR), che riconosce il diritto di ricevere i propri dati personali in un formato strutturato, di uso comune e leggibile da dispositivo automatico e il diritto di trasmettere tali dati da un titolare del trattamento all’altro senza incontrare impedimenti ulteriori ai limiti della fattibilità tecnica. Inoltre, al sessantottesimo considerando si parla di formati interoperabili e dell’opportunità di incoraggiare lo sviluppo di tali formati.

Tuttavia, la proposta di Regolamento europeo sui sistemi di intelligenza artificiale e la proposta di Direttiva per il miglioramento delle condizioni di lavoro nelle piattaforme non hanno contribuito alla trasposizione del diritto alla interoperabilità dei dati personali in ambito lavorativo. È questa la questione maggiormente rilevante e problematica dal punto di vista che qui interessa.

Le transizioni occupazionali nel food delivery: una ricerca esplorativa. La ricerca propone una prima esplorazione delle transizioni occupazionali nel food delivery indagandone tre tipologie: (a) il trasferimento in un’altra piattaforma; (b) il trasferimento in un altro mercato urbano (inter- o intra-nazionale); (c) l’avvio della multi-committenza. L’attività di ricerca è stata guidata dai seguenti interrogativi: 

•          Quanto sono diffuse le transizioni intra-settoriali?

•          Perché si affrontano queste transizioni?

•          Quali problemi si incontrano nel corso di queste transizioni?

In assenza di dati amministrativi e dataset longitudinali il fenomeno delle transizioni è stato ricostruito ricorrendo a diverse tecniche della ricerca sociale e tramite l’analisi dei contratti di lavoro.

L’indagine ha avuto luogo nella città di Catania, nel periodo compreso tra i mesi di giugno e di ottobre del 2020, e ha coinvolto 120 rider

  • La diffusione delle transizioni occupazionali intra-settoriali

Per ricostruire la diffusione delle transizioni sono state condotte interviste strutturate in modalità face to face.

Il 18% dei rider intervistati si è trasferito in un’altra piattaforma dopo un breve periodo che, nella quasi totalità dei casi, risulta essere inferiore ai tre mesi. Il 6% degli intervistati ha affrontato un percorso di mobilità geografica, intra- o inter-nazionale, spostandosi in un differente contesto urbano ma continuando a svolgere la medesima attività lavorativa; alcune persone hanno affrontato un percorso di mobilità geografica intra-nazionale per trasferirsi in un mercato più redditizio in ragione della maggiore entità dei volumi di lavoro e dei compensi corrisposti dalle piattaforme.

Il 16% degli intervistati ha provato a lavorare per una seconda piattaforma, ma sono meno della metà coloro che sono riusciti a stabilizzare la propria attività in regime di multi-committenza.

Il 31% degli intervistati ha affrontato almeno una delle tre tipologie di transizioni qui considerate.

  • Le motivazioni dei lavoratori

Le motivazioni dei lavoratori sono state ricostruite a partire dall’incrocio tra il dato relativo alla durata dei contratti di lavoro e le dichiarazioni dei rider. Non è stata rilevata una coincidenza tra il verificarsi delle transizioni e il termine apposto all’accordo individuale sottoscritto. Le transizioni, dunque, vengono intraprese per motivi diversi, che abbiamo indagato nel focus group.

Secondo i partecipanti, queste transazioni vengono intraprese con l’obiettivo di trovare compensazioni e indennità integrative maggiormente convenienti, volumi di lavoro più stabili e consistenti, una periodicità retributiva (settimanale, bisettimanale, mensile) adatta alle proprie esigenze, una modalità di organizzazione del lavoro confacente ai propri bisogni, un’area di lavoro adatta al mezzo di trasporto impiegato e, infine, per superare una condizione di dipendenza economica.

  • I problemi incontrati dai lavoratori

I problemi incontrati dai lavoratori nel corso delle transizioni sono stati discussi nel focus group. I lavoratori hanno innanzitutto spiegato che il trasferimento in un’altra piattaforma implica la perdita delle informazioni attestanti la professionalità acquisita e l’essere considerati al pari di un rider privo di qualsiasi esperienza. Di conseguenza, i volumi di lavoro trasmessi dalla piattaforma di destinazione saranno estremamente ridotti. Un problema simile viene incontrato da coloro che decidono di trasferirsi in un’altra località geografica. Laddove il trasferimento ha carattere intra-nazionale e si verifica la coincidenza tra la piattaforma di origine e quella di destinazione, le informazioni personali possono essere mantenute, anche se esistono differenze tra le piattaforme. Se la località geografica si trova in un diverso territorio nazionale, le informazioni personali vanno perdute, anche quando la piattaforma di origine e quella di destinazione coincidono. Adesso qualcosa sta cambiando, ma si tratta di iniziative intraprese da singole aziende. Coloro che decidono di iniziare ad offrire le proprie prestazioni anche per una seconda piattaforma, infine, non potranno alimentare un unico bagaglio informativo svolgendo l’attività di consegna per diverse piattaforme.

Alla luce delle problematiche comunemente rilevate, i partecipanti hanno spontaneamente messo in evidenza una conseguenza direttamente prodotta dalla non interoperabilità dei dati personali: si decide di affrontare un percorso di transizione quando le condizioni di lavoro risultano tanto sconvenienti da giustificare i costi in termini di tempo, energia e reddito che la transizione comporta.

Uber Eats chiude il servizio di delivery in Italia. Il ritiro di Uber Eats dal mercato italiano fornisce l’occasione per riflettere sul destino che attende i rider e sui costi che dovranno sostenere nell’affrontare eventuali transizioni intra-settoriali. Nel tentativo di avanzare una previsione reale, distingueremo alcune circostanze ipotetiche in relazione al numero di piattaforme per cui si opera e alle caratteristiche dei diversi mercati urbani italiani. 

rider che operavano unicamente per Uber Eats si troveranno senza alcun reddito a partire dal 15 di luglio e perderanno il bagaglio informativo che ne attesta la professionalità acquisita. Con ogni probabilità, una buona parte di questi proverà ad inserirsi in una diversa piattaforma del comparto prima di valutare altre opportunità presenti nell’economia povera, sommersa o criminale. Chi sarà in grado di farlo sarà considerato alla stregua di un lavoratore del tutto privo di esperienza e dovrà compiere notevoli sforzi per accedere a volumi di lavoro corrispondenti a quelli perduti.

Chi utilizzava Uber Eats come piattaforma secondaria subirà una certa contrazione dei propri redditi da lavoro. Queste persone, probabilmente, valuteranno la possibilità di incrementare la propria partecipazione ai processi produttivi della piattaforma rimasta o di inserirsi in una seconda piattaforma. In ambedue le circostanze, il patrimonio informativo personale sarà cancellato. Rispetto alla situazione dei colleghi illustrata poc’anzi, il loro vantaggio consiste nel ridotto affidamento che facevano nei confronti di Uber Eats, nella possibilità di continuare a lavorare per la piattaforma rimasta e nella perdita soltanto parziale delle informazioni che ne attestano la professionalità.

Chi utilizzava Uber Eats come terza alternativa subirà una modesta contrazione dei propri redditi, che potrà essere compensata incrementando la propria attività per le due piattaforme rimaste o soltanto per una di esse. La perdita delle informazioni che attestano la professionalità acquisita nel tempo si verificherà comunque, ma limitata ad una ristretta porzione della propria carriera.

Guardiamo adesso ad alcune delle realtà urbane in cui opera l’azienda, distinguendo tra contesti piccoli, medi e grandi. Reggio Emilia, Rimini, Trieste sono contesti relativamente ristretti, all’interno delle quali operano poche piattaforme, che molto spesso hanno lunghe file di aspiranti rider in attesa di essere reclutati. Sono tipiche situazioni in cui può essere difficile trasferirsi in una nuova piattaforma e i rider possono trovarsi a valutare la possibilità di spostarsi in un mercato urbano differente, vivendo da pendolari oppure spostando anche il proprio domicilio. Il trasferimento in un altro mercato urbano implica – ad eccezione di quanto descritto sopra– la perdita delle informazioni che certificano la professionalità del rider; quindi, i lavoratori saranno considerati come privi di esperienza e i volumi di lavoro inizialmente trasmessi saranno minimi. Catania, Bari, Bologna e Genova sono realtà urbane di medie dimensioni, in cui sono attive diverse piattaforme. Tuttavia, alcune piattaforme coprono quote di mercato molto piccole, hanno flotte ridotte e lunghe file di rider in attesa di iniziare a lavorare. Anche qui potrebbero non essere molte le opportunità per inserirsi in una nuova piattaforma, spingendo i rider a valutare l’ipotesi del trasferimento in un altro mercato urbano. Sia che trovassero una nuova piattaforma, sia che trovassero un diverso mercato urbano in cui operare, i dati che attestano la professionalità dei lavoratori saranno cancellati con tutte le conseguenze già descritte. 

A Milano, Roma, Napoli, Palermo e Torino il food delivery risulta essere maggiormente radicato e opera un gran numero di imprese. I rider potrebbero non incontrare grandi difficoltà nel trovare una nuova piattaforma, ma saranno spogliati della propria professionalità. In questi spazi, l’interoperabilità delle informazioni personali può essere decisiva per diversi aspetti: l’alto costo della vita può rendere particolarmente pericolosa la perdita di quote di reddito, anche se piccole e limitate ad un breve periodo; i rider attivi in queste città hanno maturato carriere importanti, la cui attestazione potrebbe perdersi per sempre; la presenza di numerose aziende del settore agevola il lavoro in regime di multi-committenza e i trasferimenti da una piattaforma all’altra. 

Dunque, la vicenda Uber Eats impatterà variamente sui lavoratori. Possiamo di certo affermare che le implicazioni socio-economiche per i singoli saranno acuite dalla mancanza di misure idonee ad assicurare la interoperabilità delle informazioni personali dei lavoratori. La situazione descritta in questo articolo potrebbe, infine, determinare la fuoriuscita di un certo numero di rider dall’economia delle piattaforme e il loro successivo inserimento nei settori poveri tradizionali, nell’economia sommersa o, peggio, in contesti criminali.

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