ALL'INTERNO DEL

Menabò n. 207/2024

14 Gennaio 2024

La Germania: la ‘malata’ d’Europa, ma anche la ‘stupida’ d’Europa?*

Peter Bofinger interviene sul pacchetto di misure di austerità annunciato di recente dal Governo tedesco, dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla inammissibilità del finanziamento ipotizzato per il Fondo per il Clima e la Trasformazione, e spiega perché ritiene che esso non rappresenti una politica intelligente. Bofinger sostiene, in particolare, che il pacchetto ha carattere pro-ciclico, non contrasterà l’inflazione e ostacolerà la transizione energetica, affidata esclusivamente al carbon pricing.

Il mese scorso il Financial Times ha citato un produttore di chip dicendo: “La Germania non è solo la malata d’Europa, ma è anche la stupida d’Europa”. Sembra esagerato, ma il pacchetto di misure di austerità annunciato dal governo tedesco una settimana dopo rappresenta tutt’altro che una politica intelligente.

Il pacchetto è stato reso necessario da una sentenza di metà novembre della Corte Costituzionale Federale. La Corte aveva stabilito che prevedere il finanziamento del cosiddetto Fondo per il clima e la trasformazione con le autorizzazioni di credito non utilizzate dall’anno pandemico 2021 era incompatibile con la Costituzione. L’unica via d’uscita sarebbe stata quella di invocare la clausola di emergenza dello Schuldenbremse (freno al debito) per il 2024, come avvenuto negli anni dal 2020 al 2023. Inserito nella Costituzione, lo Schuldenbremse limita il deficit del bilancio federale allo 0,35 percento del prodotto interno lordo; in situazioni di emergenza, tuttavia, la regola può essere sospesa con un voto di maggioranza del Bundestag. Ma il Partito Liberaldemocratico, il partner minore della coalizione Ampelkoalition (coalizione semaforo) che comprende anche  i socialdemocratici e i Verdi, non era disposto a tollerarlo. Le misure che ne sono risultate sono controproducenti sotto ogni aspetto.

Politica prociclica. L’economia tedesca è cronicamente debole dal quarto trimestre del 2022;  il  calo del PIL è stato  dello 0,3 percento lo scorso anno. Nemmeno le prospettive per il 2024 sono buone: l’indice ifo Business Climate di dicembre,  riflette l’estremo pessimismo delle imprese sul clima attuale e su quello atteso (Figura 1). Sarebbe stato quindi utile stimolare l’economia con misure espansive. Il pacchetto di austerità, invece,  dà all’economia  un impulso fiscale negativo di circa 30 miliardi di euro. Sebbene la scala non sia paragonabile, esso ricorda la politica pro-ciclica perseguita dal Cancelliere Heinrich Brüning tra il 1930 e il 1932, che ha aperto la strada al Nazionalsocialismo.

Figura 1

L’Ifo Business Climate si basa su circa 9.000 risposte mensili di aziende del settore manifatturiero, dei servizi, del commercio e dell’edilizia. Alle aziende viene chiesto di fornire le loro valutazioni sulla situazione economica attuale e sulle loro aspettative per i successivi sei mesi. Possono descrivere la situazione come “buona”, “soddisfacente” o “insoddisfacente” e le loro aspettative commerciali per i successivi sei mesi come “più favorevoli”, “invariate” o “meno favorevoli”. Il valore di equilibrio della situazione attuale è la differenza tra le percentuali delle risposte “buono” e “scarso”; il valore di equilibrio delle aspettative è la differenza delle percentuali delle risposte “più favorevole” e “meno favorevole”. Il clima aziendale è una media trasformata dei saldi della situazione aziendale e delle aspettative. Per calcolare i valori dell’indice, i saldi trasformati sono tutti normalizzati alla media dell’anno 2015.

Le misure adottate sono problematiche anche dal punto di vista del contrasto dell’inflazione. Il prezzo per tonnellata di anidride carbonica è stato aumentato da 30 a 45 euro. E’ stato cancellato il  previsto sussidio governativo di 5,5 miliardi di euro per le tariffe della rete di trasmissione, di conseguenza le tariffe della rete elettrica per i clienti residenziali aumenteranno di circa il 25 percento. Queste misure sono accompagnate da aumenti delle imposte indirette: nel 2024, l’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto sui servizi di gas e ristorazione, che era stata ridotta al 7 percento, raggiungerà il  19 percento. Nel complesso, la politica fiscale sta esercitando una pressione al rialzo sull’inflazione. In un contesto di disinflazione graduale, tali misure sono controproducenti. Prolungano quello che Isabel Schnabel del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea ha definito ‘l’ultimo miglio‘ sulla strada della stabilità dei prezzi. L’anno scorso, il Fondo Monetario Internazionale ha promosso il concetto di ‘politica fiscale non convenzionale‘ – misure con effetto frenante sull’inflazione. Il pacchetto di austerità tedesco è l’opposto.

Auto elettriche. Il previsto sussidio per le auto elettriche (EV) è stato cancellato dal  pacchetto. Secondo il  piano per il 2024 gli acquirenti di auto nuove (con un prezzo netto di listino inferiore a 45.000 euro) avrebbero ricevuto un sussidio di 3.000 euro dallo Stato. Un contributo corrispondente del produttore di 1.500 euro avrebbe portato a un bonus ambientale di 4.500 euro. 

La Francia mostra come dovrebbe essere disegnata  una politica intelligente. Da quest’anno il sussidio governativo, pari a 5.000-7.000 euro, viene concesso solo alle auto elettriche con emissioni complessive di CO2 (carbon footprint) inferiore a 14,75 tonnellate. Di conseguenza, sei modelli di veicoli elettrici di produzione cinese non riceveranno più  i sussidi EV: la Dacia Spring, la Tesla Model 3 e quattro modelli SAIC MG. Inoltre, i modelli EV premium non sono ammissibili a causa perchè superano la  soglia di prezzo di 47.000 euro. Inoltre, il governo francese ha avviato un programma di leasing da 100 euro al mese. È destinato al 50% delle famiglie meno abbienti, con un reddito imponibile per nucleo familiare inferiore a 15.400 euro per membro  (ogni adulto  conta 1, ogni figlio 0,5). I conducenti dovranno inoltre essere gros rouleurs (grandi utilizzatori), che percorrono più di 8.000 chilometri all’anno, o che vivono a più di 15 km dal loro posto di lavoro, che  raggiungono utilizzando la propria auto.

Non offrendo più alcun incentivo, il Governo tedesco non solo rende più costoso per i consumatori l’acquisto di auto elettriche ma danneggia anche l’industria automobilistica nazionale, in particolare Volkswagen, già impegnata  nella difficile transizione alla mobilità elettrica.

Prezzi del carbonio. Per molti economisti tedeschi, la fine delle sovvenzioni per i veicoli elettrici è una buona cosa. A loro avviso, l’unico strumento adeguato per la politica climatica è la tariffazione delle emissioni di CO2 .

Ma l’aumento del prezzo del CO2 per il 2024 è giustificato come incentivo al risparmio energetico? Nel 2019, quando il Governo ha deciso la traiettoria dei prezzi per il periodo 2021-2026, i prezzi di mercato del gas, della benzina e del diesel erano molto più bassi di oggi; i prezzi di mercato di oggi, se fossero stati raggiunti grazie all’aumento del prezzo del carbonio, avrebbero implicato che  quest’ultimo crescesse a 130-150 euro per tonnellata. Nel 2019 uno dei principali economisti climatici tedeschi, Ottmar Edenhofer, ha identificato come adeguato un prezzo della CO2 di 130 euro entro il 2030. In altre parole, i prezzi al consumo di gas, benzina e diesel sono oggi molto più alti di quanto era considerato necessario dal punto di vista della politica climatica.

Inoltre, è ampiamente accettata l’idea  che lo Stato dovrebbe restituire ai cittadini le entrate derivanti dalla tariffazione del carbonio su base pro capite (‘denaro per il clima’). A causa delle difficoltà finanziarie causate dalla Schuldenbremse, questo non è possibile, il che porta al risentimento dei cittadini che giustamente ritengono di dover pagare troppo per l’energia.

Affidarsi in modo unidimensionale allo strumento del prezzo della CO2 è comunque politicamente pericoloso, in quanto molti cittadini tedeschi non saranno in grado di sostituire le energie fossili con le rinnovabili. Pensiamo alle famiglie a basso reddito che vivono nelle zone rurali a causa degli affitti elevati nelle città e che, per l’inadeguatezza dei trasporti locali, devono spostarsi in auto, ma non possono permettersi un’auto elettrica: l’approccio francese mostra come progettare una soluzione intelligente a questo problema. Prezzi energetici troppo alti senza il trasferimento  del gettito fiscale ai cittadini e abolizione dei sussidi per le auto elettriche sono molto rischiosi, vista anche  la crescente popolarità dell’estrema destra Alternative für Deutschland (AfD).

Azienda strategicamente importante. Il Fondo per il Clima e la Trasformazione avrebbe dovuto finanziare un’ampia, e necessaria, modernizzazione della rete ferroviaria Deutsche Bahn. In seguito alla decisione della Corte Costituzionale, ora è necessario trovare un finanziamento alternativo. Una soluzione di cui si discute  è la vendita del gruppo logistico altamente redditizio DB Schenker, una filiale di Deutsche Bahn. ADQ, uno dei tre fondi sovrani dell’Emirato di Abu Dhabi, è stato indicato come possibile acquirente. Il che non è privo di problemi: Schenker rifornisce le forze armate tedesche e la NATO, tra gli altri. È una politica saggia per lo Stato tedesco, che attualmente può contrarre un debito a lungo termine a un tasso di interesse appena superiore al 2 percento, vendere un’azienda strategicamente importante e redditizia a investitori stranieri, solo perché deve rispettare il ‘freno al debito’?

La terra dell’illuminismo. È difficile sfuggire ai vincoli della Schuldenbremse, ma alla luce della crescente forza dell’AfD ci si deve chiedere perché non sia possibile dare forma a una buona politica economica per la Germania che goda del consenso dei partiti democratici. Poiché anche gli economisti conservatori chiedono ora una riforma del ‘freno al debito’, non bisogna perdere la speranza. Dopo tutto, la Germania è la terra dell’illuminismo. E ciò che è richiesto oggi nel pensiero della politica economica difficilmente può essere formulato meglio di quanto fece Immanuel Kant nel 1784, nel suo saggio ‘Che cos’è l’Illuminismo?’.

L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da uno stato di minorità il quale è da imputare a lui stesso. Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza esser guidati da un altro.


* Questo articolo è stato originariamente pubblicato in inglese su Social Europe (www.socialeurope.eu) e International Politics and Society (https://www.ips-journal.eu) l’8 gennaio 2024.

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