ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 177/2022

31 Luglio 2022

Lo stato dell’arte dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia

Arianna Saulini sintetizza i principali contenuti del 12° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC) in Italia, pubblicato dal Gruppo CRC, che ci consegna una fotografia dell’attuazione dei diritti nel nostro Paese a tutto campo, sulla base di un’analisi dei principali ambiti di vita dei ragazzi/e. Saulini sottolinea che tra i fenomeni monitorati con crescente preoccupazione spiccano povertà minorile, denatalità e cambiamenti climatici.

Il Gruppo CRC (www.gruppocrc.net) ha recentemente pubblicato il 12° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC) nel nostro Paese. Il rapporto è organizzato attorno a nove raggruppamenti tematici relativi ai diritti della CRC suggerita dal Comitato ONU, tra cui diritti civili e libertà; violenza contri i bambini; ambiente familiare e misure alternative; salute e servizi di base; educazione, gioco e attività culturali; misure speciali per la tutela dei minorenni.

Povertà minorile, denatalità e cambiamenti climatici sono fenomeni che il Gruppo CRC continua a monitorare con crescente preoccupazione alla luce dei dati disponibili che mostrano come le misure sinora adottate non siano sufficienti e non abbiano generato l’impatto sperato.

Stiamo assistendo inermi da decenni, al declino demografico della popolazione italiana: i nati nel 2021 sono stati appena 399.431, in diminuzione dell’1,3% rispetto al 2020 e quasi del 31% a confronto con il 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite. Tutte le regioni registrano tassi negativi di crescita, in particolare Molise, Basilicata e Calabria, ad eccezione del Trentino-Alto-Adige (0,8). Del resto la fotografia della popolazione minorile residente in Italia mostra che i minorenni rappresentano solo il 15,8% della popolazione. È quindi necessario un intervento diffuso che porti e sia espressione di un deciso cambio di mentalità di tutte le articolazioni della società per favorire la ripresa demografica nel Paese.

L’inquinamento atmosferico è in Italia il primo fattore di rischio ambientale: l’81.9% della popolazione vive in zone con inquinamento superiore ai valori considerati sicuri con punte anche fino al 100% in alcune Regioni. Il traffico, il riscaldamento domestico e l’attività industriale sono i maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico. Una seconda criticità è rappresentata dalla scarsità di spazi verdi cittadini usufruibili dai ragazzi, essenziali per lo sviluppo psicofisico. Restano cruciali inoltre i rischi legati al cambiamento climatico in atto: il nostro Paese è classificato complessivamente in una fascia di rischio medio e in quella ad alto rischio considerando i fattori di esposizione agli shock climatici e ambientali. Tutto ciò aggrava le interazioni tra inquinamento e allergeni con aumento dell’incidenza di sensibilizzazione allergica e un possibile incremento di asma e allergie, di altre malattie e mortalità legate al caldo, e di infortuni, traumi psichici, malattie e decessi causati dagli eventi estremi. Ovviamente i rimedi per contrastare questa tendenza devono essere trovati a livello globale, ma a livello locale un aumento degli spazi alberati urbani potrebbe consentire una mitigazione di questi rischi. Occorre ridisegnare le città creando quartieri privi di traffico e strade a 30 km all’ora, incentivando la ciclopedonalità, e potenziare l’educazione ambientale anche nelle scuole.

La povertà minorile rimane poi la grande sfida da affrontare: i minorenni in condizioni di povertà assoluta, complice lo scenario pandemico e le relative conseguenze sul piano sociale, secondo i dati pubblicati da ISTAT riferiti all’anno 2021, sono 1.382.000, pari al 14,2%. L’incremento di 10 punti percentuali in poco più di 10 anni, sottolinea i limiti del quadro di misure e interventi che si sono susseguiti, scontando un grave ritardo iniziale. Occorre un reale intervento organico e strutturale di contrasto alla povertà minorile che ne consideri la multidimensionalità e operi con una strategia multilivello, in grado di affiancare ai meri trasferimenti monetari, servizi e accompagnamento individualizzato, nella tutela del superiore interesse del minore.

Tra i temi trasversali affrontati nel Rapporto quello delle risorse dedicate all’infanzia e all’adolescenza e della raccolta dati, approfonditi dal Gruppo CRC nel 2021 con due apposite pubblicazioni (I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione 2021; I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. Le risorse dedicate all’infanzia e all’adolescenza in Italia. Entrambi disponibili su https://gruppocrc.net/tipo-documento/pubblicazioni/).

Il tema della raccolta dati su infanzia e adolescenza permane come criticità in quasi tutti i contesti analizzati nel Rapporto. Per quanto concerne l’ambito della violenza e maltrattamento la raccomandazione rivolta alle Istituzioni dal Network è quella di raccogliere e rendere disponibili dati più puntuali sull’entità del maltrattamento all’infanzia nel Paese attraverso un monitoraggio periodico per poter meglio orientare le politiche di prevenzione e intervenire correggendo le disomogeneità territoriali nella presa in carico. Per quanto riguarda i minorenni fuori dalla famiglia di origine c’è un’assenza di “visibilità”, declinata anche nella discordanza e incompletezza dei dati raccolti. L’analisi del Rapporto CRC si fonda sugli ultimi dati disponibili al 31.12.2019 (complessivamente i minorenni fuori famiglia sono 27.608 pari al 2,9 per mille rispetto alla popolazione di minore età presente in Italia), con le criticità già segnalata con riferimento alla disomogeneità e all’incompletezza delle informazioni e dei dati raccolti nelle singole regioni, peraltro espressi non in termini assoluti, ma in valori percentuali. È quindi ancora più evidente la necessità e l’urgenza di raccogliere e analizzare dati con criteri uniformi, in modo sistematico e continuo, in tutte le Regioni tramite il sistema S.In. Ba. (Sistema informativo sulla cura e la protezione dei bambini e delle loro famiglie), in modo da avere chiaro e disponibile in tempo reale il numero, la tipologia e le caratteristiche di tutti i minorenni fuori famiglia d’origine, nel superiore interesse di tutti i soggetti di minore età. Nello specifico poi delle adozioni nazionali, va evidenziato che, al di fuori del numero dei minorenni dichiarati adottabili e adottati, non sono censite altre notizie (età, condizioni psicofisiche, fratrie, etc.). Non si hanno neppure dati aggiornati sui minorenni dichiarati adottabili e non adottati, e non è ancora pienamente operativa, a distanza di 21 anni dalla data entro cui avrebbe dovuto essere attivata, la Banca Dati nazionale dei minorenni dichiarati adottabili e dei coniugi “aspiranti all’adozione nazionale e internazionale”. Altro annoso problema evidenziato nel Rapporto CRC è quello della mancanza di dati quantitativi e qualitativi delle persone di minore età con disabilità, in particolare nella fascia 0-5, già oggetto di raccomandazione da parte del Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia. In ambito educativo, permane la necessità di garantire sia l’aggiornamento periodico dell’Anagrafe nazionale dell’Edilizia Scolastica con l’inserimento progressivo dei nidi e altri servizi educativi per l’infanzia sia l’attivazione del Sistema informativo nazionale dei servizi educativi per l’infanzia che con l’Anagrafe dei bambini delle scuole dell’infanzia statali e paritarie che andrà a comporre l’Anagrafe nazionale per il Sistema integrato zerosei. Infine si denuncia la perdurante mancanza di un sistema informativo nazionale per la salute mentale delle persone di minore età che rende difficile analizzare le attività territoriali e gli andamenti regionali.

Occorre quindi che le istituzioni prendano seriamente in carico il problema della scarsità e disomogeneità dei dati, partendo dal rendere operativi gli strumenti di raccolta già previsti.

Rispetto alle risorse il Comitato ONU ha manifestato più volte la preoccupazione per il fatto che la CRC in Italia non sia applicata “al massimo livello consentito dalle risorse disponibili”, sia perché l’entità della spesa pubblica a beneficio diretto delle persone di minore età è sempre stata marginale, sia perché anche quando si stanziano risorse e si finanziano misure e interventi per l’infanzia, la governance e l’attuazione sono poco efficaci. Sicuramente manca una programmazione organica che preveda un coordinamento tra i diversi livelli di governo. Nell’analisi annuale svolta nel Rapporto vengono solitamente analizzate le voci della Legge di bilancio riferibili direttamente all’infanzia e da quest’anno anche un affondo sui fondi del PNRR. I Fondi rilevanti in tema di politiche per infanzia e adolescenza sono diversi, ma spesso esigui e non collegati tra loro: il Fondo Infanzia e Adolescenza ex Legge 285/97 che è destinato ormai solo alle 15 città riservatarie, il Fondo Politiche per la Famiglia in capo al Dipartimento per le pari opportunità e la famiglia, il Fondo Nazionale Politiche Sociali con una quota vincolata all’infanzia e all’adolescenza del 50% a partire dal 2020, il Fondo nazionale Zerosei per lo sviluppo del sistema educativo integrato zerosei. Merita menzione e attenzione anche il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile istituito dalla Legge di Stabilità 2016, che ha riconosciuto alle fondazioni bancarie agevolazioni fiscali sotto forma di un credito d’imposta pari al 75% dei contributi versati al Fondo. Poi ci sono i fondi di sostegno monetario alle famiglie, fino ad ora suddivisi tra bonus vari, e da quest’anno razionalizzati e inglobati nel “Fondo assegno universale e servizi alla famiglia”.La raccomandazione rivolta al Governo dal Gruppo CRC è quella di monitorare e rendicontare annualmente i finanziamenti dedicati all’infanzia e all’adolescenza, garantendo un coordinamento tra le diverse amministrazioni in modo da assicurare l’efficacia degli stessi; e di stabilire Livelli Essenziali per le Prestazioni per garantire l’esercizio dei diritti dei minorenni, a partire da quelli indicati nel 5° Piano Nazionale Infanzia, e nel Piano Nazionale per la Garanzia Infanzia, prevedendo risorse adeguate per gli Enti Locali.

Gli ultimi due anni ci hanno posto dinanzi a scenari nuovi che hanno avuto ed avranno un impatto enorme sulle generazioni presenti e future: la pandemia da COVID-19 prima ed il conflitto in Ucraina poi, di cui abbiamo tenuto conto nel Rapporto, con la consapevolezza che la pandemia ha portato alla luce e ampliato le criticità già presenti nel sistema e che la specifica tutela prevista per i minorenni provenienti dall’Ucraina andrebbe estesa a tutte le persone di minore età da situazione di guerra.

Si tratta tuttavia anche di un periodo di grandi opportunità dal punto di vista dei fondi europei e nazionali stanziati e di attenzione dedicata all’infanzia e adolescenza: a livello europeo è stata approvata la Strategia dell’Unione europea sui diritti dei minorenni 2021-2024 insieme alla Garanzia Europea per l’Infanzia, nonché la nuova Strategia del Consiglio d’Europa sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (2022-2027); a livello nazionale è stato adottato il 5° Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva (c.d. Piano Infanzia) ed è stato inviato alla Commissione Europea il Piano d’Attuazione Nazionale della Garanzia Europea per l’Infanzia (PANGI).

Sembra opportuno evidenziare anche due questioni sfidanti, anche in vista delle elezioni e della formazione di un nuovo Governo: la riforma della cittadinanza e l’educazione all’affettività.

Nel corso degli anni e quindi delle legislature non è ancora riuscito ad arrivare a conclusione l’iter per la riforma della Legge 91/92 che faciliti l’acquisto della cittadinanza italiana per i minorenni di origine straniera. La recente proposta di testo unico presentata alla Camera dei Deputati, accolta con favore in termini di ripresa del dibattito parlamentare rispetto ad una riforma considerata non più procrastinabile, seppur suscettibile di miglioramento, come ribadito dagli stessi ragazzi di Seconda generazione e da diverse Organizzazioni della società civile, rappresenta un’opportunità per superare le discriminazioni esistenti nell’ordinamento e garantire ai ragazzi di Seconda Generazione eguali diritti.

Rispetto al tema dell’educazione all’affettività il Gruppo CRC sostiene da anni la proposta di introdurre in tutte le scuole di ogni ordine e grado programmi di educazione all’affettività e al rispetto delle diversità, necessari per rafforzare le competenze affettive e relazionali, educare alla parità di genere e alla prevenzione della violenza. L’Italia peraltro, avendo ratificato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, che mira al riconoscimento degli stereotipi di genere che ne possono essere i precursori e al contrasto alle influenze sociali, culturali, educative che la legittimano, si è impegnata a promuovere il superamento degli stereotipi attraverso un’educazione di genere sia nei programmi scolastici che nei contesti di istruzione non formale.

Il nuovo Governo sarà quindi chiamato a dare concretezza alle priorità e alle azioni identificate nei recenti Piani adottati, e a garantire una governance efficace delle risorse rese disponibili a livello europeo e nazionale.

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