ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 193/2023

14 Maggio 2023

Guido Baronio, Alessandro Chiozza, Luca Mattei, Benedetta Torchia

La vicinanza al mercato del lavoro dei beneficiari del Reddito di cittadinanza

Guido Baronio, Alessandro Chiozza, Luca Mattei e Benedetta Torchia, utilizzando gli ultimi dati di monitoraggio di Anpal sui beneficiari del Reddito di cittadinanza indirizzati ai Servizi per il lavoro, si concentrano sul concetto di occupabilità restituendo un approfondimento specifico sulle storie lavorative dei beneficiari e l’effettivo livello di occupabilità, ricostruito utilizzando la metodologia implementata per il calcolo dell’assesment quantitativo (profiling) nell’ambito del Programma Garanzia di Occupabilità dei lavoratori (GOL).

Il Reddito di cittadinanza (RdC) ad aprile 2023 ha compiuto quattro anni e sin dalla sua introduzione è stato al centro di un dibattito molto acceso che, generalizzando, vede contrapporsi coloro che lo attaccano duramente arrivando a definire la misura “metadone di stato” e chi ne usufruisce “fannullone sul divano”, con coloro che lo difendono con forza riconoscendogli un ruolo centrale nel contrastare la povertà, in particolare negli anni della crisi pandemica, e nell’attenuare le ricadute economiche e sociali dovute al perdurare della grave incertezza sul piano economico creata dalla crisi energetica, dalla rapida crescita dell’inflazione e dal conflitto russo-ucraino.

In questo quadro, la Legge di bilancio 2023 è intervenuta sulla normativa preesistente prevedendo rilevanti modifiche quali ad esempio il limite massimo di fruizione per 7 mesi nel 2023 con l’obbligo di 6 mesi di formazione o riqualificazione professionale o di adempimento dell’obbligo di istruzione per i 18-29 che ne sono privi. Ma, soprattutto, ha abrogato, a partire dal 1° gennaio 2024, gli articoli da 1 a 13 del DL 4/2019 ponendo così fine alla misura.

Il Decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, cosiddetto Decreto lavoro, ha previsto le nuove misure di inclusione sociale e lavorativa per i nuclei familiari della durata non superiore a 18 mesi che possono essere rinnovati, dopo la sospensione di un mese, per periodi ulteriori di 12 mesi. Si tratta di una integrazione al reddito per i nuclei che sono congiuntamente in possesso di un ISEE non superiore a 9.360 euro e un reddito familiare inferiore a 6mila euro, valori che si modificano a determinate condizioni, quali ad esempio l’età dei componenti del nucleo o la presenza di persone con disabilità.

Per i soggetti attivabili al lavoro, componenti del nucleo di età compresa fra i 18 e i 59 anni, c’è l’obbligo di sottoscrizione di un patto di servizio personalizzato e alla periodica presentazione al centro per l’impiego, pena la sospensione del beneficio. Nella considerazione della platea attivabile non risulta un riferimento alla maggiore o minore vicinanza al mercato del lavoro, aspetto che tuttavia, date le caratteristiche fin qui rilevate per i beneficiari del Reddito di cittadinanza, assume una particolare rilevanza.

Prendendo a riferimento gli ultimi dati pubblicati dall’Anpal e riferiti ai beneficiari del RdC indirizzati ai Servizi per il lavoro, è possibile invece valutare le effettive chance occupazionali dei beneficiari sulla base delle loro caratteristiche e della loro storia lavorativa.

Al 31 dicembre 2022, i beneficiari indirizzati ai Centri per l’impiego (Cpi) non esonerati, esclusi o rinviati a Servizi sociali comunali si attestavano a circa 883mila individui (tabella 1). La distribuzione per caratteristiche dei beneficiari, evidenzia la forte concentrazione nelle regioni meridionali (74%) e il prevalere della componente femminile (55%).Poco più della metà dei beneficiari ha meno di 40 anni, con la popolazione degli under30 che raccoglie il 30% di tale platea.

Tabella 1: Beneficiari RDC, indirizzati ai Servizi per il lavoro e in misura al 31.12.2022, non esonerati, esclusi o rinviati ai comuni, per caratteristiche individuali. Valori assoluti, percentuali e incidenza percentuale

Fonte: SIU Anpal ed elaborazioni su dati Comunicazioni Obbligatorie MLPS

Alla stessa data, 157mila beneficiari (pari al 18%) avevano un rapporto di lavoro attivo, con una maggiore incidenza nelle regioni centro-settentrionali (poco più del 24% a fronte del 16% delle regioni del Mezzogiorno), nella componente maschile (22% vs 15% fra gli uomini e le donne, rispettivamente) e negli stranieri (31% vs il 16% fra chi non è o è in possesso della cittadinanza italiana). 

Per i beneficiari occupati, parliamo evidentemente di un lavoro che non determina il decadimento del beneficio economico e, dunque, non sufficiente a sostenere l’uscita del nucleo dalle condizioni di svantaggio economico. Se guardiamo le caratteristiche dei contratti attivi, infatti, i profili professionali associati, nella quasi totalità, sono sostanzialmente poco qualificati e richiedono bassi livelli di competenze. Inoltre quasi 2 contratti su 3 sono part-time (figura 1). 

Figura 1: Beneficiari RDC in misura e occupati al 31.12.2022, per tipologia di contratto, articolazione oraria e competenze associate al profilo professionale. Valori percentuali 

Fonte: SIU Anpal ed elaborazioni su dati Comunicazioni Obbligatorie MLPS

Escludendo dai beneficiari della tabella 1 i soggetti occupati viene a definirsi la platea dei beneficiari tenuti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro (PPL), definiti di seguito come beneficiari soggetti al PPL che, a dicembre 2022 era costituita quindi da poco più di 725mila individui. Questa platea è stata distinta in due gruppi in base a un livello di prossimità al mercato del lavoro declinato sulla base della distanza dall’ultimo lavoro svolto. Il livello di vicinanza al mercato del lavoro è stato attribuito verificando nell’Archivio delle Comunicazioni Obbligatorie del MLPS se i beneficiari avessero avuto almeno un’esperienza lavorativa, alle dipendenze o in parasubordinazione, nei 36 mesi precedenti al 31 dicembre 2022.

Da tale verifica risulta che i beneficiari soggetti al PPL e lontani dal mercato del lavoro, ovvero senza esperienze di lavoro alle dipendenze negli ultimi tre anni, si attestano al 74% della platea qui considerata. Di contro, i vicini al mercato del lavoro costituiscono solo il 26% di tutti i beneficiari non esonerati dall’adesione al percorso di accompagnamento al lavoro previsto dai Servizi per il lavoro e non occupati. Tuttavia, anche i più vicini non sono al riparo dai rischi di esclusione dal mercato: solo il 14% ha avuto un’esperienza di lavoro nell’anno precedente, quindi più spendibile nel mercato del lavoro, e una quota ancor più bassa, pari al 12%, ha visto un numero di giornate contrattualizzate che, complessivamente, hanno coperto un periodo superiore ai 18 mesi, mentre, in oltre un terzo ha lavorato al massimo 3 mesi dei 36 complessivi.

Tabella 2: Beneficiari RdC in misura non occupati soggetti ad un PPL al 31.12.2022 per familiarità con il mercato del lavoro per età, genere, ripartizione geografica e cittadinanza. Valori assoluti e percentuali

Fonte: SIU Anpal ed elaborazioni su dati Comunicazioni Obbligatorie MLPS

Al 31 dicembre 2022, 335mila individui, pari al 46% dei soggetti tenuti al PPL, risultava preso in carico dai Servizi per il lavoro. Per questa sotto-platea è stato possibile calcolare il profiling quantitativo implementato nell’ambito del Programma Garanzia di Occupabilità dei lavoratori (GOL). 

Si ricorda che il Programma GOL costituisce una misura introdotta dall’Italia nell’ambito del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR), con la finalità di offrire percorsi di politiche attive personalizzati basati su un sistema innovativo di valutazione quali-quantitativa in grado di rilevare il bisogno della persona e individuare il percorso più idoneo. 

L’assessment quantitativo, in particolare, è il risultato di un modello statistico (cfr ANPAL, “Strumenti per l’attuazione dell’assessment”, Collana Focus Anpal n.146) e descrive il profilo dell’utente (c.d. profiling) in base al livello di rischio di permanere nella condizione di disoccupazione per 12 mesi o più, distinto in tre classi: Basso (rischio), Medio (rischio) e Alto (rischio). Nella classe Basso rischio, rientrano gli utenti per i quali il profiling descrive la situazione di soggetti più facilmente occupabili (work-ready), nella classe Alto rischio rientrano gli utenti per i quali il profiling descrive situazioni di maggior debolezza intesa come distanza dal mercato del lavoro e nella classe Medio rischio rientrano tutti i restanti utenti che si collocano in una fascia di indeterminatezza.

La platea dei beneficiari presi in carico si caratterizza per una elevata difficoltà di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro. Nel complesso, infatti, la quota riconducibile ai work-ready si attesta al 4,3%, mentre quelli con elevato rischio di disoccupazione di lunga durata superano il 60% (figura 2).

Figura 2: Beneficiari RdC soggetti al Patto per il lavoro al 31.12.2022, presi in carico dai Servizi per l’impiego. Composizione della popolazione di riferimento per rischio di diventare disoccupati di lunga durata in classi

Fonte: SIU Anpal ed elaborazioni su dati Comunicazioni Obbligatorie MLPS

A questo proposito, si evidenziano le grandi difficoltà dal punto di vista dell’inserimento lavorativo delle donne: il 74% della componente femminile ricade nella fascia ad alto rischio di diventare disoccupato di lunga durata (figura 3). Il rischio aumenta considerevolmente al crescere dell’età: la quota con alto rischio è del 64% per i beneficiari con età compresa tra i 40 e i 49 anni, del 77% per i 50-59enni e raggiunge l’86% tra i beneficiari con 60 anni o più.

Figura 3: Beneficiari RdC soggetti al Patto per il lavoro al 31.12.2022, presi in carico dai Servizi per l’impiego. Composizione della popolazione di riferimento per rischio di diventare disoccupati di lunga durata in classi e caratteristiche individuali. Valori percentuali

Fonte: SIU Anpal e elaborazioni su dati Comunicazioni Obbligatorie MLPS

Similmente, spostandosi dalle regioni settentrionali verso quelle meridionali del paese, cresce la quota di individui ad alto rischio di permanere nella disoccupazione per almeno 12 mesi, che comunque è superiore alla soglia del 50% in ognuna delle ripartizioni geografiche, mentre la quota dei work ready non supera mai l’8%.

In conclusione, l’occupabilità di un individuo è la risultante di molteplici fattori, in parte contestuali e oggettivi e determinati principalmente dalla dinamica del mercato del lavoro di rifermento, e in parte soggettivi e individuali. I dati qui presentati catturano solo una parte di tali aspetti, ma evidenziano come i beneficiari del Reddito di cittadinanza soggetti al patto per il lavoro presentino un profilo di fragilità particolare e sostanzialmente trasversale alle caratteristiche anagrafiche o territoriali. 

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